Percorrendo il viale d’ingresso che porta al Sacrario Militare Germanico di Motta Sant’Anastasia (Catania), un senso di quiete ti avvolge. È un cimitero di guerra che accoglie 4561 soldati tedeschi morti durante la Campagna di Sicilia, 451 di loro sono rimasti senza nome. L’Operazione Husky del 10 luglio 1943 è distante 80 anni, questo luogo di riposo eterno non lascia spazio a rancori ma pietà. Tra le piastre nere nei diversi cortili spicca un nome, quello di un soldato che era stato anche un atleta olimpico.

La medaglia d’argento più famosa di sempre. Carl Ludwig Hermann Long detto Luz era nato a Lipsia il 27 aprile del 1913, nel 1936, alle Olimpiadi di Berlino sfidò il mito di Jesse Owens (che portò casa quattro medaglie d’oro) diventando mito egli stesso. Sulla pedana del salto in lungo arrivò secondo ma agli occhi del mondo e di Hitler si mostrò sportivo e amichevole con l’avversario che era da battere in nome della superiorità della razza, in nome del regime nazista. Sempre in nome di quel regime, senza troppi riguardi fu mandato in Sicilia a combattere e morire. Ferito nei pressi dell’aeroporto di Biscari – Santo Pietro l’11 luglio, morì il 14 luglio del 1943, aveva poco più di 30 anni.

Una storia nota ma che non si finisce mai di raccontare o ascoltare per le tante sfumature positive che l’amicizia con Owens fa cogliere, in quel periodo storico, durante quell’evento sportivo e in quella nazione.

Per questo, per raccontarla ancora una volta in occasione di una ricorrenza particolare, sono andato nei luoghi che sono stati teatro di questa storia. Dopo il Sacrario di Motta sono stato all’Olympiastadion di Berlino, era quasi vuoto quel giorno e nonostante la modernità della parte interna, la struttura esterna ti riporta a quelle Olimpiadi, le prime immortalate da telecamere, quelle di Leni Riefenstahl. L’emozione più grande l’ho avvertita al Villaggio Olimpico di Elstal, l’ho visitato il 27 aprile, il giorno del compleanno di Luz. Il sito originario è in fase di smantellamento, un progetto sta trasformando le casette degli atleti e dei militari in villette residenziali. Tra una transenna e un viale in abbandono ho raggiunto anche la Casa delle Nazioni, lo spazio comune dove tutti gli atleti potevano incontrarsi, mangiare, distrarsi e dialogare fra loro.

Sono stato anche sulle coste e nelle campagne di Gela dove quasi ovunque si combatté e si morì, in quella Campagna di Sicilia che, tra i due schieramenti e la popolazione civile, recise oltre 15 mila vite. La follia della guerra, delle guerre.

Ho voluto che a raccontare la gara e la guerra fossero due figure autorevoli come Federico Buffa ed Ezio Costanzo, io ho deposto sulla tomba di Luz Long una medaglia simbolica, di legno, su cui è incisa la famosa foto: due uomini, due amici che si guardano complici, sorridono e sorrideranno per sempre.