Vent’anni fa, quell’indimenticabile derby di Champions che segnò una generazione e spianò al Milan la strada per il trionfo di Manchester fu una sfida in perfetto equilibrio fino all’ultimo secondo dei 180 minuti, decisa dal gol in trasferta di Shevchenko e dagli episodi. Per ora, questa riedizione milanese della semifinale di Champions ricorda l’altra stracittadina europea, quella del 2005, stravinta dal Milan. Senza storia, almeno per il momento, ma stavolta a parti inverse. L’Inter vince l’andata delle semifinali di Champions League: 0-2. Un risultato giusto, pesante, per certi versi persino stretto per quanto visto in campo. La squadra di Inzaghi domina il Milan, nel suo stadio, San Siro tutto rossonero sugli spalti e però stasera solo nerazzurro, sul campo. Lo fa con un avvio scioccante, un uno-due letale firmato nei primi dieci minuti di gioco, un primo tempo straripante e il secondo sempre in controllo.

Praticamente la partita perfetta, per gli undici nerazzurri e per Simone Inzaghi. Soprattutto di Simone Inzaghi. L’allenatore che nemmeno due mesi fa sembrava virtualmente esonerato e qualcuno voleva addirittura sostituire con Chivu è il vero vincitore di questo derby. Il successo dell’Inter inizia fuori dal campo, già nelle formazioni. Ed è vero che l’abbondanza nerazzurra in questo caso ha sicuramente fatto la differenza (dall’altra parte Pioli, senza Leao e anche Bennacer dopo una manciata di minuti, ha davvero dovuto raschiare il barile), ma Inzaghi stavolta le ha indovinate tutte. Tanti tifosi interisti avevano storto la bocca leggendo Lukaku e Brozovic fuori dall’undici titolare. Invece è proprio Edin Dzeko, preferito in avanti, a sbloccare subito il punteggio con una volée tanto bella quanto pesante. Ed è sempre Mkhtaryan a imperversare in mezzo al campo e siglare il raddoppio che di fatto deciderà la gara fino alla fine.

Ti aspetti una partita bloccata, infatti, passaggi all’indietro, mosse e contromosse, e invece sono fuochi d’artificio. Alla prima azione – ma che dire, al primo pallone – l’Inter ha già spezzato l’equilibrio da calcio d’angolo. Lo shock prosegue: un minuto dopo, altra scorribanda sull’out di Dimarco, Mkhtaryan taglia la difesa come il burro e davanti a Maignan non sbaglia. Pronti, via, l’Inter si ritrova già avanti di due reti, e al Milan anzi va bene che al quarto d’ora il solito destro terrificante di Calhanoglu rimbalzi sul palo. A questo punto la partita non è cambiata, è stravolta. Pioli, che probabilmente sperava di rubare palla e ripartire, a maggior ragione senza Leao, si ritrova a dover condurre il gioco per forza. La cosa che sa fare meno bene. Mentre l’Inter continua a palleggiare, in spazi ancora più larghi. Dzeko-Lautaro non sono la coppia migliore in assoluto per colpire in contropiede (e infatti un paio di occasioni sfumeranno) ma l’inerzia è segnata. Lautaro va ancora via a Tomori e Kjaer in area e appena sfiorato si lascia cadere: l’arbitro Lahoz non ha dubbi, il Var sì. È la classica decisione per cui in teoria il protocollo direbbe che vale la decisione del campo, e invece la tecnologia fa bene a intervenire perché un rigore ingiusto non è mai rigore. Sarebbe stato il colpo del ko, dopo nemmeno mezzora. Il Milan resta in vita e prova a scuotersi, ma la verità è che al di là di un po’ di ardore e del calore del suo San Siro non sembra avere armi per attaccare l’Inter.

Nella ripresa Pioli alza il baricentro, non può fare altro. L’Inter si abbassa per addormentare la gara, tanto, forse anche un po’ troppo. Però il vero pericolo lo crea ancora Dzeko, murato da Maignan. Per vedere il Milan davanti bisogna aspettare quasi un’ora. Un palo lo colpisce anche Tonali, a botta sicura dal limite dell’area: è la prima, e forse anche l’unica, vera occasione per i padroni di casa. Con Origi subentrato da esterno per provare a fare le veci di Leao, è il momento migliore per i rossoneri. Ma la serata rimane da incubo. Inzaghi completa il suo piccolo capolavoro gestendo le energie fisiche e mentali, i cambi e il ritmo. Ai nerazzurri è mancato solo il terzo gol, che forse avrebbero anche potuto trovare, ma al novantesimo Onana non ha effettuato una sola parata. La finale di Istanbul – un traguardo clamoroso, semplicemente impensabile a inizio stagione – è a un passo per i nerazzurri. Ancora una partita, pur sempre un derby dove tutto può succedere. Fra una settimana il Milan probabilmente riavrà Leao, ma anche due reti da rimontare. Per stasera Milano è solo nerazzurra.

Twitter: @lVendemiale

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