La destra che vince in Finlandia ricorda quella che vinse in Norvegia dopo la strage di Utoya: incredibile, ma vero. Occorre una grande mobilitazione in vista del 2024, altrimenti il Parlamento europeo rischia di diventare la tomba dell’Europa che abbiamo sognato. Con tanti saluti al manifesto di Ventotene, che dopo aver resistito al confino fascista, verrà fatto a pezzi dagli ultras dei confini.

Era il 22 luglio del 2011, quando Breivik, militante neo nazista, dopo aver fatto strage nel cuore di Oslo (soltanto) per creare un diversivo, sbarcato sull’isola di Utoya dove i giovani laburisti norvegesi stavano svolgendo l’annuale campo scuola, ne assassinava a sangue freddo 69. La loro colpa? Impegnarsi per una Norvegia laica, plurale, aperta, europea. Le ragioni politiche del gesto orribile vennero più volte rivendicate pubblicamente dal criminale neo nazista, che per questo si guadagnò la stima di migliaia di estremisti come lui in tutto il mondo, partorì emuli altrettanto efferati come l’attentatore di Auckland in Nuova Zelanda (oltre cinquanta morti), iniziò a ricevere centinaia di lettere contenenti proposte di matrimonio.

Sembrava impossibile che dopo fatti del genere la destra norvegese potesse vincere alle elezioni che si tennero nel 2013. Sembrava scontato che la coalizione progressista di socialisti e verdi, che governava da diversi anni, sarebbe uscita rafforzata dalle urne. Invece le destre presero il potere, con una straordinaria prestazione proprio di quel Partito del Progresso al quale B. era stato tesserato.

In Finlandia Sanna Marin ha governato con una agenda politica fortemente caratterizzata dalla necessaria reazione alla crisi climatica e non ha avuto tentennamenti ad uscire dalla storica posizione di neutralità militare dopo l’invasione russa dell’Ucraina, iniziando il percorso che porterà la Finlandia nella Nato. L’apprezzamento di cui evidentemente ha goduto tanto all’interno quanto all’estero però non le sono bastati: ha dovuto ammettere di essere stata sconfitta. Vedremo cosa succederà con la composizione del governo, vedremo se destra moderata e ultra destra troveranno l’accordo oppure no (ma c’è da scommetterci!).

C’è un dato, per altro nemmeno sorprendente: la destra appare migliore nell’interpretare le paure diffuse tra gli elettori europei (in senso lato). Di solito la paura spinge a difendersi, arroccandosi, spinge a “tornare indietro”, chiudendosi in casa, rifacendo la strada nota, anziché avventurarsi per quella ignota. Altrimenti la paura per il collasso del Pianeta dovrebbe spronare alla corsa verso un futuro differente, che invece pare non entusiasmare nessuno se non i più giovani, che però non votano e non producono reddito. Bisogna aggiungere che non soltanto la destra “dell’indietro tutta” pare più capace di interpretare le paure diffuse, ma come sappiamo, è abile a diffonderle e a diffonderne di infondate per lucrare percentuali di consenso.

In Italia per decenni, la somministrazione regolare di dosi di terrore è servita a tenere a freno il cambiamento. Cosa fanno le forze “progressiste” per prepararsi alle elezioni del 2024? Allo scoppio del “Qatar-gate” il presidente ungherese Orban arrivò ad auspicare lo scioglimento del Parlamento europeo, di cui l’inchiesta per corruzione avrebbe certificato la radicale tossicità.

Invece è proprio il Parlamento europeo il tesoro più grande delle nostre democrazie liberali: non ha precedenti nella storia una assemblea democratica eletta a suffragio universale da oltre quattrocento milioni di cittadini. Ma senza una iniziativa forte, che sappia mobilitare in profondità le società che compongono l’Unione europea, questo tesoro rischia di essere mortalmente compromesso e con esso la possibilità di fare dell’Unione Europea un soggetto capace di stare al Mondo con una propria autonomia, capace quindi di pace, perché capace di una cooperazione migliore con i “vicini di casa”, che non rincorra il mito nefasto della “Fortezza”, che è sempre e soltanto premessa di guerra. In questo momento l’Ucraina martoriata dalla guerra è attraversata da una carovana composta dai rappresentanti di oltre 180 organizzazioni sociali italiane, lo slogan recita “Stopthewarnow”, il Papa li ha salutati durante l’Angelus, il Cardinal Zuppi, presidente della Cei, ha detto che vorrebbe essere lì con loro. Sono semi di una Europa diversa, disarmante senza essere ingenua. Che ruolo avrà questa società nel 2024?

Sapremo fare del prossimo Parlamento europeo una assemblea ri-costituente che trasformi l’Unione Europea, claudicante e litigiosa, in una Repubblica federale fondata su uguali diritti ed uguali doveri? Oppure ci arrenderemo ai fossati ed al filo spinato? Intanto la destra continua a vincere anche in Italia.

Il tempo sembra poco, ma è quanto basta per chi ha le idee chiare.

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