Nel giorno in cui a Lampedusa arriva il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, continuano gli sbarchi senza sosta. Quasi 800 persone hanno messo piede sull’isola a bordo di circa 20 imbarcazioni partite dalle coste del Nord Africa nella notte tra lunedì e martedì. Nello specifico, sono dieci i mezzi agganciati dalla Guardia Costiera al largo dell’isola siciliana e sui quali viaggiavano 316 persone, mentre le altre sono riuscite a raggiungere la costa in autonomia. Numeri che sono in continuità con quelli della notte precedente, quando a Lampedusa sono arrivate ben 28 barche con 1.117 migranti a bordo.

Così, l’hotspot di contrada Imbriacola è di nuovo al collasso, con 2.698 ospiti a fronte di una capienza di 400 persone circa. Anche perché nella tarda mattinata gli arrivi sono continuati: altre 84 persone a bordo di due diversi mezzi sono state soccorse da Guardia di Finanza e Capitaneria di porto. Sul primo barchino bloccato erano in 44 (11 donne e 4 minori) originari di Burkina Faso, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Liberia e Mali. Sul secondo, c’erano invece 40 migranti, fra cui 15 donne e 2 minori. Entrambi i natanti, a detta degli sbarcati, sono salpati da Sfax in Tunisia.

Ieri, fra l’area Sar italiana e le acque antistanti Lampedusa si sono però verificati anche quattro naufragi: due i cadaveri recuperati, fra cui quello di una giovane donna, tre le persone (compreso un bimbo di 8 mesi) finite al poliambulatorio, 17 i dispersi, per i quali le ricerche vanno ancora avanti, e complessivamente 165 i superstiti portati all’hotspot. Sull’isola è, ancora una volta, emergenza nel centro di prima accoglienza. Ieri, con i due traghetti di linea per Porto Empedocle sono stati trasferiti complessivamente 539 migranti. Per oggi la Prefettura, d’intesa con il Viminale, ha disposto un ulteriore spostamento di 180 che dopo l’arrivo a Porto Empedocle verranno portati a Messina, Palermo, Caltanissetta e in Basilicata e Molise.

I migranti che viaggiavano su 14 dei 19 barchini agganciati fra la notte e l’alba dalle motovedette di Capitaneria e Guardia di Finanza hanno parlato di “navi madre”. Grosse imbarcazioni, verosimilmente pescherecci, che hanno messo in mare i barchini di metallo di 6 o 7 metri con a bordo quasi sempre gruppi di 35 persone e in un paio di casi di 40. Per queste traversate, cominciate da Sfax, i migranti hanno pagato fino a 3mila dinari tunisini. Si tratta di racconti che dovranno essere vagliati dagli investigatori, ma ritenuti verosimili perché la presenza di “navi madre” non è certo una novità tanto sulla tratta Libia-Lampedusa, quanto su quella dalla Tunisia.

Oggi sull’isola arriverà anche Piantedosi che verrà accolto dal prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, e dal sindaco delle Pelagie Filippo Mannino. Il capo del Viminale, accompagnato da una delegazione del ministero, visiterà l’hotspot dove, al momento, ci sono 2.698 ospiti e poi si sposterà al Comune. Piantedosi sarà accompagnato dai prefetti Maria Teresa Sempreviva e Paolo Canaparo, da Valerio Valenti, capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione nonché commissario delegato per lo stato d’emergenza migranti, Francesco Messina, direttore centrale Anticrimine del dipartimento Pubblica sicurezza, dal direttore centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere, Claudio Galzerano, e dal capo della segreteria tecnica del ministro Maria Pia Terracciano.

Articolo Precedente

25 aprile, la festa della Liberazione a Casa Cervi: dalle testimonianze di partigiani e attivisti alla musica di Capossela e Bandabardò&Cisco

next
Articolo Successivo

25 aprile, la storia della contessa e del suo amante nazista: così Silvia Ceirano salvò due partigiani dalle fucilazioni dei fascisti

next