Ora Francesco Rocca vuole le scuse degli organizzatori del Pride di Roma e così, sostiene, farebbe marcia indietro concedendo, di nuovo, il patrocinio della Regione Lazio. Dopo la bufera scatenata dal passo indietro del presidente regionale, dovuto alla presenza nel manifesto degli organizzatori di una posizione favorevole all’utero in affitto, ora si prepara la nuova giravolta. Rocca pretende che il presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride, Mario Colamarino, “chieda scusa” per “la strumentalizzazione e la manipolazione”, ma avverte “non c’è spazio di mediazione per l’utero in affitto”. Insomma, ne chiede la cancellazione dal manifesto.

“Il Pride dovrebbe essere una festa per tutti, l’occasione per un dialogo sui diritti civili, e non avere una connotazione ideologica. Non potevo dare il patrocinio a chi rivendica una condotta che è considerata reato nel nostro Paese”, dice Rocca spiegando che il ritiro del patrocinio è stato dovuto al fatto che Colamarino abbia accostato “il mio patrocinio all’utero in affitto” e questo “è quanto di più distante ci sia dalla mia sensibilità”. Nella concessione del patrocino, aggiunge Rocca, “c’era chiaramente scritto e indicato di evitare comportamenti che potessero ledere la sensibilità altrui”. L’utero in affitto, sostiene, “significa sfruttamento delle donne più povere, del corpo della donna”. Il presidente della Regione Lazio parla di una “provocazione” che definisce “inutile” e che “dimostra quanto siano politicizzati”.

Quindi Rocca riavvolge il nastro: “Ho ricevuto una lettera con richiesta di patrocinio molto cortese da parte degli organizzatori – ha detto a La Stampa – Ho deciso sul principio di accordarlo perché trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica. Ma nella lettera di risposta c’era scritto chiaramente di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini. Mi riferisco alla pratica dell’utero in affitto. Ogni altra motivazione che mi viene attribuita è strumentale e fa parte della ideologizzazione di questi temi che non mi appartiene”. Sul perché ci sia stato un dietrofront a cinque giorni dalla parata il governatore smentisce che ci siano stati ‘ordini dall’alto’ da Fratelli d’Italia.

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