No al volo di Stato né accompagnamento diplomatico. Nemmeno foto con le autorità. Patrick Zaki, il giovane ricercatore graziato dal presidente egiziano al-Sisi, ha scelto di rientrare in Italia per conto proprio, con un aereo di linea. Un rientro privato, previsto per sabato 22 luglio ma poi rimandato di due giorni per questioni burocratiche legate al divieto di viaggio, che ha scatenato le polemiche per l’offerta del governo rifiutata. Ad aprire la grancassa di proteste era stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, già giovedì: “Chissà se Zaki appena passata l’euforia della liberazione, per la quale tutti abbiamo gioito, troverà il tempo di ringraziare il governo italiano al quale deve questo risultato”.

Venerdì mattina è arrivata la prima pagina di Libero a rinfocolare la polemica: “Zaki l’ingrato”, titola il giornale della famiglia Angelucci specificando che il ricercatore “rifiuta il volo di Stato” e un interrogativo: “Non vuole stringere la mano a Meloni?”. La scelta – libera e legittima – di Zaki viene quindi criticata nonostante subito dopo la scarcerazione abbia ringraziato, tra gli altri, anche i “partiti” e le “forze politiche” che “hanno chiesto il mio rilascio”, nonché “il governo, il Parlamento, la Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri che mi hanno sostenuto durante il tutto il periodo di reclusione e il processo solo per essermi laureato in un’università italiano, pur non essendo un cittadino italiano”.

Al centrodestra, insomma, non dev’essere andato giù che Zaki declini l’invito alla passerella con Meloni o comunque con qualche esponente di governo di primo piano sulla pista di Ciampino. “I difensori dei diritti umani sono persone indipendenti. Ringraziano e manifestano apprezzamento quando si fa qualcosa per loro, ciò che Patrick Zaki ha ampiamente già fatto, ma restano indipendenti dai governi, da qualsiasi governo”, è stato il commento del portavoce di Amnesty International Riccardo Noury. “La decisione di Patrick è corretta – ha concluso Noury – e non capisco perché debba essere oggetto di polemiche, che servono solo a cercare, peraltro invano, di rovinare un momento di grande gioia”.

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