Io mi meraviglio di chi si meraviglia, questa sorta di ingenuità collettiva mi fa anche un po’ ridere. C’è un atteggiamento così blando nei confronti di questi ragazzi, c’è pure chi subito ha parlato di ‘ragazzate’ e abbiamo archiviato quanto successo con la professoressa accoltellata dal sedicenne col coltello da Sandokan. Ormai qui non c’è né memoria, né etica“. Così, ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24), lo psichiatra Paolo Crepet commenta alcune reazioni alla tragedia di Casal Palocco, dove quattro youtuber noti con lo pseudonimo di The Borderline, dopo aver guidato per 50 ore una Lamborghini noleggiata, si sono schiantati contro la Smart ForFour su cui viaggiava il piccolo Manuel, di 5 anni, morto sotto gli occhi della mamma e della sorellina di 3 anni, che sono rimaste ferite.

Crepet si sofferma sui 4 ragazzi: “Dobbiamo cominciare a dire che fare lo youtuber non è una professione. Non è ambire a fare l’artista, perché non si ha, ad esempio, il mito di Maurizio Cattelan, ma si ha il mito di una persona che si fotografa il fondoschiena. E questo è il nostro futuro? Non lo dico da psichiatra o da sociologo, ma da padre. Dovremmo essere tutti preoccupati, perché qui non parliamo del ragazzo che fa un filmato e lo manda alla zia, ma di ragazzi che si illudono che fare lo youtuber possa essere una professione. Hanno invece bisogno di una formazione – continua – ma questo non piace più tanto è vero che abbiamo tolto la scuola dalla comunità civile. La scuola non esiste più, è stata bombardata perché il 99% delle ragazze e dei ragazzi, compresi questi qui, vengono sempre promossi. Non c’è più una formazione, perché per fare lo youtuber non devi essere formato. Cosa devi sapere? L’Italiano? No. Devi sapere l’inglese? No. Questi si chiamano “The borderline” ma sicuramente non sanno parlare in inglese. Non sanno niente, non hanno futuro“.

E conclude: “In realtà, non sono preoccupato per quei ragazzi, che non hanno futuro, ma dei loro genitori. Ho letto che, a incidente avvenuto, hanno rassicurato i figli dicendo che è stata una bravata e che avrebbero sistemato tutto. E una cosa del genere la dice qualsiasi genitore indipendentemente dal sesso, dal 740, dalla residenza. Questa è una vulgata di genitori che sono contenti di aver ucciso metaforicamente i propri figli – chiosa – Si può uccidere un figlio in tanti modi e uno di questi è togliergli la speranza. Io ti do una speranza se ti dico: ‘Vai a studiare’. Io ti do una speranza se ti dico: ‘Non ti do i 1500 euro al giorno per il noleggio della Lamborghini”. Qualcuno dirà che quei ragazzi hanno guadagnato i soldi per il noleggio. Ma certamente. Ne parliamo tra 5 anni per vedere dove saranno quelli lì”.

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