Un nuovo “alert” è arrivato da parte dell’Accademia Nazionale di Medicina Francese sull’uso delle lampade a raggi UV di tipo A (UVA) nei saloni estetici per fissare gli smalti semipermanenti alle unghie (ne avevamo già parlato qui). Ricordiamo che l’applicazione di questi smalti richiede l’uso di una lampada UV combinata (almeno 48 watt) e di un diodo a emissione luminosa (LED) per asciugare e fissare ciascuno dei quattro strati di smalto applicati. Queste lampade emettono raggi UVA che penetrano in profondità nella pelle e sono noti per favorire l’invecchiamento e, soprattutto, lo sviluppo di tumori cutanei. Ricordiamo che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato gli UVA come cancerogeni di gruppo 1. Significa che siamo di fronte a sostanze o agenti con precise evidenze di cancerogenicità. Allora perché, come in questo caso, non sono vietate? Lo IARC non specifica a partire da quali dosaggi o tempi di esposizione si definiscono cancerogene.

Quello che sappiamo, come riporta l’Accademia nazionale francese, è che “durante l’anno 2022, una sintesi degli effetti collaterali indotti dalle vernici semipermanenti elencava tre tipi di problemi dovuti all’uso di lampade UVA, tutti emersi nelle donne: reazioni allergiche alla pelle (66 casi, 70,5%), danni meccanici alle unghie (23 casi, 26,1%) e tre casi di carcinoma cutaneo (3,4%). Le lampade UVA per unghie come fattore di rischio nell’insorgenza di questi tumori cutanei è stato citato già nel 2009”. Inoltre è noto che i raggi UVA danneggiano il DNA delle cellule cutanee producendo radicali liberi, che favoriscono la comparsa di mutazioni che causano il cancro in queste cellule. La particolarità degli UVA è che provocano sempre lo stesso tipo di mutazioni. “La loro identificazione nelle cellule del cancro della pelle”, dichiarano gli esperti dell’Accademia, “permette di parlare di una ‘firma UVA’ dei tumori così indotti”.

Lo studio pubblicato recentemente da Nature ha più recentemente fornito una prova concreta del rischio cancerogeno dell’uso di queste lampade nella cura delle unghie. “Nell’ambito dell’uso di smalti semipermanenti”, prosegue il commento dell’Accademia di medicina francese, “il rischio sembra essere legato soprattutto a tre fattori: la giovane età in cui inizia l’uso (in media 20 anni); la frequenza ravvicinata dell’esposizione (in media 5-6 volte all’anno, o anche di più con lo sviluppo delle lampade domestiche); l’esposizione per diversi anni. L’effetto cumulativo dell’esposizione ai raggi UVA è il rischio principale”. E può essere aggravato dal tipo di pelle (chiara) e se una persona soffre di immunodepressione.

Infine, l’Accademia Nazionale di Medicina francese raccomanda di:
– applicare una crema solare con protezione UVA indicata, circa 20 minuti prima dell’esposizione delle mani alle lampade UV/LED;
– stabilire un censimento del numero di dispositivi UV/LED venduti ogni anno, per stimare l’evoluzione del mercato e di inserire un messaggio scritto di avvertimento e raccomandazioni a ogni lampada acquistata;
– effettuare studi epidemiologici per valutare il rischio di carcinoma cutaneo provocato dalla ripetizione frequente di questo tipo di irradiazione per un lungo periodo di tempo.

Articolo Precedente

“Il pene degli uomini si è allungato di 3 centimetri negli ultimi anni”: lo studio della Stanford University. L’ipotesi: “Effetto dei tradimenti”

next
Articolo Successivo

Allarme deodorante tossico, meglio non comprare quelli a lunga durata con validità 48 ore: “Come avere un tappo sotto le ascelle”

next