Non è chiaro se abbia o meno il sostegno di Kiev e dei suoi alleati. Ma quello a cui punta il presidente francese Emmanuel Macron è l’inizio dei colloqui tra Mosca e Kiev per la cessazione delle ostilità in Ucraina a partire già da quest’estate. Da realizzare tramite un asse che Parigi vuole avviare con Pechino, che a febbraio aveva presentato il suo piano di pace in 12 punti. Una valutazione mandarina della crisi piuttosto che una proposta di soluzione, avendo al primo punto una generica tutela della sovranità e dell’integrità territoriale. Secondo quanto riporta Bloomberg, che cita persone informate del piano, Macron ha incaricato il suo consigliere per la politica estera Emmanuel Bonne di collaborare con l’alto diplomatico cinese Wang Yi per stabilire un piano che potrebbe essere utilizzato come base per futuri negoziati. Un funzionario dell’ufficio di Macron ha confermato l’intenzione di Bonne di parlare con Wang aggiungendo che gli alleati della Francia sono stati informati di qualsiasi iniziativa francese. Da parte sua, Pechino ha dichiarato di non essere a conoscenza della fonte dell’informazione e che è “difficile verificarne l’autenticità”. Finora molti degli alleati della Francia hanno respinto le proposte di cessate il fuoco che consentirebbero alla Russia di mantenere le conquiste territoriali dopo il 24 febbraio 2022 e molte nazioni sono anche scettiche sul fatto che la Cina possa servire da intermediario vista la sua “amicizia senza limiti” con la Russia.

La posizione degli Stati Uniti nei confronti del piano cinese – Il piano di pace cinese era stato accolto freddamente dagli Stati Uniti, che temono di finire marginalizzati nell’ambito della risoluzione del conflitto in Ucraina. Respingerlo però apertamente significherebbe attirare le antipatie dei Paesi, anche occidentali, che auspicano una cessazione delle ostilità. Da parte dei funzionari americani, comunque, persiste un profondo scetticismo sulla proposta di Pechino che, come presentata, intende consolidare le conquiste territoriali ottenute sinora da Mosca. Dall’altra parte, Washington teme un ulteriore consolidamento della partnership tra Cina e Russia, che supererà quest’anno i 200 miliardi di dollari mentre prosegue la costruzione del secondo gasdotto Power of Siberia che consentirà di spostare verso la Cina parte dell’export prima destinato all’Europa occidentale.

Il ruolo della Francia – L’inquilino dell’Eliseo è tradizionalmente considerato il playmaker della politica estera europea e per tante ragioni – una su tutte il diritto di veto all’Onu ma pure il primo esercito continentale europeo, dotato di bomba nucleare. E se si guarda il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si noterà una plastica divisione: Washington e Londra da un lato, Mosca e Pechino dall’altro. Con Parigi – benché fermamente collocata nel campo occidentale e alleata della Nato – al centro, possibile snodo. Pechino peraltro è reduce da un importante successo diplomatico nel ruolo di mediatore per il riavvicinamento di Arabia Saudita ed Iran, paesi storicamente ostili che hanno accettato di avviare un percorso di normalizzazione delle loro relazioni. Nel corso della sua visita a Pechino insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, Macron aveva inoltre chiarito che, pur non essendo d’accordo con il piano cinese per l’Ucraina, l’iniziativa mostrava l’intenzione di Pechino di “costruire un percorso verso la pace. Noi puntiamo a una pace giusta e duratura”, aveva dichiarato. Al termine della visita diplomatica, però, il capo dell’Eliseo è stato al centro delle polemiche, a Bruxelles e oltre, per le sue dichiarazioni. In un’intervista a Politico, aveva infatti detto che l’Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan, aggiungendo che deve perseguire la sua “autonomia strategica” che le consenta di diventare una “terza superpotenza”. Un concetto sostenuto con entusiasmo da Xi e dal Partito comunista cinese, e a cui i funzionari di Pechino fanno costantemente riferimento nei loro rapporti con i Paesi europei sulla convinzione che l’Occidente sia in declino e che la Cina sia in ascesa: uno scenario che potrebbe accelerare se le relazioni transatlantiche si indeboliranno. In ogni caso, a 24 ore dalle affermazioni di Macron, l’Eliseo era intervenuto per ridimensionarle: fonti della Presidenza avevano infatti precisato che Macron “ha spesso detto che la Francia non è equidistante da Stati Uniti e la Cina. Gli Usa sono i nostri alleati, condividiamo valori comuni”.

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