Rimane il buio totale sulle importazioni ed esportazioni di armi dell’Italia nel 2022. Mancano pochi giorni a luglio e, al momento in cui si scrive, il Parlamento non ha ancora reso pubblica la relazione annuale sull’import-export italiano dei sistemi d’arma che, per legge, dovrebbe essere trasmessa entro il 31 marzo. Il governo ha inviato il documento alle Presidenze delle Camere solo il 9 maggio, ma da quel giorno rimane al momento impossibile stabilire perché non sia ancora stato diffuso.

A sollevare le proteste è la Rete italiana Pace e Disarmo che, in un comunicato, denuncia la totale mancanza di trasparenza su un tema delicato che ha assunto ancora maggior rilevanza con lo scoppio del conflitto in Ucraina. “Nelle scorse settimane alcuni giornali (tra cui Il Fatto Quotidiano, ndr) hanno pubblicato dati riassuntivi sull’export militare italiano del 2022 – sottolinea Francesco Vignarca, Coordinatore Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo – e sono circolati alcuni documenti accompagnatori redatti dai ministeri competenti. Ma senza i dati di dettaglio che solo la Relazione integrale può fornire è impossibile compiere un’analisi approfondita non solo delle tendenze delle vendite all’estero di armi italiane, ma di singoli casi specifici importanti”.

I ritardi nella presentazione riguardano anche gli anni del passato recente, ma mai, fino ad oggi, si era arrivati al mese di luglio senza la pubblicazione della relazione annuale. Un problema, spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (OPAL), dato che anche negli anni scorsi sono stati individuati errori e mancanze nella compilazione del documento: “Lo scorso anno la Relazione governativa inizialmente inviata alle Camere riportava un’ampia mancanza di dati nella sezione redatta dall’Agenzia delle Dogane. Errore che era sfuggito sia al controllo dei funzionari governativi che hanno redatto, compilato e diffuso la Relazione sia ai Parlamentari. Ma che è stato prontamente individuato e segnalato dai nostri ricercatori. Questo fatto evidenzia, ancora una volta, l’importanza del controllo esercitato dalle organizzazioni della società civile, azione che può essere significativa solo se la Relazione fornisce tutti i dati in modo completo e puntuale. Dobbiamo invece registrare, ormai da diversi anni, una continua erosione della trasparenza che ha finito per penalizzare l’attività di controllo sull’operato del Governo anche da parte del Parlamento”.

Resta però da capire a chi sia dovuto questo blocco. Il governo, seppur in ritardo, ha inviato la relazione alla Presidenza delle due camere lo scorso 9 maggio. Da quel momento non è stato ancora possibile ricostruire se da queste il testo sia passato, per la discussione, alle commissioni competenti. In passato, però, le Presidenze, una volta ricevuti i testi, hanno di solito impiegato pochi giorni per pubblicarli sui rispettivi siti. Quest’anno non è ancora successo.

Twitter: @GianniRosini

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