Bel modo di fare beneficenza. Farla pagare agli altri ma assumersene i meriti. È più o meno così che funziona il “bond sociale” offerto sul mercato da Cassa di Ravenna, titolo obbligazionario che serve (anche) per raccogliere fondi da destinare agli aiuti per gli alluvionati della Romagna. La banca si impegna infatti a devolvere il 7% dell’importo collocato sul mercato. Per ora il valore complessivo dell’emissione è programmato in 10 milioni di euro: se i bond dovessero essere tutti sottoscritti, ai soccorsi dovrebbero andare circa 700mila euro. Attenzione però perché grazie allo “zuccherino” della beneficenza la banca offre su questo bond triennale, con scadenza a giugno 2026, un interesse di appena l’1% all’anno (in due versamenti semestrali da 0,5%). Emissioni con caratteristiche analoghe, anche della stessa banca, pagano invece il 3,5% l’anno e, del resto, questi sono i valori di mercato.

Facciamo due conti. L’ 1% l’anno significa che, sui 10 milioni collocati, la banca paga ogni anno circa 100mila euro di cedole. Se il tasso fosse stato in linea con il mercato l’esborso sarebbe stato di 350mila euro, con una differenza quindi di 250mila euro. Moltiplicato per tre anni significa che la banca paga 750mila euro in meno: ecco che la donazione viene completamente recuperata e di fatto accollata ai sottoscrittori. Ma c’è di più. I soldi ottenuti piazzando i titoli possono essere naturalmente reinvestiti. Cassa Ravenna potrebbe ad esempio comprare dei titoli di Stato triennali per analogo ammontare, obbligazioni con rischi vicino allo zero ma con rendimenti a loro volta intorno al 3,5% l’anno, incassando così cedole per oltre un milione di euro. Un’operazione che, oltre alla pubblicità, frutta alla banca circa 350mila euro praticamente senza far nulla.

La banca ravennate è presieduta da Antonio Patuelli che è anche presidente dell’Associazione bancaria italiana e che, in una recente intervista, ha rimarcato come “sia in corso una gara di solidarietà” tra le banche per aiutare i territori colpiti dalle alluvioni. Nella presentazione del bond all’1% si legge che “la Cassa di Ravenna è costantemente a fianco di famiglie ed imprese e ha messo immediatamente in atto per i nostri territori, così drammaticamente colpiti, diverse importanti iniziative al fine di supportare le persone, gli agricoltori e le imprese colpite dall’alluvione”. Nella nota che accompagna l’obbligazioni si legge anche che “gli aiuti, a favore delle popolazioni residenti nelle zone alluvionate, si concretizzeranno nel pagamento di una o più mensilità del nuovo canone di affitto, per la popolazione che avrà necessità di un nuovo alloggio, o nel pagamento di una o più rate dei mutui eventualmente in essere anche con altre banche”.

Come abbiamo visto però, in concreto Cassa di Ravenna potrebbe alla fine non sganciare neppure un centesimo, anzi, con l’operazione bond sociale può facilmente guadagnare qualche centinaio di migliaia di euro. Molto più semplice, invece che emettere il bond, sarebbe stato fare una banale donazione. Oppure, con un po’ più di fantasia, collocare un bond a tassi particolarmente competitivi per attirare davvero tanti sottoscrittori (non solo tra i piccoli risparmiatori) e donare in parte da destinare alle aree alluvionate. Il bond sociale non ha nessuna caratteristica finanziaria in grado di allettare potenziali investitori. L’obbligazione è pensata su misura per i piccoli risparmiatori anche perché gli investitori istituzionali difficilmente acquisterebbero un titolo con queste caratteristiche. Il taglio minimo è infatti di soli mille euro ma l’unico motivo per cui un piccolo risparmiatore potrebbe sottoscriverlo è quello di essere convinti di fare qualcosa che va a beneficio di persone colpite da una calamità. Tuttavia la “beneficenza” la si fa soprattutto alla banca. Interpellata da Ilfattoquotidiano.it Cassa di Ravenna ha confermato le caratteristiche finanziarie del titolo come descritte nell’articolo.

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