L’esperienza di Cristiano Ronaldo in Arabia Saudita non prosegue nel migliore dei modi: l’Al Nassr porta a casa soltanto uno 0-0 contro l’Al Feiha, regalando all’Al Ittihad, prima in classifica, 3 punti di vantaggio. Il 5 volte pallone d’oro non l’ha presa proprio bene. Infatti, alla fine del match, il portoghese, inalberato per l’atteggiamento ostruzionistico della squadra avversaria e per le tanti occasioni sprecate, ha inveito contro gli avversari dicendo: “Non volete giocare! Non volete giocare!“. L’Al Nassr si trova adesso alla seconda posizione della Saudi Pro League, con 53 punti, a -3 dall’Al Ittihad: servirà il solito Cr7 per portare il club saudito alla vittoria del campionato tanto sperata.
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Cristiano Ronaldo su tutte le furie dopo il pareggio. Le urla del portoghese contro gli avversari: “Non volete giocare!”
- 12:09 - Zullo (Fdi): "Interrogazione a ministero Salute su terapia per colangite biliare primitiva"
Roma, 10 set. (Adnkronos Salute) - "Con la mia coscienza e sensibilità di medico sono vicino ai pazienti con colangite biliare primitiva (Cbp), malattia rara del fegato, per i quali rischia di non essere più disponibile in Italia e in tutta Europa l'acido obeticolico. Parliamo di una possibilità terapeutica che oggi viene meno sulla base di uno studio clinico da molti criticato per una serie di bias che non lo rendono credibile. Per questo motivo ho presentato una interrogazione in Senato al ministero della Salute". Lo ha detto il senatore Ignazio Zullo (Fratelli d'Italia), membro della X Commissione del Senato della Repubblica, intervenendo questa mattina a Roma - a ridosso della Giornata mondiale di sensibilizzazione Cbp, che si è celebrata l'8 settembre - in un incontro con la stampa organizzato da Omar, Osservatorio malattie rare, in collaborazione con Amaf Aps Ets - Associazione malattie autoimmuni del fegato e Associazione EpaC Ets e con il contributo non condizionante di Advanz Pharma.
Obiettivo dell'interrogazione "è capire se si può attivare quell'articolo normativo che permette almeno di far continuare la cura con l'acido obeticolico nei soggetti che sono già in trattamento - ha spiegato Zullo - e in attesa che si possa arrivare a una revisione e a una riformulazione dello studio che ha comportato questa fuoriuscita di pazienti che stavano meglio con il farmaco e che temono di essere nel ramo placebo".
L'auspicio "è che questa interrogazione dia un esito positivo e che i pazienti con Cbp possano continuare il trattamento perché gli effetti nefasti di questa patologia", tra cui cirrosi e insufficienza epatica, "non ce li possiamo permettere né per motivi di salute né per costi che poi dobbiamo sostenere come Servizio sanitario nazionale. Sono comunque accanto a voi" non solo pazienti "per condurre e portare avanti questa battaglia", ha concluso.
- 12:07 - **Camera: alle 17 riunione Comitato sicurezza sul caso Boccia**
Roma, 10 set (Adnkronos) - Si riunirà alle 17 il Comitato di sicurezza della Camera dei deputati per esaminare il 'caso Boccia', quello relativo ai video girati all'interno di Montecitorio con gli smart-glass dotati di telecamera e poi pubblicati sui social dalla mancata consigliera del ministero della Cultura. Il regolamento della Camera, infatti, vieta riprese filmate e foto all'interno dei palazzi.
- 12:05 - Malattie rare, in Ue a rischio disponibilità trattamento per colangite biliare primitiva
Roma, 10 set. (Adnkronos Salute) - Rischia di non essere più disponibile per i pazienti in tutta Europa l'acido obeticolico, usato da anni per controllare la progressione della colangite biliare primitiva (Cbp), una rara malattia del fegato che colpisce soprattutto le donne. Lo scorso 3 settembre, infatti, la Commissione europea ne ha revocato l'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic) condizionata, ratificando la raccomandazione del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema). Tale raccomandazione - si legge in una nota - non riguarda aspetti di sicurezza, ma si basa, in gran parte, sulla valutazione del rapporto rischio/beneficio complessivo su un singolo studio (Cobalt) randomizzato controllato con placebo, che ha molteplici limitazioni e non tiene in adeguata considerazione una grande quantità di evidenze raccolte nella pratica clinica (Real World Evidence, Rwe) e il consenso degli esperti.
Il 5 settembre la Corte di Giustizia europea ha sospeso temporaneamente la decisione della Ce. Fino a nuovo avviso, quindi, il farmaco potrà continuare a essere prescritto a nuovi pazienti e a chi ne faceva già uso in regime di rimborsabilità che, solo in Italia, interessa 1.400 persone seguite in oltre 150 centri di epatologia. Se nel prossimo futuro la decisione della Ce dovesse essere confermata, il farmaco potrebbe non essere più accessibile non solo per i nuovi pazienti, ma anche per quelli già in trattamento. La prospettiva preoccupa i pazienti con Cbp che chiedono di utilizzare questo periodo di sospensione per trovare una soluzione che tuteli almeno la continuità terapeutica per i pazienti che traggono benefici dal trattamento. Di questo si è discusso questa mattina a Roma - a ridosso della Giornata mondiale di sensibilizzazione Cbp, che si è celebrata l'8 settembre - in un incontro con la stampa organizzato da Omar, Osservatorio malattie rare, in collaborazione con Amaf Aps Ets - Associazione malattie autoimmuni del fegato e Associazione EpaC Ets e con il contributo non condizionante di Advanz Pharma.
L'acido obeticolico è autorizzato in Italia dal 2017, come unica opzione terapeutica di seconda linea per i pazienti che non hanno un adeguato controllo della malattia con la prima linea a base di acido ursodesossicolico. Inoltre, è stato utilizzato con successo in pratica clinica per 7 anni e sono stati raccolti dati post-marketing relativi alla sicurezza di più di 40 mila pazienti/anno, confermando un profilo di sicurezza ben definito. Al momento non esiste un'alternativa di seconda linea e, se fossero disponibili, agirebbero con meccanismi d'azione diversi dall'acido obeticolico. Nessuno studio è stato fatto sugli effetti e la responsiveness dei pazienti in trattamento con acido obeticolico nel caso di switch.
"La colangite biliare primitiva è una malattia rara, autoimmune grave e progressiva del fegato che colpisce prevalentemente le donne con un rapporto femmine-maschi di 9 a 1 e provoca una patologia cronica del fegato con possibilità di andare verso la cirrosi e il trapianto di fegato - spiega Annarosa Floreani, studiosa senior all'Università di Padova e Consulente scientifico all'Irccs di Negrar, Verona - Se non si trova subito una soluzione, il rischio è di tornare indietro di oltre 7 anni. Altri trattamenti sono in fase di sviluppo, ma attualmente non sono ancora disponibili per i pazienti e non sono dimostrati nella pratica clinica. Inoltre, hanno meccanismi d'azione diversi e non sono quindi intercambiabili con l'acido obeticolico".
Una delle possibili soluzioni discusse, già emersa da due interrogazioni parlamentari presentate dai senatori Elisa Pirro e Ignazio Zullo, membri della Commissione X Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale", depositate l'8 agosto scorso, è quella di applicare l'art. 117.3 della Direttiva 2001/83 Ce, recepito in Italia dall'art. 43 del Decreto del ministero della Salute del 30 aprile 2015. "La norma, che fino ad oggi non è mai stata applicata - chiarisce la senatrice Pirro - prevede che, in caso di revoca dell'autorizzazione all'immissione in commercio di un farmaco, le autorità nazionali competenti possano, in circostanze eccezionali, continuare a consentirne la fornitura ai pazienti già in cura. Sembrerebbe proprio applicabile per questa situazione e mi auguro che possa essere presa in considerazione". Aggiunge il senatore Zullo: "Applicare l'art. 117 sarebbe auspicabile, anche considerando il fatto che la revoca non ha riguardato motivi di sicurezza del farmaco e che per queste persone ad oggi non c'è alternativa. Sono a disposizione per supportare la comunità Cbp nel portare questa soluzione, o eventuali altre, all’attenzione delle istituzioni”.
Il presidente dell'Associazione malattie autoimmuni del fegato (Amaf), Davide Salvioni, chiede che "siano tutelate tutte quelle persone che ad oggi sono in trattamento con l'acido obeticolico e ne traggono un beneficio, almeno fino a quando non saranno disponibili nuove terapie". Secondo Ivan Gardini, presidente dell'Associazione EpaC Ets, "questo caso presenta diverse anomalie: negli Stati Uniti è regolarmente in commercio ed Ema da una parte ne raccomanda il ritiro, ma nello stesso tempo" lo garantisce per la continuità di cura in che ne fa uso "attraverso programmi di uso compassionevole. Inoltre, non viene presa nella dovuta considerazione l'opinione dei pazienti. Mi aspetto che l'Agenzia italiana del farmaco decida di eseguire ulteriori approfondimenti in maniera autonoma, ascoltando la comunità scientifica italiana e le associazioni di pazienti prima di eseguire un eventuale provvedimento di interruzione terapeutica". Si tratta del secondo caso, in pochi mesi, di ritiro dal commercio di un farmaco per malattie rare a seguito di revisione dell'approvazione condizionata e di successiva sospensione della decisione.
"E' chiaro e normale che i pazienti siano molto preoccupati - commenta Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore di Omar - Nonostante gli studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo siano considerati il gold standard della ricerca clinica, essi possono essere difficili da condurre nelle malattie rare, soprattutto quando ciò avviene dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio e la disponibilità del prodotto, come nel caso dello studio Cobalt. Per una questione etica sarebbe auspicabile una maggiore considerazione dei dati di Real World Evidence, che in questo caso ci sono (studio Recapitulate)".
A tale proposito Vincenza Calvaruso, segretario nazionale Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), osserva che "il Chmp sembra non aver preso in considerazione i dati dello studio Recapitulate, i cui primi dati sono stati pubblicati nel marzo 2023 e ulteriori risultati sono stati presentati al congresso internazionale dell'Easl (European Association for the Study of the Liver) nel giugno 2024. I dati italiani raccolti dal 2018 su 759 pazienti trattati con l'acido obeticolico in 66 centri hanno dimostrato un beneficio clinico del farmaco nel ridurre la progressione della malattia e lo sviluppo di danni epatici irreversibili". I risultati dello studio Cobalt "non possono essere interpretati correttamente - sottolinea Pietro Invernizzi, direttore Uoc Gastroenterologia e Centro malattie autoimmuni del fegato (Maf), Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza - Per farlo sarebbe stato necessario prendere in considerazione anche gli studi di supporto e i dati di Real World Evidence. Inoltre, lo studio Cobalt è stato progettato con un braccio placebo quando il farmaco era già disponibile come parte della cura clinica di routine, un aspetto che ha avuto un ruolo determinante nel fallimento dello studio stesso. L'intera comunità scientifica internazionale è dunque concorde nel chiedere alle autorità europee e nazionali di tutelare le persone che sono già in trattamento con acido obeticolico garantendo loro continuità terapeutica".
"Le terapie fino ad oggi disponibili hanno permesso anche ai pazienti che non rispondevano alla prima linea di trattamento di tenere sotto controllo i parametri di fosfatasi alcalina e di bilirubina - rimarca Umberto Vespasiani-Gentilucci, professore associato di Medicina interna presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, dottore di ricerca in Epatologia sperimentale e clinica - Per dimostrare l'impatto di questi effetti" si dovrebbero considerare i dati "dello studio Recapitulate che evidenzia un miglioramento del 60% nella sopravvivenza libera da trapianto epatico e nella riduzione degli eventi fegato-relati per i pazienti in terapia con Oca, mentre una ulteriore sotto-analisi dimostra una riduzione significativa della rigidità epatica nel tempo, un indicatore chiave - conclude - della progressione fibrotica della malattia".
- 11:54 - Governo: Borghi (Iv), 'interrogazione su allontanamento agenti Polizia da Chigi'
Roma, 10 set (Adnkronos) - "Il reportage pubblicato oggi su La Stampa, relativo alla decisione di Giorgia Meloni di epurare gli agenti della Polizia da Palazzo Chigi, è un fatto clamoroso, sul quale presenteremo una interrogazione parlamentare”. Lo scrive il senatore Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato e componente del Copasir, su Twitter.
"La nostra premier vive ormai dentro una sorta di ‘sindrome del bunker’, di cui abbiamo già avuto prova visto che ad ogni piè sospinto alimenta il complottismo, sempre senza mai fornire riscontri e soprattutto sempre sfuggendo da un confronto doveroso in Parlamento”, spiega Borghi, che aggiunge: “Si ha la sensazione che Giorgia Meloni, in proposito, non abbia ancora compreso che chi guida un grande paese -che quest’anno presiede pure il G7- non può alimentare i sospetti costanti di intrighi, trame di palazzo, cospirazioni".
"Deve guidare il Paese, anzi come ama dire lei, la Nazione. Se ha riscontro di pubblici funzionari infedeli, deve fare due cose: venire in Parlamento, e dirlo al Paese, e poi assumersi la relativa responsabilità segnalandolo alla magistratura, perché ordire ai danni di un potere democratico costituito è un reato, e anche grave. Se invece non ha riscontri, eviti questo continuo stillicidio paranoico”, prosegue. "A questo punto, viene da chiedersi: ma chi guida lo Stato, non si fida più dello Stato, o quanto meno di un suo pezzo qualificante? Questa è una cosa enorme. Perchè se è così, il prossimo passo quale sarà? La ricostituzione del corpo dei pretoriani, la scelta degli agenti sulla base di non meglio precisate prove di fedeltà assoluta o di qualificazione politica, o che altro? Il messaggio che esce da questa decisione è inquietante, perché se la Polizia di Stato non può stare dove si guida lo Stato, si conferma esattamente ciò che ho detto nell’intervista a la Repubblica domenica. Houston, abbiamo un problema”, conclude il senatore Iv.
- 11:54 - Milano: pg, 'Vallanzasca è malato, basta carcere', tribunale si riserva
Milano, 10 set. (Adnkronos) - Renato Vallanzasca, tra i volti simbolo della mala milanese, è malato e va curato fuori dal carcere. Il pg di Milano Giuseppe De Benedetto si associa al parere di avvocati e medici e chiede al tribunale il differimento della pena. Una richiesta, avanzata dalla difesa, che arriva nell'udienza di oggi a cui ha partecipato lo stesso detenuto, attualmente rinchiuso nel carcere di Bollate. Per il rappresentante della procura generale risulta "accertata la condizione di demenza" e la sua "incompatibilità conclamata" con il carcere: il Bel René è assistito e aiutato da due detenuti ed è necessario "modificare le condizioni di detenzione" trasferendolo nella struttura veneta che ha dato disponibilità all'accoglienza per un tempo che verrà indicato, eventualmente, dallo stesso tribunale.
Da gennaio del 2023 sono iniziati i segnali di decadimento cognitivo che hanno portato la difesa, rappresentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, a rinnovare la richiesta di differimento pena. Vallanzasca non è più autosufficiente e non riesce a esprimere un ragionamento compiuto. Una condizione "incompatibile con il carcere", non attrezzato ad accogliere e sostenere una persona con demenza, e che non gli consente "neppure di percepire la finalità della reclusione e il senso della pena". Il difensore Muzzi ricorda gli "sforzi straordinari" sostenuti dal carcere per gestire Vallanzasca, ma evidenzia come proprio la detenzione rappresenti "un fattore peggiorativo delle condizioni cliniche" di fronte a una malattia, certificata da più medici, che è una spirale verso il basso.
Dieci giorni fa la difesa ha avuto l'ok all'accoglienza da una struttura residenziale per persona affetta da Alzheimer in provincia di Padova, la più grande del Veneto, e anche rassicurazioni dalla vicina stazione dei carabinieri che può effettuare i controlli del caso. "Questa struttura legata alla Chiesa lo ha visitato e ha ritenuto Vallanzasca affetto da una patologia gravissima. Per rispetto dei principi di umanità, questa è l'unica alternativa possibile al carcere. Non c'è nessun impedimento perché accada: Vallanzasca non può essere considerato pericoloso, usufruisce di permesso premio ormai da due anni, e non ha nessun collegamento con la criminalità esterna. Penso che ci siano tutti gli strumenti per continuare la detenzione in un posto in cui malattia possa essere tenuta sotto controllo" conclude l'avvocato Limentani.
Parole a cui il Bel René, occhiali da vista, pantaloni blu scuro e camicia chiara, assiste in silenzio con il conforto costante del suo "angelo custode", un volontario che lo accompagna negli ultimi anni come tutore, che gli tiene una mano sulla spalla per l'intera udienza (ammessi i giornalisti, ma vietate le immagini). La decisione del tribunale della Sorveglianza è attesa nei prossimi giorni.
- 11:54 - Ue: Messina (Fdi), 'Draghi converge con nostre visioni'
Roma, 10 set. (Adnkronos) - "Con tutto il rispetto, possiamo dire che forse è Draghi ad aver ritrovato nei principi e nell'orientamento di Fratelli d'Italia una visione più concreta per il futuro dell'Europa. Già anni fa abbiamo dato una sveglia all'Europa su questi temi, e se Draghi se n'è accorto solo di recente, ben venga. Tuttavia, la necessità di mettere al centro i fatti concreti, più che le ideologie, è ormai innegabile". Lo ha detto il vicecapogruppo vicario di Fratelli d'Italia alla Camera, Manlio Messina, questa mattina ospite a Filo diretto su Rainews24.
"Gli investimenti, come gli 800 miliardi l'anno proposti, devono essere indirizzati in modo pratico e mirato, sostenendo le imprese e l'innovazione, rispettando l'ambiente, ma sempre mantenendo al centro la crescita economica. Inoltre - ha proseguito Messina - sono stati gli elettori europei, con le recenti elezioni, a mandare un segnale chiaro: la richiesta di cambiamento è evidente e se l'Europa non saprà cogliere questi segnali, rischia un tracollo economico, il che potrebbe portare addirittura allo scioglimento dell'Unione Europea. Noi non vogliamo questo".
"Al contrario, auspichiamo un rafforzamento dell'Europa, soprattutto su temi cruciali come l'economia, la difesa comune e l'approvvigionamento energetico, oggi più rilevanti che mai. Le sfide globali che ci troviamo ad affrontare, dalle minacce alla sicurezza alle crisi geopolitiche, richiedono una risposta unitaria e coordinata da parte di tutti i Paesi membri dell'Unione Europea. Fratelli d'Italia continuerà a lavorare affinché l'Europa diventi sempre più forte e competitiva, mettendo al centro le reali esigenze dei cittadini e delle imprese. Solo attraverso politiche concrete e non ideologiche si può sperare di costruire un futuro migliore per tutti gli europei", ha concluso l'esponente di Fdi.
- 11:51 - Governo: da Avs interrogazione a Piantedosi, via Polizia Stato da piano Meloni a Chigi?'
Roma, 10 set (Adnkronos) - "Il ministro Piantedosi spieghi al Parlamento e al paese la notizia che abbiamo appreso oggi dalla stampa in base alla quale la presidente Meloni avrebbe dato ordine agli agenti di pubblica sicurezza di lasciare il suo piano dove vuole solo agenti della propria scorta". Lo dice il capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali Filiberto Zaratti, che ha presentato una interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
"La notizia, se vera, desta preoccupazione. La Polizia di Stato storicamente si è incaricata di piantonare l’ufficio della Presidenza del Consiglio: ora la Ps, che nei provvedimenti della maggioranza viene, almeno a parole, valorizzata , improvvisamente non è più in grado di svolgere la funzione di garantire la sicurezza presso gli uffici della Presidenza del Consiglio? Sta succedendo qualcosa che dobbiamo sapere? Altrimenti questa scelta sarebbe totalmente incomprensibile", aggiunge.