Gli Stati Ue hanno “annacquato” la direttiva contro le querele temerarie ai giornalisti. E senza modifiche a essere colpito è lo stesso “diritto all’informazione dell’Unione europea“. L’allarme è delle organizzazioni europee della società civile che, oggi 10 luglio, hanno deciso di scrivere in contemporanea ai ministri della Giustizia Ue perché la tutela di chi fa informazione e di chi si batte per i diritti umani dalle azioni legali sproporzionate venga messo in pratica. La lettera (qui il testo integrale), rivolta in Italia al Guardasigilli Carlo Nordio, si sofferma su alcuni dei punti deboli del compromesso al ribasso sul testo e chiede un intervento urgente: “Solo un testo più ambizioso”, si legge, “potrà fare la differenza. Altrimenti sarà un’occasione persa”. Firmano il testo alcune delle organizzazioni che fanno parte della coalizione anti-Slapp (dove Slapp indica “azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica”) in Italia: Amnesty International Italia, Articolo 21, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, The Good Lobby Italia. Un appello che dovrebbe preoccupare ancora di più nel nostro Paese, dove tutti i tentativi di far approvare una legge contro le querele temerarie sono sempre falliti. E soprattutto dopo che, nel Rapporto sullo Stato di diritto, Bruxelles ha chiesto maggiori garanzie per i reporter italiani dal regime di diffamazione. L’idea iniziale della commissione era quella di istituire uno standard minimo di protezione a livello europeo con “archiviazioni anticipate” di cause senza fondamento, un “sistema di sanzioni” per chi ne abusa e protezione per chi le subisce. Il risultato però, non è ritenuto all’altezza. A farsi portavoce dell’allarme per la libertà di espressione in Europa, anche Andrew Caruana Galizia, figlio della giornalista maltese uccisa nel 2017. Che sul Financial Times, il 28 giugno scorso, ha dichiarato: “Così la legge non avrebbe protetto nostra madre” ed “è un grave torto verso i suoi colleghi in tutta Europa”. La direttiva, stando alle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere ribattezzata proprio “legge Daphne” in onore della cronista, ma, conclude il figlio, “dev’essere all’altezza del suo nome”.

I limiti e la lettera a Nordio – La direttiva, proposta dalla commissione ad aprile 2022, ha come obiettivo quello di intervenire a tutela dei giornalisti dalle azioni giudiziarie intentate per colpire la libertà di informazione. Quello che era però un provvedimento accolto con entusiasmo da osservatori, giuristi e ong, rischia ora di essere affossato da chi vuole limitarne la portata. E anzi, di avere effetti diametralmente opposti. Sotto accusa c’è la posizione comune raggiunta dal Consiglio dell’Ue l’8 giugno scorso: una mediazione che, secondo la società civile europea, è molto deludente. “Le scriviamo”, si legge nel testo inviato a Nordio, “per condividere la delusione per l’approccio generale adottato dal Consiglio dell’Unione europea”. E ancora: “Con la posizione presa, il Consiglio fa un passo indietro nella lotta contro il crescente ricorso a procedimenti giudiziari manifestamente infondati e vessatori, annacquando in modo significativo le disposizioni chiave del testo originale della normativa proposta”. Vengono quindi elencati “i principali punti deboli che non consentono di creare un quadro efficace e adeguato per i giornalisti e i media”.

Innanzitutto, si limita l’applicazione ai casi “cross border“, ovvero solo a quelli che non riguardano un singolo Stato. Mentre inizialmente era stato proposto che riguardasse casi con “rilevanza transfrontaliera” e quindi con un’accezione più ampia. La limitazione, si legge nella lettera, “esclude la maggior parte delle azioni vessatorie dal campo di applicazione della direttiva. Le ricerche dimostrano infatti che circa il 90% dei casi di SLAPP in Europa sono intentati nella stessa giurisdizione in cui è domiciliato il bersaglio SLAPP”. Un altro punto importante della direttiva avrebbe dovuto essere quello che riguarda l’archiviazione anticipata delle querele in “casi manifestamente infondati“. Questa avrebbe dovuto scoraggiare chi fa azioni legali solo per logorare i giornalisti. Ma gli Stati hanno aggiunto una definizione, che ne limita al ribasso l’applicazione. Vengono infatti riconosciuti come “manifestamente infondati” solo i casi con “una pretesa così palesemente infondata che non vi è spazio per alcun ragionevole dubbio”. Questo, si osserva, riduce di molto l’applicazione: una qualsiasi causa sufficientemente strutturata può superare la standard minimo e quindi il “meccanismo chiave di inammissibilità” viene indebolito, così come la protezione di chi subisce la querela. Infine, è sparita la disposizione che prevede il risarcimento dei danni subiti da chi viene colpito dalla Slapp. “Un altro tentativo”, scrivono le organizzazioni, “di indebolire la protezione” dei giornalisti.

E concludono: “Queste disposizioni sono ben lontane dall’obiettivo originario della legge che è quello di proteggere i giornalisti, i difensori dei diritti umani e, in ultima analisi, il diritto all’informazione nell’Unione europea“. Il tutto in un contesto in cui “i giornalisti e i media in Europa sono sottoposti a molte pressioni e le persecuzioni legali sono una delle minacce più gravi che devono affrontare poiché li privano del loro tempo e del loro denaro, minando il loro lavoro e violando il diritto del pubblico ad essere informati”. Per questo, scrivono, serve un impegno concreto in vista dell’avvio della triangolazione di negoziati tra Commissione, Parlamento Ue e Consiglio Ue, prevista per il 12 luglio. “Le chiediamo di convertire gli impegni pubblici in azioni concrete durante i negoziati” e “di assicurare che la futura legislazione garantisca una cornice significativa per l’esercizio del giornalismo”.

Le parole di Andrew Caruana Galizia – A farsi portavoce della preoccupazione anche Andrew Caruana Galizia, figlio di Daphne Caruana Galizia, che ha scritto a fine giugno un editoriale sul Financial Times: “Nostra madre era Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese che ha svelato i più grandi e complessi schemi di corruzione mai visti nel nostro Paese”, scrive. “Nei mesi precedenti all’assassinio, ha affrontato una campagna di molestie legali sotto forma di infondate cause di diffamazione intentate contro di lei da politici e loro partner d’affari. L’obiettivo di queste cause non era mai la vittoria per i querelanti, ma piuttosto logorare nostra madre. Dopo la sua morte, insieme al suo conto bancario congelato, abbiamo ereditato i casi civili di diffamazione ancora aperti contro di lei”.

Andrew Caruana Galizia insieme ad altri gruppi della società civile e alla Fondazione Daphne Caruana Galizia ha fondato la Coalizione contro le Slapps in Europa, che ora comprende 100 organizzazioni: “Abbiamo fatto questo perché l’Europa ha un urgente bisogno di meccanismi di protezione anti-Slapp robusti, compresa una legge a livello dell’UE”, spiega. Una legge che è stata promessa alla famiglia nel 2018 da Věra Jourová, ex commissaria europea per la giustizia, e che nel 2022 ha annunciato un pacchetto di misure, tra cui appunto la direttiva poi soprannominata “legge Daphne”. “Questa bozza di legge rappresentava una svolta, stabilendo standard minimi per la legislazione anti-Slapp in tutti gli Stati membri dell’Ue”. Tuttavia, “all’inizio di giugno, i governi del Consiglio dell’UE hanno concordato un ‘approccio generale’ alle negoziazioni sulla direttiva che rimuove elementi chiave dell’iniziativa originale della Commissione europea”. Quelle modifiche, ha chiuso il figlio della giornalista maltese, affossano il senso di tutta la battaglia per una maggiore tutela dei giornalisti: “La tragedia non è solo che ne sconfigge lo spirito o tradisce la promessa fatta alla nostra famiglia, ma anche che ciò che ne rimane non avrebbe protetto nostra madre. È anche un grave torto verso i suoi colleghi in tutta Europa che continuano a informare il pubblico a rischio personale”. E si chiude: “Prima delle negoziazioni finali sul testo, gli Stati membri dovrebbero onorare il loro obbligo internazionale di libertà di espressione e partecipazione pubblica e adottare, almeno, le protezioni della proposta originale annunciata l’anno scorso. La “Legge Daphne” deve essere all’altezza del suo nome: le Slapps avrebbero distrutto nostra madre più lentamente ma tanto sicuramente come la bomba che ha posto fine alla sua vita”. Parole molto forti per lanciare un messaggio agli Stati: se verrà sprecata anche questa occasione, a essere danneggiata sarà la libertà di espressione di tutta l’Unione europea.

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