Scontro concitato a In Onda Estate (La7) tra Piercamillo Davigo e Francesco Specchia di Libero, che contesta in modo veemente il precedente intervento dell’ex magistrato travisandolo completamente. Davigo evidenzia il problema tutto italiano per cui la politica delega alla magistratura la decisione su atti che possono anche non essere reato, ma che possono essere definiti ‘riprovevoli’.

Specchia definisce “molto superficiale” l’analisi di Davigo: “Fa un discorso non tecnico e molto giornalistico, lo dico da giornalista ma anche da tecnico e da giurista. Cosa vuol dire? Quando hai un vuoto di potere politico, deve necessariamente essere colmato dalla magistratura? Questo governo è stato eletto in virtù di un programma che prevedeva la riforma della giustizia, quindi se ne facciano una ragione quelli dell’Associazione Nazionale dei magistrati, che non sono un interlocutore”.
Luca Telese gli fa notare che ha frainteso completamente le parole di Davigo, ma Specchia risponde: “La giurisprudenza allora ha una interpretazione estensiva nel pensiero di Davigo”.

Davigo replica citando l’esempio del premier britannico Boris Johnson, dimessosi da parlamentare dopo aver appreso l’esito dell’inchiesta di una commissione della Camera dei Comuni che aveva indagato sulle sue dichiarazioni non vere in Parlamento circa le feste organizzate a Downing Street, in violazione delle norme anti covid: “Se in Gran Bretagna avessero voluto aspettare un giudice per decidere l’esistenza di una festa o meno, sarebbe stato quel giudice a far cadere il primo ministro. Questa è la questione. È tutta lì”.
Specchia ribatte: “Allora ne fa una questione etica?”.
“No – risponde Davigo – Dico che da decenni la politica ha abdicato alla funzione di mandare a casa i mascalzoni“.
La reazione della firma di Libero è incandescente. “Mi dia la definizione del concetto di ‘mascalzone’ – insorge Specchia, che menziona la condanna in primo grado ricevuta dall’ex magistrato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla presunta “Loggia Ungheria” – Lei è stato accusato di aver perduto la postura istituzionale in una sentenza del tribunale di Brescia. Di cosa stiamo parlando? Ma con quale diritto parla lei in questo momento?“.
“Sentenza sbagliata che ho impugnato- replica Davigo- Lei fa il garantista alla rovescia“.

Specchia continua a scagliarsi in modo impetuoso contro l’ex magistrato, nonostante i richiami dei due conduttori, Marianna Aprile e Luca Telese: “Io ho sempre fatto il garantista”.
“Tranne che con me – ribatte Davigo – Cioè secondo lei io non posso parlare perché ho un processo?“.
“Lei è stato condannato in primo grado – ripete Specchia – e si permette di fare il censore in questo momento invece di andare a testa bassa?“.
“No, io non vado a testa bassa perché sono innocente e lei dovrebbe saperlo”, controbatte Davigo.
“Secondo i suoi principi, invece, per una questione etica lei non dovrebbe parlare – ripete Specchia – Siamo seri, per favore”.
La bagarre verrà sedata dai conduttori che richiamano nuovamente il giornalista, il quale poi chiede scusa per l’intemerata.

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