Martedì ci ha lasciati Milan Kundera, uno dei più grandi scrittori contemporanei, forse il più grande, autore di capolavori intramontabili, uno su tutti L’insostenibile leggerezza dell’essere, romanzo pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984 e uno dei più grandi successi della casa editrice Adelphi.

Insieme a Leopardi, Nietzsche e Bertrand Russell, Kundera è stato lo scrittore che ho letto e amato più di ogni altro durante la mia adolescenza. Il primo approccio con la sua scrittura è stato proprio con il suo romanzo più conosciuto, L’insostenibile leggerezza dell’essere.

La sua opera letteraria, divisa tra dieci romanzi e una raccolta di racconti (Amori ridicoli, del 1970), ha lasciato un segno profondo sulla mia formazione e influenzato anche il mio percorso di studi, soprattutto la scelta di iscrivermi a Filosofia. La sua scrittura, la sua capacità di scavare nella psicologia dei personaggi e di aprire la narrazione ad acute e profonde riflessioni filosofiche mi hanno sempre affascinato. Per questo, dopo la folgorante lettura del suo romanzo più noto (al quale si è liberamente ispirato il film omonimo di Philip Kaufman, con Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche tra gli attori protagonisti), non ho potuto fare a meno di leggere gli altri, in particolare Lo scherzo (1967), Il valzer degli addii (1972), La vita è altrove (1973), Il libro del riso e dell’oblio (1978), L’immortalità (1990).

Dopo aver debuttato come poeta e autore teatrale, Kundera ha coltivato la sua vocazione principale, quella di narratore, dando inizio alla sua attività letteraria con il primo libro di racconti Amori ridicoli, e poi, a seguire, con i romanzi. La struttura dei suoi romanzi richiama quella delle composizioni musicali per il ricorso al contrappunto, alle variazioni e al leitmotiv (ricordiamo che il padre Ludvik era un noto pianista e direttore dell’Accademia musicale di Brno, e che lo stesso Milan Kundera da giovane è stato per un breve periodo un musicista jazz).

La sintassi e il lessico dei suoi libri sono semplici, ma permettono a Kundera di indagare i grandi temi dell’esistenza umana, al punto che le suggestioni della sua opera rappresentano il corrispettivo letterario dell’esistenzialismo filosofico: i suoi romanzi contengono al loro interno elementi dalla forte connotazione esistenzialista. La sua opera è segnata da una disillusione esistenziale di fondo, da un senso di sradicamento, dall’abbandono e dalla nostalgia della terra natia: il personaggio kunderiano vive nell’illusione di poter cambiare la propria vita e l’evolversi della società, diventando l’emblema stesso dell’uomo moderno, dell’incomunicabilità e della solitudine.

La sua opera letteraria è profondamente influenzata dalla sua biografia: Kundera fu espulso dal Partito comunista per le sue posizioni dissidenti, a favore della democratizzazione e liberalizzazione politica promossa dalla Primavera di Praga. Fu costretto a lasciare il posto di docente (di Letterature comparate all’Università Carolina di Praga) e, dopo l’espatrio in Francia nel 1975, fu privato della cittadinanza cecoslovacca, per poi ottenere quella francese grazie a un interessamento del presidente Mitterand (“La Francia è diventata la patria dei miei libri”, dichiarò in quell’occasione).

Una storia analoga hanno i personaggi dei suoi romanzi: protagonista del suo primo romanzo, Lo scherzo, è uno studente, Ludvik Jahn, che viene espulso dal Partito comunista e successivamente incarcerato, solo per aver scritto una cartolina scherzosa, indirizzata a una sua compagna, nella quale criticava il regime e l’ottimismo socialista. Il protagonista di L’insostenibile leggerezza dell’essere è Tomáš, un affermato chirurgo, che non potrà più esercitare la sua professione dopo aver criticato il regime comunista.

Dopo la Primavera di Praga e la “restaurazione” sovietica le opere di Kundera sono state proibite in Cecoslovacchia. Di contro Kundera si è rifiutato di concedere i diritti di traduzione delle sue opere in lingua ceca. Solo nel 2006 ha autorizzato la pubblicazione del suo romanzo più famoso nella Repubblica ceca.

Negli ultimi anni Kundera ha condotto una vita riservata, accettando solo nel 2018 la proposta di riottenere la cittadinanza ceca. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, ma per un destino beffardo non quello che avrebbe meritato, il Premio Nobel per la Letteratura, anche se il suo nome era stato candidato più volte.

Articolo Precedente

Torino Film Festival, tutto come da piani del ministro Sangiuliano: Giulio Base sarà il nuovo direttore della rassegna

next