È tornata in classe lunedì mattina Marisa Francescangeli, la maestra di Nuoro sospesa per venti giorni a causa delle preghiere fatte recitare in classe ai suoi studenti, spingendoli anche a realizzare un rosario. Ad accoglierla all’ingresso della scuola primaria di San Vero Milis, in provincia di Oristano, l’affetto dei genitori degli alunni ma anche una scritta su un muro del plesso: “A pregai in cresia”, ovvero “A pregare in chiesa”. Un monito chiaramente rivolto alla docente, che ha informato il sindaco Luigi Tedeschi, chiedendo la rimozione del messaggio.

L’insegnante era accompagnata dal segretario provinciale della Uil scuola, Raimondo Pisu, il sindacato che ha presentato il ricorso contro la sospensione. Al momento del rientro nella scuola che l’aveva allontanata, la maestra non è riuscita a nascondere la sua emozione: “Piangevo già prima di arrivare – ha raccontato ai giornalisti dell’emittente televisiva sarda Videolina che l’aspettavano davanti all’istituto – Non vedevo l’ora di poter riabbracciare i miei alunni, che non meritano quanto è accaduto, sono sicura che riprenderemo alla grande”. La 58enne si è detta convinta che la verità su quanto accaduto in aula le darà ragione. “Non vedo l’ora di riprendere a lavorare, sono qui per i miei bambini. Sono stati venti giorni difficili e di stress. È giusto adesso che si sappia la verità, deve venire fuori, ci sarà un procedimento penale. Ho tante persone che mi stanno sostenendo in questo momento”.

La maestra, durante la sostituzione di un suo collega in terza elementare prima delle vacanze natalizie del 2022, aveva fatto realizzare agli scolari un piccolo rosario con perline a forma di braccialetto e aveva recitato insieme agli studenti un’Ave Maria e un Padre nostro: il gesto aveva destato le polemiche di alcuni genitori e la maestra era stato sospesa per venti giorni con decurtazione dello stipendio. Il ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sta seguendo il caso e ha già deciso l’invio di tre ispettori, scelti fra persone di particolare esperienza e competenza, affinché verifichino la regolarità del procedimento nei confronti della docente e la completezza dell’istruttoria.

Nei giorni scorsi, il ministro aveva sottolineato che, in base alla relazione tecnica ricevuta dagli esperti, il caso della maestra non sarebbe stato un caso isolato: pare infatti che in precedenza ci fossero stati “diversi interventi bonari del dirigente scolastico e il percorso si è svolto su diversi mesi”. “Anziché insegnare geografia, storia e matematica, la maestra avrebbe fatto cantare inni religiosi o pregare. È quindi una violazione di un obbligo previsto dalla legge – aveva chiarito il ministro – Se poi si tratti di canzoni religiose, di bandiera rossa o di leggere Repubblica durante l’ora di matematica, non cambia”.

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