La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato irricevibili i ricorsi proposti contro l’Italia relativi al rifiuto di trascrizione di atti di nascita formati all’estero con il ricorso della pratica della gestazione per altri, sia al rifiuto di una seconda madre nel caso di bambini nati in Italia con la tecnica della procreazione medicalmente assistita. È quanto si legge in una circolare del dipartimento per gli affari interni del Viminale diramata ai prefetti, che dà notizia della decisione presa dai giudici di Strasburgo il 22 giugno scorso.

Pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il “genitore d’intenzione”, la Corte Ue ha ribadito che rientra nell’ambito della discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato, tra i quali si annovera il ricorso all’adozione del minore. “In particolare – sottolinea il Viminale – la Corte europea ha rilevato che, con riferimento alla volontà di vedere riconosciuto un legame tra il bambino e il genitore d’intenzione, l’Italia non viola gli obblighi discendenti dalla Convenzione dei diritti dell’uomo, in quanto l’ordinamento italiano riconosce la possibilità di far ricorso all’adozione in casi particolari”.

Il Viminale rilancia la decisione della Corte Ue nel giorno in cui i sindaci danno un’altra prova di disobbedienza sulle trascrizioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha firmato a Palazzo Vecchio il riconoscimento di Dario, un bambino di tre mesi, figlio di Alessia e Carolina, due donne fiorentine. Lo stesso comune già alcuni anni fa aveva riconosciuto la sorellina. “Così come con altri colleghi sindaci – ha puntualizzato l’esponente del Pd – riteniamo che i bambini di una coppia di due donne, di cui una è la madre, debbano avere uno status equivalente agli altri bambini”. Nardella considera il Parlamento “colpevole” di “indifferenza” verso tantissimi casi di bambini che “nascono nelle nostre città figli di coppie che si sono unite secondo la legge come unioni civili e che non hanno alcun tipo di diritto parificato a tanti altri bambini”.

Solo giovedì la Procura di Savona aveva riconosciuto due mamme come genitori di un bambino registrato alla nascita lo scorso 28 marzo dal sindaco della città ligure Marco Russo. E all’indomani del Pride della Capitale, lo scorso 9 giugno, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri aveva trascritto i primi due atti di nascita esteri dei figli di due mamme definendolo un fatto “normale, giusto, doveroso e pienamente legittimo”. Si trattava di un bambino nato in Francia con madri italiana e francese e di una bambina nata in Inghilterra, con una coppia di mamme italo-inglese. È lunga la lista dei sindaci pro-trascrizioni, si va da quello di Milano Giuseppe Sala fino al presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari Antonio Decaro che chiedono al Parlamento “di legiferare su questa materia”. Mentre per la destra le trascrizioni sono un modo surrettizio per consentire “una pratica vietata in Italia quella dell’utero in affitto” ovvero la maternità surrogata. Poche settimane fa, sul caso, era intervenuto Christian Wigand, portavoce della commissione Ue: “Chi è genitore in uno Stato – aveva detto – deve esserlo anche negli altri Paesi Ue, ma il diritto di famiglia è competenza dei Paesi membri”. Poche ore dopo, però, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva preso una decisione completamente opposta.

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