E’ arrivato il giorno dell’informativa al Senato di Daniela Santanchè. La ministra del Turismo dovrà chiarire tanti aspetti della gestione del gruppo editoriale Visibilia e del colosso del biologico Ki Group, rispondendo a quanto venuto fuori dalle inchieste del Fatto Quotidiano e di Report sulle sue aziende: tra fornitori non pagati, bilanci in rosso e poco trasparenti, per arrivare al Tfr non liquidato agli ex dipendenti. Oltre alle vicende di rilievo penale, nel corso dei mesi sono venuti fuori anche altri aspetti, come quello della Maserati caricata sui conti della società mentre ai dipendenti venivano chiesti sacrifici. Tutto questo mentre proseguono le indagini della procura di Milano e proprio eventuali sviluppi delle inchieste preoccupano (e non poco) la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Santanchè, invece, si dice sicura e tranquilla. Ecco in sintesi le tappe della vicenda.

L’inizio – L’inchiesta su Visibilia scatta da novembre 2022 per falso in bilancio e bancarotta per il periodo in cui Daniela Santanchè è stata azionista di controllo e amministratrice. Dal 2014 la galassia Visibilia iniziava ad accumulare debiti. Bilanci inattendibili, “irregolarità estremamente significative” e deficit “occultato”, si legge nella perizia sul gruppo affidata dai pm a Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi. I conti però simulavano un apparente stato di salute e lei poteva incassare emolumenti da 130mila euro lordi.

La rateizzazione – Nelle scorse settimane si è scoperto che, per evitare il fallimento e l’accusa di bancarotta per Daniela Santanchè, la sua ex società editoriale Visibilia ha chiesto uno sconto di un terzo del debito col Fisco e la sua rateizzazione in 10 anni. Circostanza che indirettamente coinvolge il leghista Giancarlo Giorgetti, ministro al quale fa capo l’Agenzia delle Entrate che deve decidere sul maxi-sconto e sulla rateizzazione chiesta dai consulenti dell’ex società della sua collega di governo. L’altra società, la Ki Group Srl, ha avanzato invece al Tribunale di Milano una proposta di concordato semplificato che fa carta straccia dei 2,7 milioni di contributi pubblici ottenuti come prestito Covid da Invitalia, dunque dallo Stato, tramite il Fondo Patrimonio Pmi.

La cassa Covid – Secondo quanto ricostruito, nel 2020 Visibilia Editore faceva domanda per gli aiuti della Cassa integrazione Covid. Ma alcuni dipendenti di Visibilia ufficialmente in cassa integrazione a zero ore, percependo gli aiuti Inps, continuavano invece a lavorare a orario pieno. A fare delle ammissioni sono tra l’altro, davanti al giudice del lavoro di Roma, i legali del gruppo che si oppongono alle richieste di danni di un ex funzionario. Nella loro memoria gli avvocati scrivono che l’ex dirigente “è stato collocato in cassa integrazione in coincidenza con la contemporanea sospensione dei colleghi durante la pandemia. È un fatto, tuttavia, durante la sospensione, in sia pur informale accordo con la datrice di lavoro, ha svolto limitate attività (senza mai mettere piede nei locali aziendali), ricevendo e inviando email”. Ma non è tutto: i legali confermano che “oltre al rapporto di lavoro subordinato con Visibilia”, il dipendente “svolgeva anche lavoro autonomo quale assistente di alcuni senatori: dal 2018 al 2019 Daniela Santanché e dal 2019 al 2021 Ignazio La Russa. Per tali incarichi, che lo impegnavano per diverse ore settimanali e tutto l’anno, emetteva fatture mensili”.

La Maserati – Mentre ai dipendenti che non erano stati licenziati venivano chiesti “sacrifici” e ai fornitori non pagati d’aver pazienza, Santanchè viaggiava su una Maserati grigia da 77mila euro. E i costi venivano caricati per intero sui bilanci di Visibilia Editore Spa. Lo stesso avveniva per un appartamento-ufficio che aveva affittato personalmente in via della Rotonda a Roma, dietro il Pantheon, per farne la redazione di Ciak, testata rilevata dalla Mondadori di Berlusconi. Gli unici due giornalisti assunti rimasti non ci hanno mai messo piede.

I fondi – Bioera, Ki Group e Visibilia hanno ricevuto finanziamenti dai fondi emiratini Bracknor e Negma. La procura ha aperto un fascicolo “contenitore” contro ignoti per aggiotaggio, al fine di accertare la liceità o meno dei contratti sottoscritti da Negma con Visibilia, Bioera, Ki Group e molte altre società. Ma Negma è una entità finanziaria anonima, con sede a Dubai registrata nelle Isole Vergini Britanniche per il risibile capitale di 1.000 euro.

La polemica politica – Dopo il servizio “Open to fallimento” di Giorgio Mottola andato in onda il 19 giugno su Report, dedicato alle attività imprenditoriali di Santanchè (note ai lettori del Fatto e al centro di numerosi articoli pubblicati a partire dalla fine di ottobre del 2022 firmati da Nicola Borzi e Thomas Mackinson) esplode la polemica politica. I partiti di opposizione chiedono alla ministra del Turismo di riferire in aula, altrimenti di dimettersi. La maggioranza prima la difende e poi iniziano i distinguo. La Lega, con il capogruppo Riccardo Molinari e il vicesegretario Andrea Crippa, chiede alla ministra di andare a riferire in aula. Segue a ruota anche Forza Italia. La vicenda rischia di terremotare la maggioranza così arriva la decisione dell’informativa al Senato. “Santanchè sarà in aula mercoledì e quello è il giorno in cui chiarirà la sua posizione”, ha commentato Giorgia Meloni.

Articolo Precedente

Voto fuorisede, Baldino (M5s) contro il governo: “Anche oggi la democrazia la rispettate domani, legge-delega è una pagliacciata”

next
Articolo Successivo

L’Istituto di storia della Liberazione a un passo dalla fine per 50mila euro. Ma Regione Marche a guida Fdi fa resistenza: “Troppi soldi”

next