Nel giro di poche settimane, a un anno dal voto, la maggioranza in Piemonte riesce ad aumentare le poltrone della politica. Dalla prossima legislatura (si voterà nel 2024) ci saranno otto consiglieri supplenti, pronti a entrare qualora un collega “titolare” dovesse diventare assessore, e poi due sottosegretari della giunta. La prima innovazione, voluta dalla Lega, è stata adottata la scorsa settimana con la nuova legge elettorale, la seconda (ideata da Fratelli d’Italia) è arrivata invece a fine maggio con la riforma dello statuto regionale. A poco sono servite le critiche al provvedimento arrivato dalle opposizioni, M5s, Liberi uguali e verdi e Pd, di fronte ai numeri della maggioranza. È un Piemonte “modello Lombardia”, da cui ha copiato queste nuove cariche. “Un passo di modernizzazione uguale alle altre grandi regioni d’Italia, del Nord e del Centro”, il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha definito l’introduzione dei consiglieri supplenti, quelli che subentreranno a chi otterrà incarichi nella giunta grazie al principio di incompatibilità tra la carica di assessore e consigliere regionale. Questo intervento permetterebbe anche di risolvere un problema delle maggioranze, specialmente quelle più risicate: quando il numero legale è a rischio durante le sedute del consiglio regionale, qualche assessore deve mettere da parte i suoi impegni per accomodarsi ai banchi dell’assemblea.

Si tratta di un meccanismo già presente in Lombardia e discusso in altre (Abruzzo, Calabria), simile a quello valido nei consigli comunali, ma con una differenza sostanziale: “Quando il sindaco nomina un assessore tra i consiglieri, il consigliere viene sostituito. Se poi l’assessore se ne va a casa, non ha un salvagente. In regione se vengono tolte le deleghe, l’ex assessore si riprende il seggio da consigliere e il supplente perde il posto”, sintetizza il segretario regionale Pd Domenico Rossi. Per questa ragione il M5s, per voce dei consiglieri Sarah Disabato, Ivano Martinetti e Sean Sacco, parla di “nuove poltrone profumatamente pagate dai contribuenti”: “Gli otto consiglieri supplenti, insieme ai due sottosegretari introdotti con la modifica dello Statuto, peseranno sulle tasche dei piemontesi per 8,5 milioni di euro a legislatura”, sottolineano. In sostanza, se tutti i supplenti subentrassero per cinque anni, il costo di stipendi e contributi per i collaboratori ammonterebbe a 8,5 milioni di euro. “Parliamo dello 0,01% del bilancio regionale”, ha detto il capogruppo leghista Preioni.

Anche le altre forze dell’opposizione, Pd e Luv, hanno contestato l’istituzione di una “panchina” di riserve ma a differenza del M5s, che ha votato contro la riforma elettorale, si sono astenute per non dare il loro voto contrario a un testo che introduce anche aspetti positivi, tra cui la doppia preferenza di genere. Il Piemonte era l’ultima regione rimasta senza una norma simile che permetterà di aumentare le presenze femminili nel consiglio. “Sebbene resti il problema della panchina e del listino (cioè i consiglieri eletti insieme al candidato-presidente vincitore, ndr) che avremmo voluto cancellare del tutto, il risultato finale ci consente di avere un sistema migliore di quello precedente”, hanno affermato il capogruppo dem Raffaele Gallo e il segretario regionale Domenico Rossi. Anche altri consiglieri delle opposizioni sottolineano i passi avanti ottenuti con le loro proposte, soprattutto perché c’erano alcuni rischi, tra cui l’introduzione di soglie di sbarramento molto alte, al 10 per cento per le formazioni politiche inserite in una coalizione e al 5 per cento per quelle che vanno da sole, che avrebbe potuto tenere fuori dall’assemblea alcuni partiti riducendo la rappresentanza dell’elettorale. Le soglie saranno invece rispettivamente al 5 e al 3 per cento. Certo, sostiene Francesca Frediani (Unione popolare), “rimane tuttavia il tema delle soglie di accesso per le forze che scelgono di correre da sole, sottraendosi alla logica delle grandi coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, sempre più simili nei loro posizionamenti rispetto ad alcuni grandi temi”.

Inoltre tutte le forze della minoranza sono anche riuscite a ottenere un numero minimo di venti seggi che verrà attribuito loro, migliorando la rappresentanza di alcuni territori che, in questa legislatura, hanno potuto eleggere soltanto i consiglieri di maggioranza (come le provincie di Vercelli, Biella, Vco e Asti). A queste riforme istituzionali e all’introduzione dei supplenti, si aggiunge la modifica allo statuto regionale del 30 maggio scorso, modifica con cui viene introdotta la figura del sottosegretario della giunta, voluta dal Fratelli d’Italia. La maggioranza ha fatto passare questa misura come utile “all’efficienza del lavoro di giunta”, sottolineando che permetterà “il taglio ai consulenti compensa ogni spesa”, allineando il Piemonte ad altre regioni – Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana – dove questa figura già esiste. In origine, FdI voleva ben quattro sottosegretari, ma dopo l’ostruzionismo delle opposizioni si è arrivati a due: “Nelle altre regioni ce n’è soltanto uno”, conclude il segretario dem Rossi. Ma, in vista delle prossime elezioni del 2024, con un presidente come Alberto Cirio ancora molto popolare, ogni posto in più è importante per le forze di maggioranza, soprattutto per la Lega, che oggi conta 22 consiglieri e teme di perdere consensi a favore di Fratelli d’Italia.

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