“Il mio giudizio sul Decreto lavoro di Giorgia Meloni? Molto più negativo di quello che abbiamo dato su tutte le sparate che hanno fatto nelle ultime settimane, da quella su via Rasella a quella sul 25 aprile, perché qui non si tratta di parole ma di fatti. E sono fatti molto gravi“. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che a Otto e mezzo (La7) illustra brevemente i passaggi più critici del Decreto lavoro del governo Meloni, aggiungendo una battuta sulla definizione data dalla presidente del Consiglio nel video diffuso in rete (“È il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”): “Meloni ha un naso lungo quanto quello di Pinocchio in quel video“.

“Intanto – sottolinea Travaglio – si lasciano alla fame 800mila famiglie in più, che non avranno più la copertura del reddito di cittadinanza perché hanno la sfortuna di avere il capofamiglia ‘occupabile’, cioè disoccupato. Si penalizzano quelle famiglie che hanno fatto molti figli, in totale contraddizione con le politiche pro natalità che questo governo dice di propugnare. Si ha l’obbligo di accettare qualunque offerta di lavoro anche in capo al mondo, purché il lavoro offerto sia almeno di un mese. Se non accetti, perdi il reddito di cittadinanza. Quindi, accettando un lavoro di un mese perdi comunque il reddito perché, finito quel mese, addio”.

Il direttore del Fatto aggiunge: “Tornano in grande stile i voucher, cioè praticamente il lavoro schiavistico a ore. In più, c’è un buco enorme che è la voce entrate. Nel reality fatto dalla Meloni su se stessa coi ministri di sfondo come comparse, lei parla di questo regno di Saturno ma non si sa dove prendano i soldi. E infatti hanno tagliato non il cuneo fiscale (magari), ma quello contributivo ai lavoratori, soltanto per 5 mesi – continua – proprio perché non si sa dove sia la copertura. E lo concentrano in pochi mesi per poter dire che l’importo è più ampio. Non ci sono voci di entrata, anzi ci sono 12 condoni più il tredicesimo che sta arrivando. Quindi, le entrate diminuiranno sicuramente, perché quando c’è un condono il segnale a tutti è: ‘Evadete tranquillamente e aspettate il prossimo condono'”.

Travaglio poi si sofferma sul tesoretto da 4 miliardi vantato da Giorgia Meloni: “In realtà ammonta a 2,9 miliardi, perché 1,1 miliardi che mancano ce li mettono i lavoratori. Se viene tagliato il cuneo contributivo, le maggiori imposte versate per effetto della riduzione dei contributi creano un aumento delle tasse. Insomma – conclude – il bilancio finale di questa roba qua è terrificante e ci preannuncia uno scontro e un massacro sociale che si dovrà ritorcere per forza contro questo governo, perché questa maggioranza non è andata al governo per il voto dei ricchi, ma per quello di molte persone umili e in condizioni difficili che evidentemente si aspettavano altro”.

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