Via libera dall’Aula del Senato al cosiddetto dl Salva-infrazioni: i voti favorevoli sono stati 79, i contrari 26, gli astenuti 27. Ora per il via libera definitivo servirà il passaggio alla Camera. Il provvedimento punta a chiudere appunto le procedure di infrazione e pre-infrazione dell’Unione europea pendenti nei confronti dello Stato italiano. Ma con un emendamento firmato dal ministro per il Pnrr Raffaele Fitto prevede anche l’ultimo salvataggio per l’ex Ilva: scudo penale esteso, museruola al sindaco di Taranto e impianti accesi anche se confiscati.

Il testo dell’emendamento ha la volontà dichiarata di chiudere le infrazioni europee sullo stabilimento, ma si spinge molto oltre. Innanzitutto i progetti per la decarbonizzazione passano dal ministero delle Imprese e del Made in Italy alla Presidenza del Consiglio. Non solo: Fitto mette la firma sull’estensione dello scudo penale anche per le opere che dovranno portare alla decarbonizzazione. Sempre sotto il profilo delle beghe giudiziarie dell’impianto, l’emendamento prevede che nel caso in cui la confisca degli impianti disposta dalla Corte d’Assise di Taranto al termine del processo di primo grado – nato dall’inchiesta Ambiente Svenduto – diventasse definitiva, l’impianto avrebbe una sorta di salvacondotto e potrà continuare a produrre.

“Questo decreto è la risposta sbagliata alla domanda sbagliata. La domanda sbagliata riguarda intanto lo strumento attraverso il quale riuscire a rispondere a una serie di procedure di infrazione che vengono dall’Europa. E’ infatti la legge europea lo strumento apposito per questo tipo di finalità e ancora non ve n’è alcuna traccia. Dite di essere convertiti all’Europa? Fate funzionare la Commissione affari europei. Fatela lavorare. Dateci la Legge Europea”, ha detto, rivolgendosi al governo e alla maggioranza, il senatore Filippo Sensi in dichiarazione di voto per il Pd. “Ci aspettavamo un nuovo emendamento del governo sull’ex Ilva, ma non così presto, dopo appena 4 mesi dall’ultimo intervento dell’Esecutivo. Questo emendamento presenta seri problemi sia di metodo che di merito. Non è possibile infatti affrontare una questione così cruciale con un emendamento presentato all’ultimo momento, senza un confronto reale in Parlamento e senza, soprattutto, il coinvolgimento del territorio, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle imprese. Nel merito, questa proposta esprime la totale mancanza da parte del governo Meloni di una visione complessiva e strategica e di una politica industriale per la siderurgia“, ha detto in Aula il senatore del Pd Andrea Martella.

“Il governo ha deciso di tirare dritto con il Dl Infrazioni. Ogni nostra proposta di subemendamento per raddrizzare il tiro sull’ex Ilva di Taranto è stata respinta al mittente. I nostri emendamenti andavano in una direzione chiara: introdurre garanzie precise in termini di sicurezza della salute, rispetto dell’ambiente e tutele dei lavoratori e delle imprese dell’indotto. Ormai è chiaro: il governo vuole che l’acciaieria continui a produrre a ogni costo, e pazienza se essa continuerà a essere una vera propria bomba ecologica e sociale come è stato per decenni. Il governo dimostra tutta la sua incapacità cancellando persino dal Pnrr gli oltre 1,2 miliardi di euro destinati proprio alla decarbonizzazione dell’impianto siderurgico. Adesso tutto diventa più difficile e incerto”, scrive in una nota il vicepresidente del M5s Mario Turco.

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