di Michele Sanfilippo

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sta riuscendo nell’improbabile impresa di fare peggio del suo predecessore Roberto Cingolani che, giusto per intendersi, dal 23 ottobre 2022 è l’attuale consigliere per l’energia del governo Meloni. La continuità con il passato è quindi palese: vengono costantemente ignorate tutte le nefaste conseguenze del cambiamento climatico a partire dalla crisi idrica, o dell’inquinamento ambientale, come per esempio quello determinato da un uso indiscriminato della plastica (imperdibile il servizio di Riccardo Iacona, in Presa Diretta).

Ma con Pichetto Fratin, ben coadiuvato dai suoi colleghi di governo a partire da Matteo Salvini, sta andando oltre. Adesso si scarica la colpa sull’Europa perché ha prodotto leggi, peraltro anche piuttosto deboli e tardive, che dovrebbero indirizzare i paesi membri verso pratiche utili a ridurre l’impatto climatico prodotto dai motori degli automezzi e migliorare la classe energetica degli edifici.

Per quanto poco stia facendo l’Europa non si può negare che abbia almeno riconosciuto il problema e varato alcune, seppur blande, misure di contenimento. I nostri eroi, invece, si ostinano a difendere interessi di parrocchia a mio avviso neppure maggioritari nel paese. Winston Churchill diceva che mentre il politico mira a vincere le prossime elezioni, lo statista disegna il futuro. Ma la miopia della nostra politica è talmente forte da sfiorare la cecità. Probabilmente, dato che un futuro non è neppure in grado di immaginarlo, preferisce correre il rischio di non averlo del tutto, dato che quello del cambiamento climatico è un problema di tale portata che potrebbe non esserci un futuro per la razza umana.

È da troppo tempo che la politica, con governi di ogni colore, ha ceduto al mercato il compito di orientare le politiche economiche e sociali dei paesi che avrebbe dovuto governare. S’è abbandonata alla folle retorica che vede il mondo dell’imprenditoria fatto di esseri superiori e lungimiranti che sono in grado di dare corpo ai loro sogni per cambiare il mondo. E infatti possiamo dire che l’hanno cambiato, ma non come si poteva immaginare.

Il nostro pianeta è sovrappopolato, a corto di materie prime e in piena crisi climatica: non può reggere a lungo su questa strada. Sarebbe quantomeno ingenuo pensare che i privati si facciano carico della crisi idrica o energetica (ma aggiungerei anche sanitaria) in modo utile alla maggioranza della popolazione. È necessario che la politica si riappropri del compito di orientare il mercato in un quadro di libertà, certo, ma con regole che permettano di non mettere a repentaglio gli interessi generali per il vantaggio di pochi. Ma poi, di che vantaggio stiamo parlando se la situazione dovesse sfuggirci di mano?

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