Seppure in alcuni casi utilizzati come sinonimo l’uno dell’altro, “vecchio” e “storico” sono due aggettivi che connotano la materia in modo diverso, soprattutto se la materia in questione è rappresentata da un’automobile. Si potrebbe dire che un’auto vecchia non sia automaticamente anche storica, quindi. Nei fatti però è proprio così: superati i 20 anni di età dalla costruzione o dalla prima immatricolazione, qualsiasi veicolo a motore (ben tenuto) può ottenere il certificato di rilevanza storica – il che non significa, invece, automaticamente “d’epoca”.

Secondo “Il motorismo storico in Italia”, il primo rapporto sul mondo delle auto storiche stilato dalla Fondazione Filippo Caracciolo, in collaborazione con il centro studi dell’ACI, sulle nostre strade circolano 10 milioni di veicoli che hanno superato i 20 anni di età, di cui 5,9 milioni quelle comprese tra i 20 e i 29 (tra cui rientrano anche le cosiddette youngtimer).

Di questi quasi 6 milioni, la Lista di Salvaguardia – redatta dagli esperti di ACI Storico, Stellantis Heritage, Registro Italiano Alfa Romeo (RIAR), Associazione Amatori Veicoli Storici (AAVS) e da Ruoteclassiche – ne riconosce appena 388mila, per valore espresso dal design e dalle specifiche tecniche; queste, sommate ai 3,9 milioni di auto con più di 30 anni di età, raggiungono un totale di 4,3 milioni di auto storiche e con un valore collezionistico.

“I dati presentati in questo Rapporto confermano l’urgenza di distinguere, a livello normativo, le auto storiche dalle auto vecchie, che sono insicure, fortemente inquinanti e non presentano alcun valore storico né collezionistico” ha commentato Angelo Sticchi Damiani, presidente di ACI, nel corso della presentazione dello studio in Senato, “anche per consentire alle Amministrazioni comunali di capire a quali consentire e a quali, invece, negare l’accesso ai centri storici”.

Stando ai dati del rapporto di ACI e Fondazione Caracciolo, che vuole affrontare il tema in chiave economica, normativa e sociale, quello rappresentato dalle auto di interesse storico è un vero e proprio patrimonio stimato in circa 104 miliardi di euro (il 5,4% del PIL nazionale), il cui valore medio per unità è stimato in 24.200 euro. Per il mantenimento, ogni anno, vengono spesi 5,2 miliardi di euro, mentre per eventi e manifestazioni ne vengono spesi 2 miliardi.

Quanto alla distribuzione geografica, queste sono presenti al 57% nelle regioni settentrionali, per il 27% in quelle del centro e per il 16% al sud e nelle isole: il 62% degli italiani, però, non ne possiede alcuna.

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