La Wagner parla già di guerra civile, ma visti gli equilibri delle forze in campo l’ipotesi di una marcia su Mosca dei miliziani di Yevgeny Prigozhin non sembra la più probabile. “Né si può dare per scontato che tutti gli uomini dell’ex “chef di Putin” gli saranno fedeli a tutti i costi, che siano pronti alla guerra contro connazionali che hanno avuto al loro fianco nelle battaglie del Donbass”, ragiona Gianandrea Gaiani, ex corrispondente di guerra e oggi direttore della rivista specializzata Analisi Difesa. Che ritiene più plausibile l’ipotesi di una trattativa ancora in corso tra il presidente russo Vladimir Putin e lo stesso Prigozhin “che ha scarse possibilità sul piano militare”. “Se in Russia e sul fronte ucraino la Wagner è un elemento di destabilizzazione, in scenari come l’Africa è uno strumento che esprime la politica di Mosca e di questo il Cremlino deve tener conto”. Secondo il sito russo Vazhnye Istorii, ripreso da Ukrainska Pravda, un’intesa sarebbe stata tentata ieri, ma il leader di Wagner avrebbe rifiutato la richiesta di ritrattare le dichiarazioni contro i vertici militari russi dicendo che “i suoi messaggi erano opera di hacker che avevano falsificato la sua voce”.

Gaiani, perché Prigožin si è mosso proprio adesso?
All’origine di tutto questo c’è la legge che entro il primo luglio impone alle milizie private e alle relative società di firmare un contratto con la Difesa che di fatto mette questi gruppi sotto il controllo del ministero. Non intenzionato a firmare, la mia ipotesi è che Prigozhin sperasse, soprattutto dopo la vittoria a Bakhmut, che Putin avrebbe continuato a garantire a Wagner l’autonomia esclusiva di cui ha goduto in questi anni, come è stato in Africa dove la milizia ha gestito la penetrazione russa nel continente senza nemmeno una legge russa che consentisse l’istituzione e l’uso di compagnie militari private. Così non è stato e quando si è accorto che se non firma gli sciolgono la società ha avuto questa reazione.

Quali sono le forze in campo e quanto è reale la minaccia di marciare su Mosca?
Prigozhin dice di disporre di 25 mila uomini, che è credibile. Ma non è detto che siano davvero tutti disposti a seguirlo e lo stesso appello di Putin ai miliziani potrebbe avere effetti. Sarà interessante vedere se nelle prossime ore Prigozhin nominerà degli adepti tra i suoi e quale sarà la reale risposta dei miliziani, perché non è scontato che tutti siano pronti a combattere contro altri soldati russi. In ogni caso, stando alle forze di cui dispone, l’unica speranza di Prigozhin è che una parte delle forze armate russe si schieri dalla sua, ma lo ritengo davvero poco probabile. Tanto che per Mosca mi pare si tratti di un problema di sicurezza interna. Insomma, viste le scarse possibilità sul piano militare, penso che Prigožin stia attualmente trattando col Cremlino e che la soluzione dell’accordo sia l’unica percorribile.

Conviene anche a Mosca?
Il rischio per Mosca è che il collasso di Wagner possa paralizzare la stessa milizia negli altri scenari internazionali dove è strumento della presenza militare e della politica russa. La rivolta di un contractor che lavora esclusivamente per Mosca e per i governi amici equivale a tradire la nazione e Prigozhin ha detto più volte “non siamo traditori ma patrioti”, di voler fare piazza pulita al ministero della Difesa per poi tornare a combattere. La soluzione migliore potrebbe essere il rimpiazzo di Prigozhin, per dare continuità alle attività della Wagner come strumento del Cremlino. E siccome non è detto neanche che possa fidarsi di tutti i suoi uomini, potrebbe essere proprio uno di loro a sostituire Prigozhin.

Da escludere che la coalizione occidentale al fianco di Kiev possa rifornire Prigozhin di armi?
A meno di smentite e colpi di scena, Prigozhin continua a dichiararsi un patriota. Ma in ogni caso, visto che è penetrato in territorio russo arretrando ulteriormente dalle retrovie del Donbass, è impossibile che ci sia una penetrazione ucraina o addirittura della Nato per rifornirlo. Sarebbe una violazione molto grave e comunque un’operazione molto difficile dal punto di vista militare e logistico. In questo momento è meglio tenersi lontani dai confini russi vista la situazione interna, perché una scintilla potrebbe far esplodere tutto.

Guardare ai guai interni di Putin con sollievo è un errore?
Dopo tre settimane di fallimentare controffensiva ucraina, questa operazione che vede le forze della Wagner assumere i comandi delle operazioni in Ucraina, che stanno tutti a Rostov, rischia di favorire proprio gli ucraini che non a caso questa mattina hanno sferrato nuovi attacchi. Ma attenzione a gioire di una potenziale destabilizzazione del governo russo. Anarchia militare, un colpo di Stato, qualunque cosa destabilizzi dall’interno la Russia è una minaccia per tutto il mondo ben più grave di dieci anni di guerra in Ucraina. E’ un Paese che ha 6.500 testate nucleari di cui 1.500 di pronto impiego. Pensare che ci possano essere comandanti militari in grado di prendere il controllo di una sola di queste armi, anche solo per le ore necessarie alla stabilizzazione della situazione, è qualcosa di cui dobbiamo avere molta paura. Il sostegno a Putin di Medvedev e dello stesso capo ceceno Kadyrov ci dicono che al momento le alternative non sono da considerarsi una facile via d’uscita.

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