Due detenuti in Germania, rispettivamente in Baviera e in Nord-Reno Vestfalia, non hanno voluto accettare che il loro lavoro dietro le sbarre fosse retribuito appena 2 euro l’ora, mentre nel Paese vige un salario minimo di 12 euro. Per questo hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale e le toghe porporate martedì hanno dato loro ragione: i salari applicati nelle carceri tedesche, a seconda delle qualificazioni, tra 1,37 e 2,30 euro l’ora sono incostituzionali.

I giudici hanno motivato la pronuncia con il principio che il carcere deve sottendere alla risocializzazione e per questo il lavoro, così come la coscienza che esso ha un valore, è determinante. Uno stipendio irrisorio oltre a tutto è incompatibile con il carico che si pone ai condannati di affrontare i costi di giustizia e risarcire le vittime. Con salari medi da appena 15 euro al giorno, è il ragionamento delle toghe porporate, hanno giusto i soldi per che comprarsi da bere e gli articoli igienici. Anche se il lavoro porta struttura nella quotidianità, non possono risparmiare e spesso escono dal carcere con un carico di debiti, venendone risucchiati.

In quasi tutti i Länder è imposto l’obbligo di lavorare in carcere e i detenuti prestano la loro opera in officine all’interno delle prigioni per delle imprese esterne, o anche per il funzionamento carcerario nei servizi di lavanderia o pulizia dell’istituto. Dalla riforma della Germania in un sistema federale nel 2006 sono venute meno regole unitarie per le carceri e i Länder hanno ciascuno le proprie norme.

L’emittente pubblica Ard ha evidenziato che i giudici costituzionali già nel 1998 avevano sottolineato come i compensi ai detenuti fossero troppo bassi e perciò vennero elevati aumentando la base di calcolo dal 5 al 9% dell’indennità media delle pensioni legali. Da circa vent’anni però il loro ammontare non è stato più ritoccato. Alla vigilia della decisione della Corte il sindacato dei detenuti aveva appoggiato le richieste dei ricorrenti. Il sistema in vigore è uno “sfruttamento”, ha dichiarato il portavoce Manuel Matzke alla Bayerischer Rundfunk. Il mondo economico impiega la realtà carceraria come una “zona economica speciale”, ha aggiunto, mentre i carcerati devono anche partecipare attraverso le imposte alle elevate spese di detenzione.

La Corte nell’accogliere le istanze dei detenuti ha tuttavia lasciato aperto quanto debba effettivamente crescere il loro salario. Il compito spetta ai legislatori a Monaco e Düsseldorf che devono riformulare le leggi regionali entro fine giugno 2025. Per la sua portata la decisone è però un precedente che grava su tutti i Länder, che in difetto si troveranno a dover affrontare a loro volta dei ricorsi.

La Presidente del secondo senato di Karlsruhe, Doris König, ha indicato che le leggi dovranno fissare e dichiarare espressamente di quali prestazioni godranno i detenuti. Oltre al salario concreto, potranno essere contemplati anche contributi di indennità di disoccupazione o previdenziali. Con ciò non è ancora detto che il salario minimo orario per i carcerati salirà effettivamente in modo marcato fino a raggiungere quello legale. Tuttavia, la giudice König, imponendo al legislatore di osservare il legame con i principi di dignità umana e del welfare state, ha sottolineato che “non dev’essere sottovalutata la percezione del salario da parte degli stessi detenuti, perché il ritenersi insufficientemente riconosciuti nella loro mansioni può avere effetti negativi alla loro risocializzazione”.

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