Tifosi italiani, aprite il portafogli: da agosto guardare il campionato costerà sempre di più. Dopo i contestati aumenti dello scorso anno, con il blocco della doppia utenza e le offerte maggiorate per utilizzare lo stesso account su dispositivi diversi, i prezzi di Dazn saliranno ancora. Fino a 55,99 euro al mese per l’abbonamento plus, che scende a circa 40 euro a condizione di sottoscrivere un contratto bloccato per un anno intero. Un salasso, se pensiamo che al momento di lancio nel 2021 poteva costare anche solo 19,90 al mese. Le tariffe sono praticamente raddoppiate nel giro di due anni.

Puntuale come l’esattore delle tasse, in estate arriva l’aumento Dazn. Era successo a giugno 2022, succede oggi. La piattaforma streaming ha annunciato le nuove offerte per la stagione 2023/2024, dietro cui si nasconde il solito ritocco. Si parte dal pacchetto Start a soli 9,99 euro al mese, che però non comprende il calcio. La formula standard, per la visione su un’unica tv, costa 40 euro al mese o 299 euro anticipati per un anno. Infine il Plus, il più conveniente e diffuso perché consente di dividere l’abbonamento con un familiare o un amico, passa addirittura 55,99 euro al mese o 449 in soluzione unica. L’anno scorso costava 39,90 al mese. Di fatto, i tifosi potranno mantenere lo stesso prezzo solo col pagamento anticipato per l’intero anno, altrimenti per mantenere il saldo mensile dovranno pagare di più, con un aumento di quasi il 40%.

Le nuove tariffe rispondono in maniera evidente a due differenti esigenze dell’azienda: da una parte, rientrare possibilmente dell’investimento che nei primi due anni non ha dato i frutti sperati e ha perso anche il sostegno di Tim (che garantiva oltre 300 milioni degli 840 pagati da Dazn a stagione), dall’altro mettersi al riparo dalla flessibilità, una delle caratteristiche peculiari dell’App in quanto Ott ma anche suo vero tallone d’Achille (la disdetta nei mesi estivi o anche semplicemente nei momenti più noiosi della stagione si traduceva in un’emorragia di clienti e di soldi).

Al di là dell’annoso dibattito sulla qualità del servizio Dazn (anche se i problemi gravi sono superati, con che faccia chiedere altri soldi dopo le figuracce degli ultimi due anni) o del prodotto Serie A, il continuo rincaro smaschera il grande equivoco dei diritti tv del pallone: la Lega Calcio vuole venderli a tanto, almeno un miliardo a stagione, perché rappresentano la principale se non unica fonte di sostentamento del sistema, ma i tifosi pretendono di pagarli poco. Una contraddizione scontata per anni dai broadcaster, che prima o poi doveva finire per esplodere. Ed è quello che rischia di succedere nella prossima asta sui diritti tv.

Se fino a ieri le pay-tv facevano a gara per assicurarsi le partite, anche a costo di fare il passo più lungo della gamba e uscirne con le ossa rotte (il passato recente è pieno di investimenti monstre non ripagati, dal naufragio di Mediaset sulla Champions al flop di Tim e agli stessi problemi di Dazn), oggi sembrano molto più caute. Amazon non si è mai presentata, Mediaset punta solo ad una gara in chiaro, restano le solite Sky (che però ha dimostrato di poter vivere senza Serie A), e Dazn, l’unica davvero disposta a investire cifre importanti sul campionato. A condizione, però, di rientrare della spesa.

Si vedrà cosa succederà a partire dal 2024: entro fine mese si chiuderanno le trattative private e si conoscerà il valore finale dell’offerta; nel caso fosse inferiore ai 950 milioni complessivi a stagione, possibile che la Lega si prenda altro tempo per esplorare le opzioni dei fondi e del proprio canale. Intanto per l’anno prossimo le nuove tariffe Dazn rispondono a questa logica: i 449 euro all’anno, moltiplicati per circa 1,5-1,7 milioni di abbonati che dovrebbe contare ad oggi la piattaforma, non sono altro che i 700 milioni e rotti a stagione che un’azienda deve sborsare per garantirsi un’esclusiva importante. Insomma, il prezzo giusto della Serie A è di almeno 25 euro al mese ad abitazione, forse qualcosa in più: in Lega Calcio ne sono convinti da tempo e infatti non erano contenti delle offerte stracciate praticate all’inizio da Tim e Dazn. L’opinione comune dei tifosi, però, è che il calcio in tv non debba costarne più di 20: infatti il rincaro ha aumentato il malcontento e ridotto la platea di abbonati, deprezzando ulteriormente il prodotto. Come un cane che si morde la coda. E sgonfia il pallone.

Twitter: @lVendemiale

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