Stop Making Sense, il film concerto diretto da Jonathan Demme che documenta le esibizioni dei Talking Heads durante una serie di concerti al Pantages Theater di Hollywood nel dicembre del 1983, tornerà sul grande schermo in occasione del 40º anniversario dalla sua uscita originale.

Nei consueti nove punti di questo blog, nato nel 2011, proverò a raccontare l’intramontabile capolavoro musicale e cinematografico dei Talking Heads.

Cominciamo!

1. Il quarantennale
Per celebrare questo importante traguardo, David Byrne, leader della band, ha sorpreso i fan con una divertente iniziativa promozionale; un video in cui viene mostrato mentre ritira l’abito che indossava durante lo spettacolo presso un lavasecco di New York. Nella scena successiva, Byrne indossa nuovamente l’abito, lasciandosi trasportare dalle caratteristiche mosse di danza, diventate nel corso del tempo un marchio distintivo. La versione in 4K del film sarà proiettata nelle sale americane in autunno, grazie all’impegno di A24. Per rendere ancora più speciale questa celebrazione, il 18 agosto Rhino pubblicherà una deluxe edition dell’album, che includerà la registrazione completa del concerto.

2. Un po’ di ovvietà
I Talking Heads sono stati una band statunitense formatasi negli anni ’70 e attiva fino al 1991. La formazione originale comprendeva David Byrne come cantante e chitarrista principale, Tina Weymouth al basso, Chris Frantz alla batteria e Jerry Harrison alle tastiere e chitarre. La band si è distinta per il loro sound unico e innovativo, capace di mescolare elementi di punk, new wave, funk e world music, creando così all’interno della scena musicale dell’epoca un mix eclettico e distintivo.
Che dire delle canzoni? Ritmi frenetici si alternano a ballate intime, con testi che affrontano temi sociali, personali e psicologici. E i live? Parliamo di esibizioni che hanno lasciato un segno, note per essere eccentriche e teatrali. L’ultima ovvietà è indissolubilmente legata all’influenza avuta; un’impronta indelebile rilasciata all’interno del panorama della musica rock.

3. La genesi di Stop Making Sense
Risiede nella volontà della formazione di creare un’esperienza musicale e visiva unica, provando a documentare le loro esibizioni dal vivo per catturare l’energia e la magia dei loro concerti. Il risultato finale è stato un mix di performance live, luci creative (progettate dallo stesso Byrne e dalla specialista Beverly Emmons), Fotografia (a cura di Jordan Cronenwhet) e montaggio intelligente. Tale commistione ha dato vita a un’opera intramontabile, dimostrando – semmai ce ne fosse bisogno – l’audacia e la creatività dei Talking Heads.

4. La performance
L’esibizione catturata in SMS resta ancora oggi un’esperienza unica, da gustare dall’inizio fino alla fine. Non si può sottovalutare l’impatto e la potenza di David Byrne sul palco. La sua voce, perfettamente in linea con l’epoca musicale di quel tempo, fa pendant con il magnetismo emanato dall’iconica presenza. A conti fatti, è impossibile non rimanere affascinati da tutto ciò che David e il gruppo in generale offre dal vivo.

5. Evoluzione scenica
L’evoluzione scenica è sorprendente e innovativa. Dal momento iniziale in cui Byrne sale sul palco da solo con una chitarra acustica fino all’esplosione finale con l’intera band; il film riesce a coinvolgere lo spettatore in modo avvincente. La progressiva aggiunta dei musicisti crea un effetto di suspense che tiene lo spettatore incollato allo schermo. Inoltre, la coreografia crea uno spettacolo visivo straordinario.

6. La playlist
Parliamo di un flusso narrativo estremamente coinvolgente; se l’inizio con Psycho Killer crea una sorta di intima suspense, Once in a Lifetime evoca una riflessione credibile sull’alienazione. Così come Burning Down the House ribadisce quanto sia un manifesto significativo della discografia. Non è possibile analizzare nello specifico tutti i brani, anche perché bisognerebbe dilungarsi (e poi in redazione “mi cioccano”; i post devono contenere un numero preciso di battute). Mi piace però ricordare l’esplosiva Crosseyed and Painless; una conclusione a dir poco trascinante del concerto.

7. La Regia
Jonathan Demme ha saputo catturare l’energia dei Talking Heads attraverso tecniche visive e di montaggio dinamiche, sfruttando l’illuminazione creativa e i cambi di angolazione individuati per rendere le esibizioni più coinvolgenti. Ha inoltre utilizzato riprese multiple e un montaggio fluido. Particolare non da poco, ha saputo rendere evidente il senso di unità e connessione esistente tra band e pubblico.

8. La critica e il successo
Il film, all’indomani della pubblicazione, ha suscitato reazioni entusiastiche. Le recensioni hanno elogiato l’approccio visivo innovativo e la magistrale regia di Demme, definendolo all’unanimità un capolavoro assoluto. La pellicola è stata in grado di attrarre un pubblico sorprendentemente vario; sia l’impiegato contabile che la casalinga, ma anche il più incallito dei punk. Se ancora non l’avete compreso, lo stile inusuale della produzione ha catturato l’attenzione di tutti. Stop Making Sense è diventato rapidamente un cult tra i fan, contribuendo nel corso degli anni a consolidare una fan-base estremamente fedele.

9. Curiosità
a) Jonathan Demme ha utilizzato un’ampia varietà di telecamere portatili a mano (era il 1983…)
b) in “Genius of Love” dei Tom Tom Club, Tina Weymouth, ha suonato una chitarra a quattro corde (bass guitarito), definendo così il distintivo ritmo funky del pezzo.
c) Durante le esibizioni, i membri della band indossavano abiti creati da Romeo Gigli appositamente progettati per enfatizzare l’aspetto teatrale e visivo.
d) Il titolo Stop Making Sense (un verso di Girlfriend is better) è stato ispirato dal chitarrista, Jerry Harrison; durante le sessioni di registrazione dell’album “Speaking in Tongues”, Harrison realizzò che, con le loro sperimentazioni musicali, la band stesse cercando di “smettere di avere senso”.

Vi lascio con la consueta playlist di nove brani, a questo giro a loro dedicata e che potrete ascoltare gratuitamente sul mio canale Spotify.
Buon ascolto!

9 canzoni 9 … dei Talking Heads

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