Una condanna, ma con un’attenuante specifica. I giudici di Milano hanno inflitto una sanzione pecuniaria di circa 250mila euro e la confisca di circa 100mila euro a carico della casa farmaceutica Johnson&Johnson. È la conclusione del processo, davanti alla X sezione penale del Tribunale di Milano, nel quale la multinazionale era imputata per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti in una tranche dell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli, che, il 18 gennaio 2021, ha portato alla condanna per corruzione a 6 anni e 6 mesi dell’ex primario del Cto-Pini, Norberto Confalonieri.

La multinazionale era imputata davanti ai giudici Bertoja-Mascarino-Cantù Rajnoldi, per la legge 231 del 2001, perché non avrebbe adottato modelli organizzativi utili a “rilevare” ed “evitare” gli “accordi corruttivi” tra Confalonieri e i suoi dipendenti e che, tra l’altro, andavano a vantaggio, secondo l’imputazione, della stessa società, perché l’ospedale continuava ad acquistare le protesi dell’azienda sponsorizzate dall’allora primario. I giudici con la sentenza hanno riconosciuto, però, un’attenuante specifica per la società, ossia che la condotta dei dipendenti sarebbe avvenuta “prevalentemente nell’interesse” degli stessi o con “vantaggio minimo” per l’azienda (motivazioni del verdetto tra 90 giorni). La Procura aveva chiesto una sanzione pecuniaria da mezzo milione di euro e la confisca di 510mila euro. La società aveva già depositato all’inizio del processo al Fug (fondo unico giustizia) i circa 100mila euro oggetto della confisca decisa oggi.

Il medico, stando alle indagini, tra il 2011 e il 2013 avrebbe favorito l’acquisto di protesi ortopediche della multinazionale in forza di un “accordo occulto” con due dipendenti dell’azienda (condannati in passato a 4 anni e 4 anni e mezzo) e che prevedeva per lui “periodici compensi in denaro”, l’invito a programmi televisivi e ad eventi scientifici, nonché “viaggi e soggiorni”. Confalonieri era stato arrestato nel marzo 2017 con l’accusa di aver impiantato tra il 2012 e il 2015 protesi per anche e ginocchia prodotte da due multinazionali come la Johnson&Johnson (241) e la B.Braun (122) – su un totale di 458 – in cambio di soldi, regali, convegni pagati e un ritorno di immagine che gli avrebbe assicurato interventi privati nella clinica San Camillo dove lavorava. Per i pm Confalonieri aveva stretto un “accordo occulto” con i “referenti commerciali” della multinazionale per favorire l’acquisto delle protesi fornite dalla società all’ospedale ricevendo in cambio, tra le altre cose, anche la “pubblicità connessa alla sponsorizzazione” da parte dell’azienda del “servizio di approfondimento sulla chirurgia mini invasiva e computer assistita” andato in onda “su Rai 2 il 16 novembre 2015” nella rubrica Medicina 33.

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