Quasi duemila lavoratori sfruttati e sottopagati, soprattutto bengalesi o provenienti dall’Europa dell’Est, sono stati individuati nei cantieri Fincantieri di Porto Marghera dalla Guardia di Finanza di Venezia che ha sviluppato un’inchiesta già avviata un paio d’anni con arresti. E’ venuta così alla luce, grazie anche alla collaborazione con il locale Ispettorato Territoriale del Lavoro, “l’esistenza di sistematiche condotte di sfruttamento della manodopera: i lavoratori sono stati retribuiti con paghe irregolari e spesso privati dei più elementari diritti sanciti dai contratti collettivi”.

Il Nucleo di polizia economico finanziaria, che ha sede a Mestre, ha esaminato la documentazione acquisita nelle società affidatarie dei lavori di carpenteria meccanica, che riguarda la retribuzione di forza lavoro in cantieri navali che si trovano anche in altri porti italiani. È emerso un ricorso sistematico, da parte delle imprese appaltatrici, al meccanismo della cosiddetta “paga globale”. Il lavoratore viene retribuito con una paga oraria forfettaria che non tiene conto delle previsioni del contratto collettivo nazionale di settore, ma che è parametrata solo alle ore lavorate. A copertura del meccanismo ci sono buste paga fittizie, in cui vengono indicate voci come “anticipo stipendio”, “indennità di buono pasto”, “bonus 80 euro”, “indennità di trasferta” o “anticipazione TFR”, che però non sono mai state erogate al dipendente e sono “preordinate a sottrarre a ritenuta fiscale, previdenziale e assistenziale, gli emolumenti corrisposti”.

I finanzieri hanno verificato, attraverso il racconto dei lavoratori, la natura di quelle voci, raffrontandole con il lavoro effettivamente svolto. Conclusione: “Numerosi dipendenti delle società affidatarie dei lavori sarebbero stati remunerati con una paga globale oraria inferiore a quella prevista dai contratti nazionali di categoria o senza percepire altre utilità formalmente riportate in busta paga o, ancora, tramite elargizioni ‘fuori busta’”. In totale sono emerse 1.951 posizioni di lavoratori irregolari, a cui è stato pagato un reddito pari a 6 milioni di euro non sottoposto a imposizione né contribuzione. Sono anche state raccolte prove che dimostrerebbero lo sfruttamento di 383 lavoratori che sono stati costretti ad accettare, per il loro stato di bisogno, condizioni di lavoro particolarmente sfavorevoli e una paga oraria inferiore ai 7 euro. Non avevano alternative, se volevano lavorare dovevano accettare quel meccanismo.

Le inchieste veneziane sullo sfruttamento dei lavoratori nei cantieri navali sono iniziate nel 2018 a seguito degli esposti di alcuni lavoratori. Vennero effettuate perquisizioni in sette regioni italiane, dal Friuli alla Sicilia, con alcune decine di indagati, tra cui una dozzina di dirigenti di Fincantieri. In quella occasione i lavoratori avevano denunciato una paga oraria di 5-6 euro che poteva scendere anche a 4 euro. A gennaio è cominciata l’udienza preliminare per quel filone, che era stato ribattezzato “Sistema Fincantieri”, con la richiesta di rinvio a giudizio di 32 persone da parte del pubblico ministero Giorgio Gava.

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