Via libera di Palazzo Madama alla legge Bongiorno per rafforzare il Codice rosso contro la violenza sulle donne. L’Aula ha dato il via libera al disegno di legge per l’avocazione delle indagini per i delitti di violenza domestica o di genere. Il provvedimento ha avuto 113 voti favorevoli, nessuno contrario, 28 astenuti e passa ora alla Camera. La norma che si inserisce nell’ambito del cosiddetto Codice rosso, prevede un’ulteriore ipotesi di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d’appello, che ricorre quando il pm, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, non senta la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

Soddisfatta la la senatrice leghista prima firmataria del disegno di legge e presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama: “Maggiore velocità alle indagini”, ha detto, significa “più tutela per tutte quelle donne vittime di gravi reati come maltrattamenti in famiglia, stalking e abuso sessuale. Un ulteriore passo avanti nella battaglia contro i delitti di violenza domestica o di genere”.

I senatori del Pd hanno scelto l’astensione. Ad annunciarlo in Aula, a nome del suo gruppo, è stata la senatrice Valeria Valente. Quindi ha spiegato: “Il Pd allora non ha votato il Codice rosso e si è astenuto con le perplessità che abbiamo ancora”, ha dichiarato. “Non tutte le donne vogliono essere ascoltate entro 3 giorni, molto spesso non se la sente di rivivere il trauma della violenza. Molto spesso è un ascolto che può addirittura minare l’esito del provvedimento e la credibilità della donna perché, così costretta, rischia di apparire poco credibile. Noi abbiamo provato a dare voce a quelle donne, non a cercare capri espiatori”. E rivolgendosi alle forze di maggioranza ha aggiunto: “Datemi un solo numero sulle donne che non vengono ascoltate entro 3 giorni, perché non è vero che non vengono ascoltate. Anche il 15% delle donne richiamato prima, in realtà è quello di chi sporge denuncia e il 67% non ne parla nemmeno. Una donna oggi non denuncia non perché non viene ascoltata entro 3 giorni, ma perché tante volte non viene creduta, viene vittimizzata. Il tema non è il tempo ma la qualità delle indagini, con quale spirito si fanno e con quali competenze e specializzazione degli operatori”, chiedendo inoltre di mettere gli “uomini violenti al centro della nostra attenzione” e di adottare “più misure cautelari, a partire dal braccialetto elettronico”.

Si sono astenuti anche gli esponenti di Alleanza Verdi Sinistra: “Con questo disegno di legge”, ha dichiarato Ilaria Cucchi, “si denuncia l’inefficacia del sistema ‘codice rosso’ concepito per contrastare e arginare il dilagante fenomeno criminale della violenza di genere. Esprimo tutta la mia amarezza nel dover ancora una volta prendere atto di come il nostro sistema giudiziario si riveli inadeguato”. E ancora: “Siamo soddisfatti che sia stato approvato un nostro odg che impegna il governo a introdurre una definizione esplicita di consenso che valga ad escludere il reato di violenza sessuale, perché tutelare le donne dalla violenza prevaricatrice degli uomini violenti deve essere una priorità assoluta. Sappiamo bene che alla base ci sono questioni culturali profondissime e che non bastano le leggi repressive. Ma perché lo Stato non perda credibilità deve dotarsi di strumenti che raggiungano gli obiettivi. È fondamentale investire nella prevenzione, nella formazione di tutti gli operatori coinvolti, nei centri antiviolenza. Questa proposta di legge mette a nudo una criticità del sistema e tenta di risolverlo: noi non possiamo che condividere questo tentativo. Il rischio che non possiamo correre è che le donne si sentano poco o per niente tutelate dallo Stato e che i violenti percepiscano nei confronti di condotte violente e prevaricatrici operate ai danni delle donne, un senso di impunità. Questo è un piccolo passo, resta ancora tanto da fare”.

A favore invece, oltre alla maggioranza, si è schierato anche il Movimento 5 stelle. “Questo ddl aggiunge un tassello al Codice Rosso”, ha dichiarato la senatrice M5S Ada Lopreiato, “una legge scritta nel 2019 con un enorme lavoro del Movimento 5 Stelle. Il Codice Rosso sta funzionando e ha solo bisogno di alcuni perfezionamenti. Con quella legge abbiamo rafforzato le tutele processuali delle vittime di violenza di genere, introdotto nuovi reati e aumentato le pene previste per i delitti comunemente intesi quali reati spia del femminicidio. Questo tassello in discussione oggi a Palazzo Madama però poteva e doveva essere scritto meglio, i nostri emendamenti avrebbero reso più funzionale il testo ma non sono stati accolti. Peccato, perchè abbiamo visto tante volte che governo e maggioranza da soli sbagliano. Il meccanismo che si crea con questa legge non ci convince. Non si può spogliare di un procedimento un magistrato che non assume informazioni dalla persona offesa e poi valutare le sue motivazioni. Il Procuratore delle Repubblica deve attendere le motivazioni del pm prima di dare il procedimento ad altro magistrato o avocarlo a se, in quanto la decisione di non ascoltare la vittima potrebbe nascere da ragioni di sicurezza della stessa persona o dall’esigenza di non intralciare le indagini”.

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