Un sindaco che potrebbe finire ai box subito dopo essere stato eletto. È lo scenario che si potrebbe verificare ad Acireale, in provincia di Catania, dove le Amministrative, come in tutto il resto della Sicilia, si disputeranno il 28 e 29 maggio. L’ipotesi riguarda l’eventuale elezione di Roberto Barbagallo, già sindaco dal 2014 al 2018, quando venne arrestato con l’accusa di avere chiesto a un vigile urbano di intimidire alcuni venditori ambulanti con l’intento, secondo la procura, di raccattare voti per il proprio politico di riferimento. Per quei fatti, Barbagallo è stato condannato in primo grado a un anno e quattro mesi per tentata induzione a promettere utilità e sarebbe dunque a rischio sospensione in virtù della legge Severino.

Com’era prevedibile il tema ha infiammato la campagna elettorale, contrapponendo sostenitori e sfidanti, impegnati nel dimostrare l’applicabilità automatica o meno della norma che prevede uno stop massimo di 18 mesi per i sindaci condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione. Il nodo della questione riguarderebbe l’applicabilità della Severino in casi di reato tentato e non consumato, e su cui ancora non ci sarebbe una giurisprudenza certa. Tra chi ritiene evitabile la sospensione c’è proprio Roberto Barbagallo, che corre sostenuto da una lista civica. L’ex sindaco, tra l’altro, si dice certo di poter incassare l’assoluzione in secondo grado: ha dunque rassicurato i propri elettori della concreta possibilità di riuscire a non saltare neanche un giorno da sindaco.

Oggi però è arrivata un’ulteriore novità ad animare la contesa politica. Si tratta di una nuova vicenda giudiziaria in cui ancora una volta entra in gioco un vigile urbano: a Barbagallo, infatti, è stato notificato un avviso di chiusura delle indagini in un’inchiesta che lo vede accusato dei reati di falso e di rilevazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. La storia, stavolta, riguarda non la politica, ma l’attività lavorativa del candidato, di professione ingegnere. Barbagallo è accusato di avere istigato un vigile urbano in servizio ad Acireale a spifferare particolari su un controllo da effettuare a carico di una ditta, da cui l’aspirante primo cittadino era stato incaricato di curare gli aspetti amministrativi di una pratica urbanistica. Ciò – secondo le accuse della procura di Catania – avrebbe garantito ai titolari dell’impresa di correggere in corsa gli illeciti commessi. “È mio preciso dovere informare i cittadini acesi che oggi mi è stato notificato un avviso di garanzia – si legge in una nota del candidato sindaco –. Secondo la contestazione, i fatti involgerebbero vicende legate alla realizzazione di campi di padel. Questioni legate alla verifica delle relative pratiche urbanistiche. Il mio difensore di fiducia, avvocato Enzo Mellia, acquisirà la copia degli atti che mi consentiranno di capirne di più”.

A beneficiare dei favori ottenuti da Barbagallo sarebbe stato il Crazy Padel, gestito dall’associazione sportiva dilettantistica Pac, che nel recente passato ha trasformato i campi da tennis di uno degli storici club della zona in campi da padel, lo sport di racchetta che negli ultimi anni ha preso sempre più piede. Stando a quanto verificato da ilfattoquotidiano.it, socio di maggioranza della Pac è un volto noto alle cronache giudiziarie siciliane: si tratta di Carmelo Paratore, imprenditore attivo in più settori, dai rifiuti e alla ricettività turistica. Paratore, a fine 2021, è stato destinatario di un maxi-sequestro di beni del valore di cento milioni di euro eseguito dalla Direzione investigativa antimafia. Insieme al padre, è ritenuto un prestanome di Maurizio Zuccaro, boss legato alla famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano. Un’accusa che in precedenza gli era valsa il coinvolgimento in un’inchiesta, il cui processo è ancora in corso, denominata Piramidi, dal nome del lido che i Paratore gestivano sul lungomare di Catania.

Della Pac Carmelo Paratore è diventato socio di maggioranza proprio nel 2021. Dai documenti camerali risulta che l’acquisizione del 70 per cento delle quote è stata effettuata a febbraio. Pochi mesi prima rispetto a quando sarebbero stati commessi i reati contestati dalla procura Barbagallo, le cui condotte illecite sono state individuate dai magistrati tra aprile e giugno di due anni fa. Contattato telefonicamente, il legale di Barbagallo fa sapere che il proprio assistito non ha mai avuto rapporti professionali con Paratore.

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