A molte amiche e amici non è piaciuta la vignetta pubblicata dal Fatto dedicata, alla sorella della presidente Meloni e al marito ministro Lollobrigida. Naturalmente ognuno è libero di pensarla come vuole e non saremo certo noi a censurare il diritto alla critica, anche nei confronti di giornali e giornalisti, vignettisti compresi.

Quello che non si può accettare, invece, è il tentativo palese e strumentale di “espellere” il disegno e assolvere chi, ogni giorno, oltraggia la Costituzione antifascista. Non esiste par condicio possibile tra un disegno e le parole e i gesti, scandalosi e provocatori, di ministri e rappresentanti delle istituzioni.

La vignetta, apparsa sul Fatto, raggiunge qualche migliaio di lettrici e di lettori.
Il giornale si può comperare o meno.
Il disegno si può guardare o meno.
Al contrario le parole dei La Russa, dei Lollobrigida e non solo, entrano nelle case a reti unificate, calpestano i valori costituzionali, offendono la memoria di chi ha riconquistato onore e dignità, cacciando i nazisti e i traditori della patria.

Dai busti del Duce ai saluti romani, da via Rasella alla “sostituzione etnica” è un fiorire di “vignette” oltraggiose, di parole e gesti minacciose e “politicamente” oscene. A queste oscenità si sono aggiunte le parole, ancora una volta, del presidente del Senato, che di mestiere non fa l’autore di satira, almeno non volontariamente, che ci ha fatto sapere che, nella Costituzione, non trova l’antifascismo.

Premesso che le norme sono parte integrante della Costituzione, premesso che le norme transitorie che vietano la ricostruzione di partiti e movimenti di matrice fascista non sono state abrogate, premesso che la Corte Costituzionale lo ha più volte ribadito, premesso che la Repubblica ha sentito il bisogno di tornare sul tema con le norme che portano i nomi di Scelba e Mancino, vogliamo fingere di non aver sentito? Vogliamo continuare a parlare della vignetta?

Non si può fingere di non vedere, di non capire, di non sentire; c’è del tentativo in atto di spiantare le radici antifasciste della Costituzione. Per questo il 25 aprile saremo, come Articolo 21, in tutte le piazze italiane e leggeremo ovunque le norme che vietano la presenza dei fascisti in Italia e chiederemo che la Repubblica provveda ad applicarle, senza eccezione alcuna.

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