La commissione Finanze della Camera ha finito l’esame della delega fiscale del governo Meloni, che arriverà in Aula il 10 luglio per poi passare al Senato. A cui è stato riservato l’esame degli articoli più “caldi”, quelli su accertamento, riscossione e sanzioni. Nel passaggio a Montecitorio il governo, già in evidente affanno in vista della ricerca di coperture, ha dovuto di fatto archiviare la flat tax incrementale per i dipendenti (sarà oggetto di “complessiva valutazione, anche a fini prospettici”) che avrebbe dovuto in parte riequilibrare la palese iniquità causata dalla tassa piatta per gli autonomi. Al suo posto arriverà una detassazione di straordinari e tredicesime che però, come anticipato dal viceministro Maurizio Leo, sarà riservata alle “fasce deboli“.

La maggioranza ha anche fatto marcia indietro sugli emendamenti più provocatori. Ritirato, per esempio, quello della Lega che chiedeva l’abolizione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Stessa sorte per la proposta di Maurizio Lupi che puntava a recuperare il patent box caro a Confindustria. Quanto all’addio al Superbollo sulle auto di grossa cilindrata promesso da Matteo Salvini, in commissione è passata una riformulazione che si limita a prevedere una valutazione su “l’eventuale e progressivo superamento” ma senza maggiori oneri per i conti pubblici.

Il problema è proprio che ogni intervento previsto dalla delega deve essere accompagnato da relativo finanziamento o non costare nulla. Un’impresa che appare sempre più complicata, come aveva avvertito l’Ufficio parlamentare di bilancio. I parlamentari ci mettono del loro: invece che sfoltire le tax expenditure (sgravi fiscali di varia natura) continuano ad aggiungerne di nuove. Negli ultimi giorni sono spuntate tra l’altro le sempre auspicate “misure per incentivare la stipula di assicurazioni contro il rischio di eventi calamitosi“, incentivi per “favorire la permanenza in Italia degli studenti ivi formati”, misure per favorire lo stabile inserimento nel mercato del lavoro degli under 30, aiuti alle imprese “sotto forma di superammortamento per le nuove assunzioni”.

I deputati del Carroccio rivendicano infine l’approvazione di un emendamento che introduce la possibilità di rateizzare le imposte, con particolare attenzione al maxi acconto annuale di novembre. “I lavoratori autonomi e gli imprenditori, in particolare, avranno la possibilità di versare a rate, distribuendo la spesa durante l’anno, gli acconti e i saldi dell’Irpef senza subire penalizzazioni”, dichiarano Alberto Gusmeroli, Alberto Bagnai, Laura Cavandoli e Giulio Centemero.

“Mentre la Corte dei conti certifica il fallimento della politica dei condoni e il mancato introito per lo Stato e si assiste da inizio anno a una caduta delle entrate fiscali”, commenta il capogruppo del Pd in commissione Finanze alla Camera, Virginio Merola, “si rende istituzionale il sistema corporativo della destra, con imposte diverse per ogni categoria di contribuente e senza alcuna seria misura di contrasto all’evasione fiscale diffusa e al mercato nero. Nessuna seria ipotesi di copertura degli sgravi promessi è avanzata, tranne un riferimento alle spese fiscali da rivedere e a vaghe speranze di crescita economica. La base imponibile Irpef si riduce ulteriormente e resta sulle spalle dei soli lavoratori dipendenti e pensionati. Viene meno ancora di più la progressività fiscale e l’equità tra le stesse categorie di reddito”.

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