Nota dell’11 luglio, ore 17.30 – Dopo la pubblicazione, sono stato contattato dallo staff di Ultimo che mi ha chiesto maggiori informazioni sull’offerta di lavoro segnalata nel post. Sono infatti intenzionati ad andare fino in fondo e a comprendere per bene i meccanismi che si celano dietro al mondo degli appalti e sub-appalti nel mondo dello spettacolo.

Un impegno importante, soprattutto alla luce del fatto che quello denunciato non è un caso isolato: mi sono anzi arrivate altre segnalazioni di simili o identiche offerte di lavoro in occasione di concerti di artisti di fama mondiale. Che altre voci, in primis quelle degli artisti, si levino contro sfruttamento e precarietà nel mondo dello spettacolo è un passo necessario per trasformare il sistema. [GG]

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Concerti sempre sold out. E non è da tutti. Anche perché le location scelte non sono esattamente per quattro gatti. Ma anche quando il luogo è lo Stadio Olimpico di Roma, Nicolò Morriconi, in arte “Ultimo”, il pienone lo fa sempre. Applausi.

Chi sono gli “ultimi” nel mondo della musica e degli eventi live?
Le persone dietro le quinte. Gli ultimi sono gli invisibili che, però, rendono possibile la magia di un concerto: è solo grazie al loro lavoro che possiamo ascoltare la voce di chi è sul palco (che senza questi invisibili nemmeno esisterebbe), osservare i giochi di luci, che lo spettacolo – insomma – abbia luogo. Tecnici audio, fonici, facchini, addetti all’accoglienza, alla biglietteria, ecc.

Ultimi e invisibili. L’unica possibilità per cui si passa dallo stato etereo dei fantasmi alla consistenza di un essere umano è l’occorrenza di un evento tragico. Come quello che colpì Francesco Pinna, 19 anni, studente-lavoratore schiacciato sotto il peso di una struttura che si accartocciò su sé stessa mentre era in corso il montaggio per un concerto di Jovanotti. Pinna guadagnava, secondo le dichiarazioni dei colleghi, 5€ l’ora. Lavorare e morire per una miseria.

Altrimenti rimani un fantasma. Come i trenta lavoratori sottopagati e in nero scoperti durante un’ispezione della Guardia di Finanza proprio a un tuo concerto, Ultimo. Era il 4 luglio 2019 e ti esibivi, anche in quel caso, all’Olimpico di Roma. Quella volta di spettatori ce ne furono più di 62mila. Il botto, insomma.

Come quello previsto per stasera, 10 luglio 2023. Quattro anni dopo. Pubblico pagante, con bei biglietti “sonanti”, se è vero, come riporta il sito TicketOne, che se ti vuoi assicurare un posto con “visibilità limitata” sei comunque costretto a sganciare 40€. Se il concerto lo vuoi vedere per intero e non magari solo a metà, il prezzo sale: almeno 50€. Che – coincidenza – è la paga che la “Hostess & Promoter” offre per 11-12 ore di lavoro, dalle ore 13:30, orario di ritrovo, all’1:00, in qualità di “supporto agli stand del merchandising ufficiale”. Almeno questo è quello che la società stessa scrive nell’offerta di lavoro, precisando, però, che “maggiori dettagli verranno forniti telefonicamente al momento della verifica della disponibilità”. Significa una paga di circa 4€ netti l’ora per 11-12 ore giornaliere, senza contare gli spostamenti. Questo è quanto mi segnalano.

Si tratta di persone che consentiranno all’ingranaggio di funzionare e, così facendo, a qualcuno di incassare tanti tanti soldi. In cambio di cosa? Una paga misera. La dimostrazione che non vengono corrisposti salari bassi perché ci sono bassi margini di guadagno. Anche quando il guadagno è più che ingente i salari rimangono bassi. Anzi, alti margini per qualcuno sono possibili proprio e solo grazie ai bassi salari di qualcun altro.

È responsabilità di Ultimo? Certamente non è lui a determinare l’andamento nella catena di appalti e subappalti su cui si regge la realizzazione di un concerto. Allo stesso tempo, però, anche basta ad artisti che fanno finta di non sapere e di non vedere. Perché qui non stiamo squarciando nessun velo, stiamo semplicemente raccontando quel che chiunque già sa: il mondo dello spettacolo si regge su enormi sacche di sfruttamento e precarietà.

E gli artisti, persone in carne e ossa, non è accettabile si comportino come le multinazionali che appaltano a piccole e medie aziende anelli della catena di produzione o distribuzione delle loro merci per poter abbattere i costi e poi, una volta interpellate dai lavoratori degli appalti che denunciano lavoro povero, ritmi impossibili e carichi di lavoro super-pesanti, fanno finta di cadere dal pero.

La propria posizione di eventuale privilegio non dovrebbe essere sfruttata per sentirsi “primo”, ma per sovvertire. Sempre che si voglia stare “dalla parte degli Ultimi”. Altrimenti le parole saranno supercazzole e la voce silenziata sarà la miglior arma per i complici di un sistema che garantisce tutto a pochi e niente a chi, per davvero, fa girare il Paese.

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