La maggioranza fa lo struzzo e di fronte alle divisioni sulla ratifica del Mes già emerse mercoledì dopo l’intervento di Giorgia Meloni in Parlamento, nonché la scorsa settimana con il via libera del ministero dell’Economia, diserta la commissione Esteri della Camera. Che qui, con i voti delle opposizioni, approva il mandato al relatore sul testo base di ratifica del Mes. Parere favorevole è stato dato da Pd, Azione-Italia viva e +Europa, mentre si sono astenuti M5S e Alleanza Verdi-Sinistra.

La proposta di legge sulla ratifica del trattato di riforma del Mes approderà quindi venerdì 30 nell’aula di Montecitorio, a partire dalle 9.30. Per la maggioranza erano presenti solo il presidente della commissione Giulio Tremonti e il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli in rappresentanza del governo. Il governo non ha espresso parere sulla proposta poiché, ha spiegato Cirielli, “la presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri hanno già espresso una posizione di carattere generale”, sostenendo che “più che una questione di merito c’è una questione di metodo” per cui “ho ricordato questo e mi sono rimesso alla commissione, ma è anche giusto che ci sia un dibattito parlamentare. Credo che alla fine la maggioranza insieme al governo si determineranno”.

Per il dem Piero De Luca, che aveva presentato uno dei due testi, “è una anomalia assoluta che il governo in politica estera non abbia una opinione e si rimetta alla Commissione” e parla di “dissoluzione” della maggioranza nonché di “un vero e proprio psicodramma in atto”. I partiti che sostengono l’esecutivo Meloni, aggiunge De Luca, “sono confusi e divisi politicamente” ma “il nostro Paese non può permettersi ulteriori ritardi” perché “ne va della sua credibilità”. Di situazione “imbarazzante” parla la deputata del Pd, Laura Boldrini, mentre per Naike Gruppioni (Iv-Azione) la maggioranza “elude il confronto”.

Prendere tempo e rimettersi alla decisioni dell’Aula, quindi, è la strategia decisa dal governo e dai partiti viste le divisioni interne. La scorsa settimana una lettera inviata dal ministero dell’Economia guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti aveva già creato tensioni dentro i partiti che sostengono Meloni. Il Mef aveva sostanzialmente spiegato che non ci saranno maggiori oneri per le casse dello Stato dal via libera, anzi l’Italia ne potrebbe beneficiare perché la riforma potrebbe essere “percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea” e quindi potrebbe portare “ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l’Italia”.

Mercoledì la ‘fase 2’ dello scontro con la Lega che ha incalzato Meloni, dopo che la presidente del Consiglio ha definito una “polemica interna non utile all’Italia” la vicenda della ratifica. Andrea Crippa ha tenuto a precisare che il parere della Lega “è lo stesso dell’anno scorso e due anni fa”. Insomma: contrarietà. Dopodiché, ha sottolineato, “ci dica Meloni cosa fare” perché è lei che “ha l’onore e l’onere di fare il presidente del Consiglio”. Senza però mancare di ricordare: “Meloni negli scorsi mesi ha detto le stesse cose di Salvini sul Mes, attendiamo una sua indicazione per procedere”.

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