di Alessio Andreoli

Nei mesi scorsi, qualche volta mi è capitato di andare fuori a pranzo oppure a mangiare una pizza con gli amici. Ovviamente, essendo una compagnia di pensionati e normalissime lavoratrici e lavoratori, sia per questioni economiche che di principio (non amiamo i luoghi lussuosi o cosiddetti “in”) non frequentiamo né il Crazy Pizza né altri ristoranti stellati. Ultimamente succede sempre che quando prendiamo in mano la carta delle proposte culinarie è immancabile un certo silenzio e ci guardiamo a vicenda tutti stupiti per i prezzi a fianco delle pietanze.

Un normalissimo risotto con condimenti classici, dalla salsiccia ai funghi, ai formaggi, alla carne ( no tartufo o fogliette d’oro…) prima della pandemia costava mediamente dai 5 ai 7 euro, adesso costa dai 9 ai 13 euro. In più, da queste parti quando prendevi un risotto poi il cameriere tornava e se lo desideravi, senza sovrapprezzo te ne riproponeva ancora un pochino o addirittura portava in tavola un bel vassoio con il rimanente che corrispondeva comunque circa ad un’altra mezza porzione. Questa abitudine viene chiamato “ripasso”, ebbene anche il ripasso è stato abolito. Quanto sopra succede anche per le pizze, il costo è passato dai 4-7 euro a 7-14 euro, praticamente il doppio con l’aggravante che abbiamo tutti la sensazione che la qualità della pasta e degli ingredienti sia a sua volta peggiorata. Tutti questi aumenti li vediamo anche per le bevande o i gelati da passeggio.

Naturalmente si innesca, tra noi commensali la discussione e gli argomenti per forza di cose sono il conto salato che pagheremo e l’inflazione di cui tanto spesso si parla. Siccome tutti ci ricordiamo i prezzi fino al 2019 ci mettiamo a guardare su Google e cercare l’inflazione calcolata dall’Istat perché crediamo sia quella ufficiale. Viene fuori, salvo nostri madornali errori nel leggere i risultati che l’inflazione media annua nel 2020 è stata -0,2%. Infatti ricordo che c’era molta preoccupazione tra gli economisti perché pare che se i prezzi si abbassano non vada bene per lo Stato perché il Pil e le entrate in tasse si riducono, ma torniamo alla ricerca: nel 2021 l’inflazione è stata +1,9%, nel 2022 è stata +8,1%. Non sono bravo in matematica ma se faccio due conti veloci dal 2020 l’aumento dovrebbe essere in totale di circa il 10% quindi il risotto che costava da 4 a 7 euro dovrebbe costare da 4,4 a 7,7 euro e non 7-14 come invece succede ora.

E’ ovvio che non essendo molto ferrati in economia la nostra sorpresa aumenta almeno come sono aumentati la pizza ed il risotto e ci chiediamo se siamo stupidi ed ignoranti noi, se in realtà all’Istat lavorano dei manovali piuttosto che laureati in Statistica o se addirittura, in completa malafede da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze ci sia una subdola manipolazione dei dati e se effettivamente ci fosse una manipolazione quale sarebbe lo scopo?

Sarei davvero felice che qualcuno mi spiegasse bene questo strano fenomeno così che alla prossima pizzata, sfidando gli amici in una sontuosa scommessa potrò fare un figurone e sapientemente illustrare i misteriosi meccanismi che regolano i calcoli sull’inflazione. Però adesso mi viene un altro dubbio: che ci sia, come per la temperatura un’inflazione “percepita” quindi solo illusoria e frutto della nostra fervida fantasia di pensionati oramai annoiati dal solito cantiere?

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