di Francesco Svelto (www.f1sport.it)

Per chi la segue per davvero la prima volta può sembrare qualcosa di anacronistico, passato, irreale. O semplicemente strano. Avere la velleità di vincere una corsa girando per 24 ore intere, senza sosta, su una pista – tecnica e bellissima – e portare l’auto al traguardo il più avanti possibile è certamente un concetto che cozza coi tempi moderni. Eppure dietro c’è tanto da raccontare, ci sono storie di sfide, di auto, di tecnologie. Ma soprattutto storie di uomini, di equipaggi, di intrecci, di emozioni senza pari che solo questa gara, la più importante dele globo sul fronte motorsport, è in grado di regalare.

La 24 ore di Le Mans celebra quest’anno i suoi cento anni di storia e lo fa promettendoci una gara, quella che si disputerà tra il 10 e l’11 giugno, che certamente vedrà le Ferrari protagoniste (al rientro nella categoria regina delle endurance dopo 50 anni) della battaglia contro colossi come Toyota, Porsche, Cadillac, Vanwall, Peugeot. Una sfida, quella di quest’anno, che è anche di concetti, di tecnologie, tra vetture fantastiche e molto diverse, tra filosofie progettuali eterogenee. Ma l’emozione, no, quella non cambia. E’ sempre quella di allora.

Sempre quella di quel 26 maggio 1923, quando tre gentiluomini decisero di organizzare una gara di durata per dimostrare l’affidabilità delle vetture turismo. O anche quella delle epiche sfide Ferrari-Ford degli anni 60 o delle lotte serrate dei costruttori che hanno fatto la storia di tante edizioni degli ultimi trent’anni. Sì, le emozioni sono quelle, e resteranno uniche. Assistere alla notte di Le Mans, per chi l’ha vissuta, è qualcosa che resta impressa nella memoria dell’appassionato.

Che sia davanti alla tv a vedere uno stint di questo o quel pilota o direttamente dalla pista, il buio squarciato dai fari a led delle macchine e da quei sound autentici e non castrati è pura gioia nel cuore di ogni tifoso di motorsport. Meglio ancora se questa gioia la si condivide tra perfetti sconosciuti assiepati dietro le reti di Moulsanne o alle curve Porsche, magari assaggiando salsicce speziate e sorseggiando una buona birra, come la tradizione impone. Perché si, perché Le Mans è anche questo ed è un qualcosa che siamo certi resterà cosi per altri 100 anni. Alla faccia di chi sbraita, di chi critica, soprattutto dal fronte F1, perché consapevole di non poter mai raggiungere tali livelli di estasi motoristica.

Tanti auguri!

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