Continua in tutta Italia la raccolta firme per i referendum abrogativi delle leggi che hanno stabilito l’invio di armi in Ucraina. I comitati che hanno lanciato la campagna referendaria sono due: Ripudia la guerra e Generazioni future. Tra i promotori ci sono Ugo Mattei, Pasquale De Sena, Guido Viale, Vladimiro Giacchè, Carlo Freccero, Vauro Senesi, Moni Ovadia e Franco Cardini. Due i quesiti proposti. Il primo chiede di abrogare il decreto che consente l’invio di armi in Ucraina per tutto il 2023. Il secondo, invece, vuole togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento. “Il Comitato Referendario esorta tutti i cittadini italiani che abbiano a cuore gli esseri umani e la loro salute a sostenere questa iniziativa”. Oltre ai banchetti che saranno presenti in tutto il Paese (ecco la mappa e il programma), si può aderire all’iniziativa sulla piattaforma di Generazioni Future (ecco il link dove firmare). Nello specifico, ecco i dettagli della proposta referendaria.

IL PRIMO QUESITO
Ecco il testo formale:
“Richiesta di referendum abrogativo (23A01448) (GU Serie Generale n.53 del 03-03-2023)”

“Vuoi tu che sia abrogato l’art. 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorita’ governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023 nelle parole: “È prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorita’ governative dell’Ucraina, di cui all’art. 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalita’ ivi stabilite.”?”

L’obiettivo di chi promuove il referendum è di dare la parola al popolo italiano sul tema dell’invio di armi in Ucraina, visto che i parlamentari, di maggioranza quanto di opposizione (tranne rare eccezioni), hanno deciso di destinare ingenti somme di denaro alla produzione di armi da mandare a Kiev. “Noi riteniamo che il popolo italiano in maggioranza non sia d’accordo e con quesito referendario intendiamo provarlo” hanno scritto i promotori del referendum, secondo cui è invece necessario provare seriamente a trovare soluzioni diplomatiche. “Se, infatti, l’esito del referendum dovesse essere positivo, per i partiti non sarebbe più possibile introdurre altre leggi che autorizzino di nuovo il finanziamento della guerra” si legge sul sito di Generazioni Future, dove è specificato a chiare lettere che “non è questione di parteggiare per l’uno o per l’altro schieramento”. L’obiettivo è un altro: “Si ha a cuore solo la pace che si raggiunge limitando gli armamenti e certo non inviandone di sempre più potenti in teatri di guerra. Le armi – è il messaggio – uccidono moltitudini di civili e militari sia russi che ucraini e arricchiscono piccoli gruppi di miliardari senza scrupoli che controllano il complesso militare industriale globale“.

IL SECONDO QUESITO
Ecco il testo formale:
“Richiesta di referendum abrogativo (23A01743) annunciata nella “Gazzetta Ufficiale” Serie generale n. 64 del 16/3/2023”

“Volete voi che sia abrogato l’art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, e successive modificazioni (che prevede: “6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” limitatamente alle parole “o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”?”.

L’obiettivo di chi promuove il referendum (in questo caso si tratta del comitato Ripudia la Guerra) è togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento. Se questo referendum avesse successo, ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra, richiederebbe una legge formale e dunque la piena assunzione di responsabilita’ politica del Parlamento. Generazioni Future e Ripudia La Guerra, considerando complementari e mutuamente rafforzativi i quesiti li hanno raggruppati sotto la denominazione “Italia per la pace”.

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