Mario Delpini scontenta il centrodestra, almeno una parte. L’omelia dell’arcivescovo di Milano, molto concentrata sull’uomo che ora si ritrova davanti a Dio, durante il funerale di Silvio Berlusconi fa storcere il naso ad alcuni, lascia indifferenti altri, mentre alcuni ne esaltano i toni. Tutto dentro l’inner circle berlusconiano. Le parole gelide, sia nella loro scelta che nei toni, scontentano uno più di ogni altro: Daniele Capezzone, l’uomo che è stato il volto di Forza Italia e del Popolo delle Libertà nel ventennio berlusconiano, quello che più di ogni altro ha interpretato la linea del leader quando l’ex presidente del Consiglio decideva di non metterci la faccia.

“Francamente (e rispettosamente), fatico a comprendere gli applausi e svariati elogi che ho letto qua e là”, ammette l’ex deputato. L’omelia, a suo avviso, è “costruita in modo furbo” perché “suscettibile di interpretazioni opposte”. C’è chi, riassume, “vi coglierà la naturale tensione di ogni essere umano alla gioia, al desiderio, alla dimensione terrena (su questo registro si muovono i primi due paragrafi). E, al momento della morte, c’è una doverosa e rispettosa sospensione di ogni giudizio, che spetta solo a Dio”. Ma – sottolinea Capezzone – un “orecchio malevolo vi coglierà tutt’altro: la descrizione di esseri umani immersi nei vizi mondani, nell’apparenza, nella superficialità”.

I paragrafi conclusivi dell’omelia – è l’esegesi di Capezzone – “restano freddi, duri, senza il calore di una carezza (che non si avvertiva nemmeno nel tono con cui l’omelia è stata pronunciata)”. Si chiede l’ex portavoce di Forza Italia: “In ogni caso com’è l’uomo d’affari secondo Delpini? ‘Guarda ai numeri e non ai criteri’. E così abbiamo liquidato il rapporto tra capitalismo e etica cristiana”. Sotto il post nel quale ha ricostruito la sua analisi del testo, in molti concordano. Commenta perfino una lavoratrice di Mediaset: “Francamente sono rimasta di sasso alla descrizione dei numeri e non i criteri quando lui amava la sua azienda anche se ultimamente ne era lontano”, scrive Amanda Centola. Per altri mancava di “misericordia”, qualcuno sottolinea “alcuni tratti mi sono sembrati eccessivamente duri”, in particolare “la descrizione di uomini d’affari privi di quei sentimenti necessari per costruire collaborazioni leali”.

Di parere decisamente opposto due giornali da sempre assai vicini all’ex cavaliere, morto lunedì a 86 anni. Per sito de Il Foglio quella di Delpini è stata “una grande predica”. Di più: “Un saggio di vita, di fede e di anti moralismo”. Sulla homepage di Libero si spellano le mani: “Una sorta di manifesto che chi ha odiato il Cav dovrebbe leggere”. Lettura decisamente più neutra a Il Giornale, l’ex quotidiano di famiglia passato agli Angelucci. L’omelia finisce affogata in un titolo sobrio: “L’ultimo abbraccio al Cav. Delpini: ‘Un uomo che ha vissuto'”. Nella home page del sito compare solo in un altro titolo, quello di un’intervista a Rita Dalla Chiesa. Secondo la parlamentare ed ex volto Mediaset, “sembrava scritta da lui”. Capezzone, che ne è stato il volto e la voce, non concorda. Un’altra voce che ha avanzato qualche dubbio sull’apprezzamento delle parole di Delpini, è quella di Enrico Mentana. Il direttore del Tg La7 era presente in Duomo e, collegandosi con lo speciale della sua rete, al termine della cerimonia, ha commentato così l’omelia: “È stata molto forte, non tutti l’hanno apprezzata allo stesso modo. Qualcuno era sconcertato

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