Pechino, non più tardi di una settimana fa, aveva promesso “contromisure risolute” nel caso in cui la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, si fosse recata a Washington. L’incontro con il presidente della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy, è ormai imminente e la Repubblica Popolare ha così deciso di rispondere facendo decollare, nelle ultime 24 ore, venti aerei militari cinesi inviandoli vicino all’isola. Nove di questi (un drone BZK005, 7 caccia J-16 e un Y- 8) hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Allo stesso tempo, è stata accertata la presenza di tre unità navali cinesi. Le forze armate taiwanesi fanno sapere di aver “monitorato la situazione, mettendo in campo aerei, navi e sistemi missilistici a terra per seguire l’evoluzione degli eventi e rispondere da vicino”.

Un nuovo avvertimento, quello della Cina, che mira a ricordare alla ‘isola ribelle’ che ogni mossa indipendentista compiuta con la speranza di un supporto americano conoscerà la risposta di Pechino, anche attraverso un’invasione se necessario. La leadership cinese, questa volta in una nota di un portavoce del consolato cinese a Los Angeles, ha ribadito il concetto anche martedì: l’incontro con McCarthy “danneggerà ulteriormente” le relazioni tra Pechino e Washington, “ferirà gravemente i sentimenti nazionali di 1,4 miliardi di cinesi” e minerà “le basi politiche delle relazioni Cina-Usa“.

Questo perché tra il gigante asiatico e Washington rimane l’intesa con la quale gli Stati Uniti riconoscono il principio dell’Unica Cina, secondo cui la Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan fanno parte di quest’unica entità nazionale. Un riconoscimento che gli Usa danno però tracciando una linea rossa escludendo la possibilità che Pechino decida di riunificare questi territori sotto la Repubblica Popolare, soprattutto se questo prevede l’uso della forza militare.

“Il relatore McCarthy sta ignorando l’ampio sostegno della comunità internazionale al principio del’Unica Cina, ignorando le lezioni che avrebbero dovuto essere state tratte dagli errori precedenti – ha aggiunto il consolato riferendosi alla visita dell’ex speaker Nancy Pelosi a Taiwan – Non c’è dubbio che farà di nuovo lo stesso errore, danneggiando ulteriormente le relazioni Cina-Usa, ma rafforzerà solo la forte volontà e determinazione del popolo cinese” per raggiungere la “riunificazione” con Taiwan. Da parte sua, McCarthy ha confermato l’intenzione di incontrare la presidente taiwanese, sfidando gli avvertimenti della Cina secondo cui sta “giocando con il fuoco”. Anche perché Pechino è intenzionata a “difendere fermamente” la propria sovranità, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning.

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