Il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz boccia su tutta la linea l’operato delle grandi banche centrali, Fed e Bce. Secondo l’economista la decisione della Banca centrale europea di alzare ancora il costo del denaro e il probabile ennesimo rialzo da parte della Federal Reserve sono “la via diretta verso la recessione”. Intervistato dal quotidiano Repubblica, Stiglitz rimarca come l’errore stia a monte, ovvero nell’aver mantenuto tassi a zero e inondato il mercato di liquidità per un decennio, favorendo “avventure finanziarie spericolate e rischiose”. Inoltre le autorità monetarie di Usa ed Europa hanno sbagliato a decifrare le caratteristiche dell’inflazione e le cause del suo aumento. “I rialzi dei tassi sono la via più sbagliata per combattere l’inflazione”, afferma il premio Nobel, notando come siano già all’opera fattori di rallentamento dell’attività economica e dei prezzi, a prescindere dall’azione delle banche centrali.

Secondo Stiglitz la prossima settimana la Fed potrebbe finalmente decidere di rallentare il suo percorso di aumento del costo del denaro limitando il rialzo allo 0,25%, la metà di quanto preventivato. L’economista non perdona però alla Federal Reserve le carenze nella vigilanza sulle condizioni delle banche piccole e medie, le cui difficoltà sono emerse con il fallimento della californiana Silicon Valley Bank. “La colpa è della deregulation voluta da Trump“, afferma aggiungendo che l’attuale presidente della Fed Jerome Powell faceva parte del gruppo voluto dall’ex presidente per “indebolire la legge Dodd Frank” . Pur condannandone l’operato complessivo Stiglitz quasi assolve la Bce per il rialzo di ieri, visto l’orientamento della Fed “era quasi obbligata” a tenere il passo.

Anche secondo l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria la scelta di ieri della Bce era quasi obbligata. Né coraggio né incoscienza dalla Bce che ha mantenuto la promessa di alzare i tassi: “Non vedo né l’uno né l’altra: avevano detto che avrebbero agito guardando l’andamento dell’inflazione, non mi pare che sotto quell’aspetto le prospettive siano così ottimistiche come erano state rappresentate solo qualche mese fa. Così Francoforte ha tenuto il punto. D’altra parte cosa poteva fare? Chi governa il gioco è la Federal Reserve americana che continua ad alzare i tassi. Anche per cercare di stabilizzare i cambi e limitare di incrementare l’inflazione importata non credo che la Bce potesse fare altro”, afferma Tria in un’ intervista a La Stampa.

La decisione di Francoforte, che ha però evitato di preannunciare ulteriori rialzi, lasciando aperta la possibilità di una sospensione della stretta monetaria, è stata molto criticata dal governo italiano. Oggi a tornare sul punto è il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini che afferma “Le scelte della Bce sono fallimentari in Italia e in Europa e le stanno pagando le famiglie e le imprese, non lo dice Salvini ma lo dicono i fatti. Speriamo che la signora Lagarde interrompa il suo furore aumentistico altrimenti per una impresa o una famiglia chiedere un mutuo diventerà impossibile”, ha sottolineato il ministro. Il rialzo in realtà era dato abbastanza per scontato dai mercati tanto che l’annuncio non ha provocato grandi reazioni nonostante un clima molto teso dopo il collasso del gruppo svizzero Credit Suisse a cui la banca centrale svizzera ha assicurato una linea di liquidità da 50 miliardi di franchi.

“Le politiche monetarie devono restare restrittive fino a quando non si osserveranno chiari segni di riduzione duratura delle tensioni inflazionistiche sottostanti” avvisa però oggi l’Ocse, nel giorno della presentazione a Parigi dell’Oecd Interim Economic Outlook. “Nuovi aumenti dei tassi di interesse restano ancora necessari in numerose economie, in particolare negli Stati Uniti e nella zona euro”, sottolinea l’Ocse, aggiungendo: “Vista la lenta contrazione dell’inflazione sottostante, i tassi di riferimento sono probabilmente destinati a restare elevati per buona parte del 2024”. Per l’organismo internazionale, bisogna inoltre fare in modo che gli aiuti volti ad attenuare l’impatto dei prezzi alimentari e dell’energia siano “più mirati per chi ne ha più bisogno. Un miglior target e una opportuna riduzione del livello globale degli aiuti contribuirebbe a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, a tutelare gli incitamenti a ridurre il consumo di energia e a contenere un rilancio della domanda in periodi di elevata inflazione”, afferma l’Ocse.

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