Inizia un giorno storico per gli Stati Uniti. Per la prima volta dalla fondazione del Paese, un presidente, o ex presidente, viene incriminato per un reato. Donald Trump si presenterà oggi alle 14.15 nel palazzo delle Manhattan Criminal Courts di New York City. Ascolterà ciò che gli viene contestato nel caso di Stormy Daniels. Intanto, all’esterno del palazzo, i suoi supporter manifesteranno contro quella che viene considerata come una forma di “persecuzione politica”, per bloccare la sua candidatura alle presidenziali 2024. Al momento, non si prevede il ripetersi di incidenti simili a quelli del 6 gennaio 2021. Considerato il personaggio e i suoi sostenitori, l’attenzione resta però alta. Migliaia di agenti di polizia sono presenti attorno al Palazzo di giustizia e nelle principali via d’accesso a Manhattan. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha chiesto a chi vuole manifestare di “comportarsi bene”. “Questo, in fondo, è il posto in cui viviamo”, ha detto Adams.

L’aereo privato di Trump è atterrato al La Guardia Airport di New York alle 15.28 di ieri. L’ex presidente arrivava dalla sua residenza di Mar-a-Lago. Il corteo presidenziale lo ha quindi accompagnato alla Trump Tower, sulla Fifth Avenue, non lontano da Central Park, dove Trump ha incontrato i suoi avvocati e passato la notte. Un gruppo sparuto di dimostranti non ha mai lasciato l’entrata dell’edificio, esibendo i simboli del MAGA (Make America Great Again) e urlando slogan contro la persecuzione di Trump. La città è rimasta, sinora, in larga parte indifferente. Qui Donald Trump è nato, qui ha mosso i suoi primi passi come uomo d’affari, qui ha costruito la sua rete di potere e la sua fortuna. New York non l’ha mai amato, né preso davvero sul serio. Lui ha lasciato la città, un paio di anni fa, stabilendo la residenza nella ben più conservatrice Florida. Ci ritorna adesso, a New York, per essere incriminato. Anche questo, qualcosa di totalmente inedito. Per anni, la giustizia newyorkese ha indagato su Trump e la sua società, senza mai riuscire ad arrivare a un’incriminazione. L’incriminazione si materializza ora, proprio a New York, per qualcosa che però non ha direttamente a che fare con la sua attività di imprenditore, costruttore, uomo d’affari.

Il caso è quello di Stormy Daniels, l’ex porno star cui Donald Trump, attraverso il suo avvocato di allora, Michael Cohen, avrebbe dato 130mila dollari per comprarne il silenzio sulla loro, breve, relazione sentimentale. Era il 2016, Trump era in campagna elettorale per le presidenziali, rendere pubblica la notizia avrebbe danneggiato la reputazione del candidato repubblicano alla vigilia del voto. Il pagamento avrebbe però violato la legge elettorale dello Stato di New York e sarebbe stato falsamente contabilizzato dalla Trump Organization come “spese legali”. Non è ancora chiaro cosa il procuratore distrettuale di New York, Alvin Bragg, contesterà a Trump, ma fonti a conoscenza del lavoro della procura parlano di almeno 30 capi di imputazione. Dettagli importanti potrebbero comunque essere rivelati prima che Trump metta piede nell’aula del tribunale. Alcuni media, tra cui il Washington Post, il New York Times e la Cnn hanno presentato una petizione al giudice Juan Merchan, che presiede al caso in tribunale, chiedendogli appunto di rendere pubblici i casi di imputazione prima dell’inizio dell’udienza.

Lo stesso gruppo di media aveva chiesto a Merchan di consentire l’entrata delle telecamere in aula. Merchan ha negato la cosa, consentendo solo ai fotografi di restare in aula prima dell’inizio dell’udienza. L’apparizione dell’ex presidente a New York sta comunque già ricevendo una copertura mediatica senza precedenti. Il viaggio di Trump è stato monitorato in ogni suo momento. Le TV nazionali avevano le loro troupe all’aeroporto di Palm Beach, da dove Trump è partito, e altre troupe al La Guardia, dove Trump è atterrato. Localizzatori in tempo reale hanno seguito l’aereo rosso-bianco-blu di Trump mentre era in volo. Elicotteri hanno trasmesso il corteo di automobili che ha portato l’ex presidente nella sua casa di Manhattan, dove si trovavano schierati centinaia di giornalisti. Orde di reporter attenderanno il suo arrivo al tribunale newyorkese, nel primo pomeriggio di oggi.

New York si prepara con cura, e qualche preoccupazione, a quanto avverrà oggi. Per le strade della città è stato dispiegato un vero e proprio esercito di 35mila agenti in tenuta antisommossa. L’intero Lower Manhattan è transennato. Inaccessibile la zona a ridosso del tribunale. Il sindaco della città Eric Adams ha chiesto ai sostenitori di Trump di mantenere la calma e di rispettare la dignità del procedimento giudiziario. “Anche se ci possono essere alcuni agitatori che pensano di arrivare in città, il nostro messaggio è chiaro e semplice: controllatevi”, ha detto Adams in una conferenza stampa lunedì. “New York è la nostra casa e non un posto dove esprimere la vostra rabbia fuori luogo”. Secondo fonti del Dipartimento di Polizia, non ci sono comunque al momento le condizioni per il ripetersi di violenze simili a quelle del 6 gennaio 2021. In queste settimane i social della destra radicale americana sono stati attentamente monitorati, e c’è stato un continuo scambio di informazioni tra le varie agenzie dell’intelligence. Per il momento, solo la deputata di estrema destra Marjorie Taylor Greene e il New York Young Republican Club – i giovani repubblicani che dichiarano che Trump “incarna il popolo americano e la nostra psiche dall’es al super-ego” – hanno annunciato dimostrazioni nei pressi del tribunale. Non dovrebbero essere, comunque, episodi tali da degenerare in aperte violenze.

C’è molta incertezza anche su quanto succederà quando, nel primo pomeriggio, Trump entrerà in tribunale. Non si sa se, come da prassi, verrà ammanettato. Secondo fonti del tribunale, questa umiliazione dovrebbe essergli risparmiata, considerato il suo ruolo di ex presidente. A Trump dovrebbero comunque essere prese le impronte digitali e fatta la foto segnaletica. Non si sa se farà una dichiarazione, di fronte al giudice, a parte quella di dichiararsi non colpevole. Trump ha trascorso tutto il week end lanciando accuse contro Bragg e contro lo stesso giudice Merchan, che presiederà al caso. “Il procuratore legale non ha alcun fondamento legale”, ha scritto Trump su Truth Social, chiedendo che il processo venga spostato da New York, dove per lui è impossibile ottenere giustizia, e accusando lo stesso giudice Merchan di essere una sorta di burattino nelle mani di Bragg e di George Soros (il finanziere appare spesso, nelle accuse di Trump e di molti conservatori, come il mandante ultimo di questo processo).

Risulta comunque chiaro che l’ex presidente sta cercando di usare questa vicenda per rafforzare la sua battaglia per la candidatura alle presidenziali 2024. Gli ultimi rilevamenti sembrano dargli ragione. Un sondaggio Yahoo/YouGov pubblicato sabato mostra che Trump ha un vantaggio di 26 punti percentuali su Ron DeSantis, il governatore della Florida considerato come il più forte tra i suoi potenziali sfidanti. In un sondaggio condotto all’inizio di marzo, il vantaggio di Trump era di otto punti percentuali. La campagna di Trump ha poi raccolto sette milioni di dollari, da quando, la settimana scorsa, è stata annunciata l’incriminazione. C’è da dire che i problemi con la giustizia di Trump non si fermano a Manhattan. Sono in corso altre tre inchieste nei suoi confronti, e soprattutto quella della Georgia, dove Trump è accusato di aver fatto pressioni sul segretario di stato per trovargli undicimila voti necessari a battere Joe Biden, potrebbe avere conseguenze giudiziarie per lui molto spiacevoli. Al momento, comunque, tutta l’attenzione è concentrata su quanto succederà oggi nel tribunale di Manhattan: nuovo episodio, forse il più clamoroso, nella tumultuosa storia personale e politica di Donald Trump.

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