Che bel casino essere Jack Grealish. Già: protagonista assoluto del momento senza però fregarsene granché, icona magnificamente umana in un mondo calcistico che pare popolato da personaggi tutti uguali che recitano copioni mnemonici. E lui ubriaco per giorni che non fa nulla per nascondere la sua gioia folle, infantile e perfettamente umana senza sentirsi costretto all’interpretazione impostata, impettita e noiosa della divinità, trasmessa dall’etichetta dei 100 e passa milioni di euro appiccicata sopra. Ha vinto la Champions (peraltro tra i pochi a giocare bene tra i suoi, ma su questo torneremo dopo) e ha combinato di tutto: quel che abbiamo visto è una interpretazione peraltro molto ben riuscita di Bernie Lomax in Weekend col Morto (con Walker a sorreggerlo stile Larry) e poi Haaland che gli versa dello spumante in testa con lui che non batte ciglio, una molto probabile caduta dal bus scoperto per via delle precarie condizioni di cui sopra evitata dal solito Walker, gargarismi con la vodka, ammiccamenti a qualche fan e il baciamano a un comico. Bonus: Ruben Dias che vomita nella borsa della mamma di Jack.

Poi è tornato a giocare, in nazionale: però non è sceso in campo il 16 giugno contro Malta ed è subentrato solo al 60esimo contro la Macedonia…e non crediamo che le scelte di Southgate siano granché sindacabili, neppure quella di lasciarlo in campo a correre dopo la gara con Malta. Dicono somigli a George Best e a Paul Gascoigne: chi dei due si sarebbe messo a correre di buon grado dopo non essere stato utilizzato in una partita? No, Grealish non somiglia a Gascoigne: non c’è la ricerca spasmodica della pazzia ad ogni costo e in ogni situazione come per Gazza; né pare portarsi dentro il demone autodistruttivo di Best. Grealish sembra piuttosto fregarsene di tutto e in particolare dell’essere un’icona. Fa quello che vuole non per velleità di essere un “bad boy” quindi: l’ubriachezza e relativi momenti ridicoli non sono il mezzo per provocare indignazione e reazione, ma un momento di passaggio dove il giudizio altrui non è richiesto né contemplato.

Naturalmente, per contro, non pare esserci neppure la pretesa di essere esempio o di costruire un’immagine pop alla Beckham: non sarebbero contemplati in tal caso i numerosi momenti ridicoli in cui Jack si perde. Nessuna pretesa ma inevitabile che ciò lo renda virale senza volerlo: star del web con account twitter e numerosissimi meme per le sue “performance”. Insomma un’aria scanzonata non da buffone o da bullo, piuttosto da persona quasi fuori dal mondo che pare mettere tutti d’accordo: Grealish sta simpatico. Tutto ciò, però, a discapito di un calciatore che invece in campo sembra trovare la propria dimensione di grande calciatore, cosa che Grealish inequivocabilmente è, proprio nel contrario dell’anarchia che manifesta fuori. L’allenatore in assoluto più dogmatico della storia del calcio d’altronde dovrebbe vedere uno come Grealish come l’antitesi di tutto il proprio credo e invece…

E invece Jack è stato un pilastro della squadra che ha vinto la Champions, magari non quanto Bernardo Silva, ma di sicuro Grealish è stato protagonista assoluto: si ricorderanno i baci che gli inviava Guardiola dopo la semifinale con il Real per aver compreso il momento e le necessità della squadra. Un successo del tecnico spagnolo, sicuramente, ma pure di Grealish: in pochissimi avrebbero scommesso su un risultato del genere dopo la prima stagione, negativa, nel City. Era arrivato per 117 milioni di euro, cifra record e considerata dai più ingiustificata pure nelle follie della Premier, quando era ritenuto un dribblomane e basta che poteva giocare bene in una squadra non di primissima fascia come l’Aston Villa. Grealish tra un cazzotto rimediato dagli avversari e le solite foto che lo vedevano steso da qualche parte (non) ha risposto alla solita maniera: sorridendo, fregandosene, e stando nel suo mondo. Quel mondo dove chiede che la sua foto sul bus scoperto per festeggiare il “treble” finisca al Louvre, quel mondo dove Jack si fa una risata perché quella foto al Louvre ci finisce effettivamente…ma in bagno, o dove compare già alticcio con in mano una lattina di birra e una cassa bluetooth subito dopo la gara contro l’Inter…lo stesso che insegue Diogo Jota lanciato a rete dopo un calcio d’angolo a favore, evitando il 2 a 0 e portando il City a vincere 4 a 1 contro il Liverpool, nella gara forse decisiva per vincere la Premier. Insomma, tutto e il contrario di tutto: che bel casino essere Jack Grealish.

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