Un giorno il principe Domenico Antonio Pallavicino si è affacciato dal suo splendido palazzo nobiliare, appartenente alla sua famiglia da generazioni, e quello che ha visto non gli è piaciuto per niente: ruspe intente a scavare parcheggi dove un tempo c’era un sottopasso pedonale abbandonato, nel cuore della Genova rinascimentale, proprio accanto ai palazzi dei Rolli patrimonio Unesco. Il cantiere recentemente ha attirato anche l’attenzione del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che ha definito la parte di opera in superficie un “cubo di cemento immondo” e ha chiesto “la rimozione dei vertici della Soprintendenza” per aver deturpato una piazza di valore storico e artistico.

Ma al principe Pallavicino – casata che a Genova ha dato tre dogi – c’è un’altra cosa che non è andata proprio giù: di quei posteggi, ricercatissimi una città affamata di posti auto, la metà in vendita era già stata tutta assegnata. Destinati ai residenti, se li sono accaparrati tre informatissimi acquirenti, prima che fossero messi sul mercato: i marchesi Alberto, Roberto e Carlo Clavarino. Anche loro nobili, sebbene di lignaggio inferiore al principe. I tre fratelli Clavarino, da soli, si sono comprati ben 15 parcheggi, alla faccia dei piani di riduzione del traffico cittadino. Carlo Clavarino, aristomanager con amicizie importanti, fondatore del colosso assicurativo Aon, non è nemmeno residente a Genova.

Il tutto fa pensare che avessero notizie di prima mano sull’operazione politica: senza indire una gara, la giunta del sindaco Marco Bucci ha affidato l’appalto al costruttore Davide Viziano, sostenitore di Bucci e finanziatore di alcune iniziative della sua giunta. Non solo: il valore dei beni lo ha fissato il privato; i parcheggi sono raddoppiati in corso d’opera. Dulcis in fundo: il prezzo della compravendita, 375mila euro, non è mai stato versato. La società edile coinvolta, la Progetti e costruzioni Spa, ha infatti saldato il debito residuo con una permuta: un pagamento “in natura”, dando al Comune un immobile in periferia, destinato ai vigili urbani; nell’affare si è portata a casa la costruzione di altri parcheggi sotterranei, davanti alla stazione ferroviaria di Principe.

In tutta l’operazione, secondo il principe Pallavicino, c’è più di un’anomalia. A cominciare dalla scarsa trasparenza: a rendere l’idea di come tutta questa faccenda fosse una cosa per pochi è la modalità con cui è stato stipulato l’atto di vendita: nello studio di uno degli acquirenti, il notaio Alberto Clavarino, il giorno prima che lo stesso Viziano ottenesse il permesso dal Comune. Ci sarebbe poi l’aggiramento del codice degli appalti, notoriamente indigesto al sindaco Bucci, che gli preferisce il cosiddetto “modello Genova“, con cui ha ricostruito il ponte sul Polcevera dopo il crollo del viadotto Morandi, e che sta guidando anche i lavori della maxi diga portuale.

Anche in questo caso di gare non se ne sono viste: tutto nascerebbe da una “manifestazione di interesse” del costruttore Viziano, che poi è stato l’unico a presentare candidatura al successivo bando del Comune, offrendo appena cento euro in più alla sua stessa valutazione, e vincendo così l’asta al “massimo rialzo”. Altra stranezza è la destinazione pertinenziale, prevista dalla legge Tognoli: tre persone hanno saturato 15 posti macchina ambitissimi; una sola ha la residenza vicino al parcheggio. Tutte queste argomentazioni sono contenute in un esposto che il principe Pallavicino ha presentato alla Procura di Genova. Sul caso indagano i pm Paolo D’Ovidio ed Eugenia Menichetti. Il fascicolo, per ora senza indagati, è stato aperto con un’ipotesi di partenza di violazione di norme costruttive e urbanistiche. Ma non è escluso che gli ulteriori elementi che stanno emergendo non lo facciano evolvere in qualcosa di più.

Carlo Clavarino, addirittura, è residente a Milano. Amico della famiglia Agnelli e dei Moratti, con il suo colosso assicurativo copre i rischi di giganti come Eni e Ferrero. Insieme all’amico Carlo Perrone, editore del Secolo XIX oggi vicepresidente del gruppo editoriale Gedi, ha dato vita recentemente alla fondazione Friends of Genoa, un cenacolo di ultra-ricchi, nobili e grandi imprenditori (oltre a Perrone e Clavarino, ne fanno parte, tra gli altri, Carlo Puri Negri e Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild), che si propone di convincere investitori stranieri a investire su Genova, sul modello di Venezia. Friends of Genoa ha sede a Palazzo Spinola, in via Garibaldi numero 5, posseduto e restaurato dai marchesi Clavarino, che sono diventati dirimpettai del principe in quella strada – tutelata dall’Unesco – che ospita le antiche dimore patrizie di quelle famiglie che, ieri come oggi, si facevano la guerra per il potere della Superba.

C’è un’ulteriore curiosità. Molti protagonisti di questa vicenda – il costruttore Davide Viziano, l’aristomanager Carlo Clavarino e pure Claudio Senzioni, amministratore dei beni del principe – condividono un titolo onorifico: sono “ambasciatori di Genova nel mondo“. Una carica inventata di sana pianta proprio da Bucci, sindaco che adora simboli, goliardia e costumi, come dimostra la reinvenzione della festa della bandiera genovese (due giorni prima del 25 aprile) e il fatto che una volta l’anno ami travestirsi da Doge. Pallavicino è invece stato nominato dal sindaco “ambassador” del premio dedicato al violinista Niccolò Paganini. L’onorificenza è stata istituita con il proposito di premiare personalità cittadine che si sono distinte nelle arti, nello sport, negli affari e nelle professioni. I critici fanno notare però che la platea di “ambasciatori” si è gonfiata a tal punto da far pensare che l’occasione serva anche a ricompensare una corte di sostenitori e fedelissimi.

Articolo Precedente

Stragi del ’93, ora Gasparri chiede a Nordio di mandare gli ispettori a Firenze: “L’indagine su Berlusconi è una tesi politica del pm”

next
Articolo Successivo

Lombardia, alla presidenza dell’Arpa vincerà lo spoil system o la candidata dal basso?

next