Non era mai accaduto prima. E quella che doveva essere una giornata come tante per il Governo Meloni, a metà pomeriggio si è trasformata in un incubo politico. Si tratta di certo del momento parlamentare più difficile dall’insediamento dell’esecutivo di centrodestra: la risoluzione sullo scostamento di bilancio da 3,4 miliardi di euro nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024, prevista nel Def, non è passata alla Camera. “È stato un brutto scivolone ma non un segnale politico” ha detto da Londra la premier, a testimoniare la gravità di quanto accaduto: “Brutta figura, siamo tutti responsabili”. Perché fosse approvata, la risoluzione doveva passare con almeno 201 voti a favore, obiettivo dei due terzi di Montecitorio che la maggioranza ha mancato per sei voti. Sono stati 25 i deputati di maggioranza che non hanno partecipato alla votazione, il gruppo con più assenti è stato quello della Lega (11), seguito da Fi (9) e cinque di Fdi. A favore hanno votato i deputati della maggioranza, si sono astenuti quelli di Pd e M5S, mentre contro hanno votato quelli di Avs e del Terzo Polo. L’esito del voto è stato proclamato dal vicepresidente Fabio Rampelli ma inizialmente nessuno aveva compreso che la bocciatura di quella risoluzione, per la quale è richiesta una maggioranza qualificata, determinasse l’impossibilità di votare le risoluzioni sul Def. Dopo quasi un minuto di incertezza è partito l’applauso dell’opposizione. Che però non poteva aspettarsi ciò che sarebbe successo poco dopo.

L’ipotesi di votare di nuovo e la soluzione finale – La conferenza dei capigruppo è stata immediatamente convocata, accogliendo la richiesta avanzata da parte di tutti i gruppi per un momento di riflessione dopo la bocciatura. Alle 18,30, invece, è stata fissata una riunione del Consiglio dei ministri. E il Documento di economia e finanza? Che fine farà? L’esame del Def verrà ripreso “nelle modalità che saranno decise dalla conferenza di gruppo acquisite tutte le necessarie informazioni” ha detto nell’aula di Montecitorio il vicepresidente Fabio Rampelli. Poi però c’è stato il colpo di scena, con la richiesta del presidente della Camera Lorenzo Fontana di far valutare ai tecnici la possibilità di far ripetere il voto, sulla base di una richiesta in tal senso avanzata dalla maggioranza. “Dopo il collasso ora tentano il golpe. Si vuole ripetere una votazione dall’esito chiaro. Non accetteremo ovviamente manomissioni del regolamento” hanno detto in una nota Luana Zanella e Marco Grimaldi, capogruppo e vice capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.

Cosa succede ora – Nel frattempo il Consiglio dei ministri convocato subito dopo la bocciatura della mozione è iniziato e finito in pochi minuti. Cosa è stato deciso? Secondo fonti di governo, il Def non ha subito modifiche rispetto a quello già trasmesso: è stata modificata solo la Relazione. Come? Le stesse fonti di Palazzo Chigi hanno riferito che il Consiglio dei ministri, su proposta di Giorgetti, ha approvato una nuova versione del documento in cui restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il 1° maggio. L’aula del Senato, inoltre, è convocata domani alle 14: si inizierà con le dichiarazioni di voto in diretta televisiva, poi si passerà al voto del Def e dello scostamento. “Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta al Def alla Camera – ha spiegato nell’aula di Palazzo Madama il presidente Ignazio La Russa – il governo ha ritenuto opportuno riconvocarsi per riformulare la relazione sullo scostamento. Benchè si sia regolarmente votato anche il Senato dovrà rivotare sulla nuova relazione e quindi su una nuova risoluzione“. Prima potrebbero essere convocate le commissioni. Di certo anche la Camera voterà domani. È quanto emerge dalla nota del ministero dell’Economia, che ha comunicato il programma di domani di Giorgetti: il ministro, dopo aver seguito i lavori di oggi al Senato e votato alla Camera, partirà per Stoccolma per l’Ecofin al termine delle votazioni sulla relazione al Def previste per domani in Parlamento. Gli orari? L’Aula della Camera esaminerà nuovamente il Def domattina (venerdì 28 aprile) a partire dalle 9. Le dichiarazioni di voto, in diretta tv, saranno dalle 10. Il voto sulle risoluzioni dovrebbe arrivare intorno alle 11.30, secondo quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Difficile che accada la stessa cosa successa oggi, anche perché i vertici di Fratelli d’Italia hanno chiesto ai loro parlamentari la “presenza obbligatoria stasera in commissione e domani in aula dalle 10.00 fino a fine lavori”.

Giorgetti: “I deputati non si rendono conto” – Senza le risorse liberate con lo scostamento, il governo non può procedere all’annunciato taglio del cuneo fiscale che avrebbe dovuto essere incluso nel decreto lavoro da approvare lunedì prossimo 1 maggio in Consiglio dei ministri. “Non c’è nessun problema politica, il problema è che i deputati non si rendono conto“, ha commentato amareggiato il ministro dell’Economia leghista Giancarlo Giorgetti. “Certo che bisognerà ritoccare i saldi. Oggi lo sfasamento era 4,35-4,50%. Se non è stato approvato quello bisognerà correggerlo al ribasso, quindi ad esempio 4,49%” ha invece sottolineato il viceministro all’Economia Maurizio Leo. Che poi ha aggiunto: “Tecnicamente si può fare il Cdm il primo maggio, ma di certo bisognerà prima sciogliere questo nodo, poi vedere se si può andare. Va sciolto questo nodo”. “È inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico” ha invece assicurato Maurizio Lupi (Noi moderati). “Mi sento di scusarmi nei confronti degli italiani” ha detto invece il vicecoordinatore di Forza Italia Alessandro Cattaneo.

M5s: “Meloni salga al Quirinale” – Diametralmente opposto il tono delle dichiarazioni dell’opposizione: “Avevano promesso in modo del tutto propagandistico di fare interventi sul lavoro il 1 maggio. Peccato che si sono dimenticati di richiamare ai loro doveri di lavoratori i loro parlamentari” ha detto la capogruppo del Pd Chiara Braga. Salta a questo punto il decreto Lavoro del 1 maggio? “Allo stato attuale – ha aggiunto – non è possibile fare nessuna delle misure che hanno annunciato”. “Mai successa una cosa simile, il testo è da riscrivere” ha commentato Nicola Fratoianni dei Verdi-Sinistra italiana. “Per la prima volta nella storia del Parlamento italiano il documento economico è stato respinto dalla Camera dei Deputati, ha scritto in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. I 5 Stelle attaccano: “Siete degli incapaci: dite ai percettori di reddito di cittadinanza di andare a lavorare. Ma veniteci voi a lavorare. La presidente Meloni vada subito al Quirinale a farsi guidare. State creando una instabilità finanziaria che non possiamo permetterci”, ha affermato il deputato Francesco Silvestri. Simile il tono utilizzato dal leader del M5s Giuseppe Conte: “È un governo di incapaci e questa incapacità si riverbera sulle famiglie, sui cittadini, sulle imprese”. “Quindi il frutto di questa incapacità lo pagheremo noi. Stiamo creando le premesse per il disastro Italia”.

Chi sono gli assenti che hanno affossato il governo – Tra i 25 deputati di maggioranza assenti durante la votazione come detto sono 11 quelli appartenenti al gruppo della Lega, 9 al gruppo di Forza Italia e 5 di Fratelli d’Italia. I deputati della Lega sono: Antonio Angelucci, Davide Bergamini, Umberto Bossi, Virginio Caparbi, Andrea Giaccone, Elisa Montemagni, Rossano Sasso, Valeria Sudano, Luca Toccalini, Edoardo Ziello e Gianna Piero Zinzi. Quelli di Forza Italia sono: Giovanni Arruzzolo, Deborah Bergamini, Marta Fascina, Raffaele Nevi, Andrea Orsini, Francesco Maria Rubano, Gloria Saccani Jotti, Fabrizio Sala e Luca Squeri. Nelle file di Fratelli d’Italia erano assenti Gianluca Caramanna, Beatriz Colombo, Andrea De Bertoldi, Carlo Maccari e Fabio Carmine Raimondo.

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