La paura dilaga e lo fa con i tempi, infinitesimali, dei mercati. I titoli bancari europei hanno chiuso con forti flessioni, più di quelli statunitensi, anche se tutto parte dalla California. La Silicon Valley Bank (Svb), una banca di medie dimensioni, focalizzata sul settore high tech, si è trovata a corto di capitale. Le perdite mark to market, ossia rapportando i titoli in portafoglio ai valori di mercato correnti, hanno superato i 15 miliardi di dollari, più o meno lo stesso valore del capitale della banca. Svb ha quindi cercato di ricapitalizzarsi emettendo azioni per 2,2 miliardi per cercare di raccogliere denaro. L’operazione è fallita così come è andato a vuoto un successivo tentativo di vendita. Tutto è successo nell’arco di 72 ore. Di fronte al complicarsi della situazione i depositanti hanno iniziato a ritirare denaro. Svb è stata quindi costretta a vendere titoli di Stato per reperire la liquidità necessaria a soddisfare le richieste portando così a casa altre perdite visto che il valore dei bond statunitense è sceso per effetto dei rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve iniziato nel marzo 2022..

Le autorità della California hanno quindi deciso di chiudere la banca i cui depositi sono comunque assicurati dal Federal Deposit Insurance Corp, l’agenzia federale di assicurazione sui depositi, simile a quelle che ci sono in Europa e Italia. La Fdic riferisce che l’istituto ha circa 209 miliardi di dollari in asset e 175,4 miliardi in depositi. Seppur non paragonabile per dimensioni a quelli di Lehman Brothers (640 miliardi di asset) o Washington Mutual (coperta dalla garanzia sui depositi a differenza della banca d’affari Lehman), si tratta comunque del più grande fallimento bancario negli Usa dal 2008. “Il sistema bancario resta resiliente” ha affermato la segretaria al Tesoro americano, Janet Yellen, che ha incontrato le autorità di regolamentazione americane su Silicon Valley Bank. Yellen dice di avere “piena fiducia” nelle autorità bancarie.

In quanto banca regionale Svb è soggetta a requisiti patrimoniali meno stringenti rispetto a quelli dei grandi istituti con proiezione internazionale. Il che ne aumenta però le vulnerabilità. Le notizie sulle difficoltà della banca avevano prodotto negli ultimi due giorni un fuggi fuggi dall’istituto anche perché nomi pesanti della finanza come Peter Thiel hanno suggerito alle aziende di ritirare i loro depositi. Si sono così innescate dinamiche che configurano l’incubo di qualsiasi istituto di credito ossia la corsa agli sportelli in cui i clienti si presentano tutti insieme a ritirare i loro depositi e la banca si trova rapidamente senza denaro per soddisfare tutte le richieste. Ogni banca tiene infatti materialmente a disposizione in forma liquida, ossia denaro contante, solo una piccola frazione dei depositi che vengono investiti in finanziamenti a lungo termine. Peraltro le agenzie di rating, che raramente brillano per tempismo, fino a pochi giorni fa attribuivano a Svb valutazioni di affidabilità medio-alta. Gli analisti di Jp Morgan, uno dei principali azionisti di Svb, ieri consigliavano l’acquisto delle azioni della banca californiana viste le valutazioni “molto attrattive”

Oltre al Founders Fund di Thiel anche Coatue Management, Union Square Ventures e Founder Collective hanno consigliato alle startup di ritirare i depositi presso Svb. Non sono serviti gli inviti alla calma dell’amministratore delegato Greg Becker. Gli analisti avevano osservato come i depositi non fossero a rischio nel lungo termine, sia per il meccanismo di garanzia statale, sia perché la banca può disinvestire i suoi titoli e reperire così il denaro. Ma nell’immediato, avevano aggiunto come fosse difficile fare previsioni. E come si dice nell’ambiente finanziario “liquidity kills fast”, la mancanza di liquidità uccide in fretta. Dai clienti erano iniziate ad arrivare le prime testimonianze di problemi a ritirare il denaro, specie in caso di somme consistenti. Svb ha azionisti dalle spalle grosse. Secondo alcune indiscrezioni peraltro fino al 93% del valore dei depositi non sarebbe assicurato poiché per nella maggioranza dei casi eccedono i 250mila dollari coperti dalla garanzia.

Svb ha azionisti dalle spalle grandi. Il primo è il gruppo finanziario Vanguard con il 10,8%, seguito da State Street (5,2%), BlackRock (5%) e Jp Morgan con il 3,6%. Certo è che la preoccupazione sui mercati è stata molto alta. Il vero timore non è tanto per le sorti della banca californiana quando per il fatto che possa rappresentare il segnale di un malessere più profondo e diffuso del settore. Il classico canarino delle miniera insomma. Ieri negli Usa le grandi banche non hanno subito eccessivi contraccolpi in borsa ma le più piccole e californiane Signature Bank e First Republic Bank, PacWest Bancorp hanno accusato cali di oltre il 20%. In Europa Deutsche Bank ha perso il 6,9%, Bnp Paribas il 4%, Barclays il 6%, Santander il 4,9%, Credit Suisse il 4,8%. Le due principali banche italiane, Intesa Sanpaolo ed Unicredit, sono scese rispettivamente del 2% e del 3,1%.

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