Massimiliano Allegri è sul banco degli imputati: l’uscita dall’Europa League contro il Siviglia di giovedì scorso è stata l’ennesima delusione di una stagione tribolata, dentro e fuori dal campo. La qualificazione in finale avrebbe potuto salvare la seconda annata consecutiva senza titoli in casa della Juventus. Un record negativo nonostante l’organico messo a disposizione del tecnico toscano sia uno dei migliori in Italia, a cominciare dal monte stipendi. È vero che gli infortuni, come quelli di Pogba e spesso a di Di Maria, hanno costellato l’intera stagione ma il gioco e i risultati non hanno mai rispecchiato la qualità della rosa e le spese d’investimento fatte dalla società a inizio anno. L’unico obiettivo rimasto è quello di posizionarsi tra le prime quattro per giocare la Champions League la prossima stagione, ma la penalizzazione di punti, sulla quale deciderà la Corte d’Appello Federale lunedì 22 maggio, condizionerà comunque la classifica.

Il dibattito sul futuro, dunque, non può non riguardare anche il tecnico. Tra le critiche che vengono fatte alla seconda gestione Allegri, tornato alla Juve dopo cinque scudetti consecutivi e un biennio sabbatico, quella relativa al gioco è la principale. Soprattutto perché ha inciso nell’eliminazione in Coppa Italia, nel ritorno della semifinale contro l’Inter a San Siro, e proprio col Siviglia in Europa League. In alcuni casi, le critiche sono arrivate proprio dai veterani della rosa. Cuadrado nel pre-partita di giovedì ha affermato ironico:”Dobbiamo pressare alto, vediamo se il mister ce lo lascerà fare…”. Szczęsny, dopo l’eliminazione al Sanchez-Pizjuan, ha commentato scuro in volto: “Ci siamo abbassati troppo dopo il gol e non meritavamo di vincerla”. Anche Danilo era stato duro sulla gestione del gioco contro il Sassuolo: “Quando lasci il comando del gioco all’avversario diventa difficile”.

Alle critiche dei giocatori più esperti, però, va affiancato il percorso fatto da Allegri con i giovani: i bianconeri hanno valorizzato i talenti provenienti dall’under 23 e dalla Primavera come probabilmente nessuna squadra ha fatto quest’anno. Gli esperimenti dell’allenatore hanno portato a mettere in mostra tanti profili interessanti, come Iling Junior, Fagioli, Miretti, Soulé e Barranecea. A tutti sono state date delle chances per mettersi in mostra e alcuni, come Fagioli e Iling Jr., stanno diventando veri e propri titolari nel loro ruolo, facendo accomodare in panchina giocatori come Paredes e Kostic.

In attesa che le manovre estive entrino nel vivo, dunque, ora la Juve deve ragionare sul tecnico. Può riconfermare Allegri per la prossima stagione, visto anche il contratto valido fino al 2025 a 7 milioni e mezzo di euro all’anno. Va inoltre considerato che pochi mesi fa, quando la vecchia dirigenza si era dimessa in blocco, John Elkan aveva indicato l’allenatore di Livorno come il nuovo punto di riferimento della parte sportiva: una sorta di incoronazione pubblica della società. In attesa anche che venga ufficializzato il nuovo direttore sportivo, dunque, è probabile che Allegri lascerà Torino solo di comune accordo con i vertici. E probabilmente solo in caso di una nuova esperienza: spesso si è parlato di un suo possibile impiego sulla panchina del Paris Saint-Germain, club che lo ha chiamato in diverse occasioni e che non è contento della gestione Gaultier. Nel caso in cui la Juve dovesse cambiare, tra i nomi da cui ripartire c’è anche quello di Raffaele Palladino, che quest’anno ha fatto grandi cose con il Monza nella sua prima stagione in Serie A. L’allenatore del club brianzolo – cresciuto da calciatore nella Primavera juventina – potrebbe dare nuova linfa all’ambiente bianconero, che ha bisogno di una scossa dopo due stagioni molto al di sotto delle aspettative. Molto, però, passerà dalle coppe: in caso di mancata qualificazione in Europa, a causa delle penalizzazioni, la società dovrà intervenire profondamente sul mercato per ridurre il monte ingaggi.

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