“Dopo aver esaminato i dati che sono stati messi a disposizione e ricordando molto bene cosa è stato vissuto nella prima fase della pandemia, è difficile rilevare comportamenti che possano aver condizionato l’esito dei fatti. Parliamo di un periodo in cui non c’erano terapie se non quelle supportive, non c’era recettività negli ospedali, né diagnostica disponibile per una struttura come il Trivulzio, per cui non si poteva dire chi aveva il Covid e chi no e in cui ci si doveva arrangiare con quello che si aveva”, così il professore Massimo Galli, consulente insieme al virologo Fabrizio Pregliasco della difesa del Pio Albergo Trivulzio, al termine dell’udienza per l’incidente probatorio sui morti di Covid-19 nella Rsa milanese nella quale la giudice Marta Pollicino ha deciso di estendere di altri sei mesi il periodo da prendere in esame da periti e consulenti per rispondere ai quesiti.

Esprimendo il “massimo rispetto per il dolore delle persone per tutti coloro che sono morti in quel periodo, spesso lontano e senza la possibilità di essere assistiti dai propri cari”, Galli ha sottolineato di trovare “ingiusto” e “non corretto” cercare di “attribuire la causa del proprio dolore nei comportamenti di qualcuno quando in questi comportamenti non possiamo rilevare particolari elementi di negligenza o colpa”.

Anche Pregliasco si è espresso al termine dell’udienza davanti al gip: “Ritengo che sia stato fatto il possibile, alla luce di una situazione emergenziale in un contesto dove non c’era la possibilità di ricoveri ospedalieri, non c’erano test né terapia”. Per Pregliasco, di fatto, “si è cercato di tamponare la situazione anche senza la possibilità di individuare i casi e soprattutto non sapendo ciò di cui oggi abbiamo contezza: il ruolo degli asintomatici”. Ritenendo utile “un percorso giudiziario” anche per “onorare la memoria delle persone che sono mancate”, il virologo conclude: “Una caccia alle streghe non penso sia il caso di attuarla, ritengo che al Pio Albergo Trivulzio tutto il personale abbia fatto il possibile nei limiti della capacità umana”.

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