I lavoratori della miniera di Silius, a 50 km da Cagliari nella provincia del Sud Sardegna, hanno occupato i due pozzi a 600 metri di profondità nel sito Gennas Tres Montis. Le ragioni della protesta sono legate, spiega la Cgil, “all’assenza di certezze sul futuro in vista della ripartenza dell’attività estrattiva assegnata dalla Regione attraverso una concessione pubblica alla società privata Mineraria del Gerrei dall’1 luglio”. Il giacimento di Silius contiene diversi minerali tra cui fluorite e quarzo. Domani, presso l’assessorato dell’Industria della Regione Sardegna, si terrà il tavolo politico istituzionale sul futuro della miniera al quale parteciperanno i primi cittadini dei comuni coinvolti, i sindacati e i vertici dell’Igea SpA (società che fa capo alla regione Sardegna e a cui è affidata la gestione del patrimonio minerario dell’isola). “In 30 anni della mia esperienza nel sindacato non ho mai visto che un’azienda non parlasse con i sindacati e non rispondesse ai tavoli istituzionali. Ora occorre capire come è possibile che una concessione mineraria venga data a chi sembra abbia poco interesse per le ricadute occupazionali sul territorio”, dice Marco Nappi, segretario generale Femca Cisl Sardegna.

“È importante confrontarci sugli sviluppi del piano industriale e sulla tutela e il rafforzamento delle competenze lavorative di quei lavoratori che fino a questo momento hanno prestato servizio presso la Miniera”, ha detto ieri l’assessora dell’industria, Anita Pili, che ha ricevuto le parti sindacali, il sindaco di San Basilio e il vicesindaco di Silius. “È evidente che l’obiettivo della Regione Sardegna, dopo aver speso ingenti risorse pubbliche per il mantenimento del sito e delle professionalità, sia quello di vedere garantiti occupazione e sviluppo del territorio coinvolto. Serve uno sforzo collettivo, di tutte le parti in causa – ha concluso l’esponente della giunta Solinas – per far sì che questo accada”.

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