Bologna finalmente è diventata “una città piuttosto sicura”. Gli ultimi decenni, in cui è sempre stata stabilmente ai primi posti della classifica dei centri più afflitti dalla criminalità, a quanto pare sono ormai alle spalle. A determinare questa sorprendente svolta, come hanno riferito in un incontro con la stampa il prefetto Attilio Visconti e la Questora Isabella Fusiello, insieme all’Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza, è stato quello che hanno chiamato il “modello Piantedosi”, perché pensato dal ministro dell’Interno che lo ha illustrato il 21 gennaio scorso, quando è intervenuto, proprio a Bologna, al comitato straordinario per l’ordine e la sicurezza pubblica. Visconti e Fusiello hanno ripetuto più volte quanto sia eccezionale “il modello Piantedosi, a cui – ha insistito il prefetto – tutti noi qui a Bologna riconosciamo grande efficacia“.

Ma in cosa consiste questo inedito modello? Come hanno spiegato i due dirigenti si sostanzia in controlli interforze (Polizia, Carabinieri, GdF, Polizia locale) a rotazione, ripetuti in giorni e orari a sorpresa, che non lascerebbero scampo ai criminali. “E’ un approccio interforze – ribadisce entusiasta Visconti – che ci aiuta a superare le carenze di organico” ed è efficace “soprattutto per l’effetto sorpresa” ottenuto “con la ripetizione dei controlli sulle stesse zone anche per più giorni consecutivi”. E pensare che i cosiddetti “pattuglioni” – ossia le operazioni interforze che, chiaramente, tolgono agenti da altre attività – hanno sempre operato. Secondo il prefetto, però, “ora viaggiamo a ritmi che non c’erano mai stati”. “Adesso – assicura – viviamo in una Bologna piuttosto sicura. Cosa che ci viene confermata non solo dagli articoli di stampa ma anche dal riscontro che abbiamo dai cittadini”. Soddisfattissima per l’arrivo del modello Piantedosi anche la questora Fusiello che ha riferito di un crollo, in un solo mese, “delle chiamate alla centrale operativa soprattutto per i reati di risse, aggressioni e molestie: insomma ora abbiamo un mattinale veramente scarno”. Il bilancio del nuovo corso è stato di 16 controlli in zona stazione, universitaria, Bolognina, Montagnola, centro storico e Pilastro, con 784 agenti impiegati, 15 arresti, 25 denunce, 3701 persone e 188 servizi pubblici controllati, quattro colpiti da revoca della licenza.

La cosa più curiosa, però, è che a nessuno finora sia venuto in mente il modello Piantedosi. Un modello che consiste, essenzialmente, nell’abbinata controlli interforze (che si facevano anche prima ma in numero minore) e verifiche ripetute a sorpresa. Il prefetto assicura che nessuno ci aveva mai pensato, o meglio – si corregge – “io ci avevo anche pensato e l’avevo detto, ma non l’avevo mai potuto realizzare per via della carenza di personale, ora grazie alla formula dei controlli interforze è possibile”. Addirittura non era mai venuto in mente neanche allo stesso Piantedosi che a Bologna ha ricoperto il ruolo di prefetto nel 2017 e 2018. In città, i rapporti tra l’amministrazione e il prefetto – che sarebbe stato chiamato nel 2018 da Matteo Salvini come capo di Gabinetto al Viminale – nel periodo prima del suo addio erano piuttosto tesi. Già ad agosto del 2017, dopo il doppio sgombero dei centri sociali Làbas e Crash, l’allora sindaco Merola aveva preso le distanze: “Un intervento che segue a un’autonoma attività della magistratura sulla quale non ho titolo per interferire”, aveva precisato.

I rapporti si erano incrinati del tutto quando, nel febbraio 2018, Piantedosi aveva respinto la richiesta dell’amministrazione di spostare in periferia il comizio organizzato da Forza Nuova in piazza Galvani. Il sindaco attuale, Matteo Lepore, quando Piantedosi è stato nominato ministro si è augurato “un maggiore ascolto dei sindaci e meno segnali securitari: potrebbe essere la via giusta – ha detto – per riuscire a fare delle cose insieme in questo Paese”. Nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza, in cui ha debuttato il modello del ministro, Piantedosi ha posto l’accento sul fenomeno migratorio a Bologna “che qui presenta dei numeri da tenere sotto attenzione” ha segnalato. Ma è arrivato subito lo stop di Lepore: “Negli ultimi dieci anni – ha replicato – abbiamo dimostrato di saper gestire il tema immigrazione, senza considerarla un’emergenza”.

Durante la conferenza stampa convocata dal Prefetto per illustrare l’efficacia del modello Piantedosi, Visconti ha parlato anche del problema dei furti sui Colli, la zona più facoltosa di Bologna, segnalando la necessità di installare telecamere. Gelida la reazione di Lepore che ha risposto, in queste ore, che il Comune di Bologna non ha soldi ma “considerata l’attenzione manifestata dal Prefetto, confidiamo che questa disponibilità venga manifestata dalle autorità competenti”, ovvero dal ministero dell’Interno guidato da Piantedosi.

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